Femminismo vs maschilismo: una lotta contro l’ignoranza

“Non ho mai capito esattamente cosa si intendesse per femminista. So soltanto che ho incontrato persone che mi hanno chiamata femminista ogni volta che esprimevo opinioni che mi distinguevano da uno zerbino”.

(Rebecca West)

Il femminismo è una gamma di movimenti sociali, movimenti politici e ideologie che mirano a definire e stabilire l’uguaglianza politica, economica, personale e sociale dei sessi. Il femminismo sostiene la posizione secondo cui le società diano la priorità a entrambi i sessi, e che siano trattati giustamente e in egual modo all’interno della società. Questa è la definizione del termine femminismo. A leggerla sembrerebbe un movimento dai fini positivi per tutti, qualcosa di innocuo. Eppure è visto come un pericolo da moltissime persone, una minaccia non solo per l’uomo, ma per l’intera società. C’è quest’ideologia diffusa che essere femminista significa volere la supremazia delle donne sugli uomini, per motivi di vendetta o vanità. Si pensa che sia una nuova forma di oppressione dove il genere femminile diventa l’oppressore e il genere maschile l’oppresso. Non potrebbe essere più falso. 

Da qualcuno il femminismo viene presentato come un movimento volto al ribaltamento dei privilegi di cui per secoli gli uomini hanno goduto. Una rivoluzione che prenderebbe spunto dal maschilismo, capovolgendo il sistema con la convinzione che le donne siano superiori agli uomini. Questa rappresentazione del femminismo, che è sbagliata e che non corrisponde per nulla alla realtà, rende la lotta delle femministe ancora più difficile e la loro figura viene vista con disprezzo e disdegno. “Come osano le donne cercare di cambiare la situazione? Dovrebbero semplicemente restare al posto che gli spetta; tanto più che non hanno nessuno diritto in meno di noi. Tutto questo accanimento contro gli uomini, siamo noi le vere vittime”. Questo è il tipico discorso che gli uomini fanno quando sentono parlare di donne femministe o attiviste. Si sentono minacciati nel momento in cui le donne prendono in mano la propria vita, quando si accorgono delle proprie potenzialità e le usano per farsi forza contro un sistema basato sul patriarcato. In questo modo gli uomini non possono avere il controllo su di loro e questo li spaventa. 

Si pensa che il femminismo e maschilismo si battano per le stesse ideologie, con la differenza che sia per due parti opposte. Probabilmente questa idea nasce a causa del genere a cui fanno riferimento le parole ma in realtà sono uno il contrario dell’altro. Per il femminismo, il maschile e il femminile si equivalgono in termini di dignità e, per questo motivo, si lotta per l’uguaglianza di genere. Per il maschilismo, invece, il maschile è superiore al femminile e si lotta per la conservazione della disparità di genere. Il femminismo muove da un’esigenza di cambiamento e rivoluzione; il maschilismo è una riaffermazione continua di uno stato di privilegio. Il femminismo vuole dare la voce a chi non ne ha mai avuta una; il maschilismo continua a far parlare solo alcuni uomini per il resto della popolazione. Fa in modo che siano le persone a raccontarsi e a dire di sé quello che reputano importante. Dovremmo essere noi a decidere quali sono le caratteristiche che ci rendono ciò che siamo, e non la società a scegliere per noi e a definirci in un modo o nell’altro. Un altro atteggiamento contro cui il femminismo di batte è la misoginia che consiste in un sentimento e un conseguente comportamento di avversione o repulsione nei confronti delle donne. La società odierna ne è piena. Ci sono moltissimi comportamenti e usanze che hanno uno sfondo misogino e hanno lo scopo di mettere la donna in secondo piano, di denigrarla, etichettarla e giudicarla. Le femministe cercano di combattere questi pregiudizi, trattando nello stesso modo uomini e donne.

Bisogna però ammettere che ci sono moltissime donne che sostengono di essere femministe ma in realtà ricercano il predominio sugli uomini e predicano la superiorità delle donne. Non si tratta di vero e proprio femminismo, ma più che altro una versione radicale di esso, un movimento discriminatorio nato come conseguenza di secoli di oppressione e discriminazione.  Chiamatelo misandria, chiamatelo femminismo separatista o semplicemente nazi-femminismo, il concetto cambia poco. Si tratta di uno pseudo femminismo che passa un’idea sbagliata di quello che è il movimento originale.

Rita Miceli, IV C SIA