Vintage e Covid-19: intervista a una negoziante

di Maddalena Pedrotti, 3BCL

I Love Vintage è un negozio di Sondrio che vende vestiti vintage. Lucia, la proprietaria, li importa da diverse parti del mondo e li rivende con grande passione.

“Com’è stato affrontare la situazione Covid-19 per il tuo negozio?”

Questa è la prima domanda che ho posto alla signora ed immediatamente ho notato lo sguardo nei suoi occhi cambiare; la sua vivacità e felicità di essere in negozio ha ricordato il brutto periodo appena passato ed ho intravisto dentro di lei anche la paura che potesse tornare l’ora di chiudere. Lucia ama molto il suo lavoro, sin da bambina, racconta, cercava in molti negozi fino a quando non trovava il vestito più bello e unico per le sue bambole: i vestiti sono sempre stati la sua più grande passione. In risposta alla mia domanda Lucia si incammina verso i vestiti esposti e con delicatezza afferra un tubino rosso marcato Chanel, inizia a raccontarmi la storia di questo pezzo unico: è arrivato direttamente da Londra, risale agli anni settanta e mi mostra i particolari di questo vestito, rigorosamente cuciti a mano. Dopo averlo riposto, prende un semplice jeans della Levi’s risalente agli anni novanta, me lo porge affinché io possa toccarne il tessuto, sentirne la resistenza e la qualità di questo. Infine mi porge una borsa da spalla di Gucci, anni ottanta con ricamati dei piccoli fiorellini e con delle cuciture molto definite: mi racconta la storia di questa, dice che proviene da Parigi ed è stata ricamata a mano da una stilista francese, sua amica, che si innamorò di questo modello e volle renderla unica, così Lucia la ha acquistata ed è per questo che il prezzo di questa è così alto. Lucia racconta che, nonostante la grandissima quantità e qualità dei suoi articoli, non riesce a venderli, e mi spiega anche il suo ragionamento: prende come esempio una donna sulla quarantina che generalmente è anche il suo cliente-tipo, se la signora lavora da casa in smart-working, non deve più uscire di casa per recarsi al lavoro quindi non passa davanti ai negozi, non deve pensare a che vestiti indossare, “perchè in smart ci si abbona al pigiama” dice, ed in conclusione non è invogliata neanche a poter acquistare nuovi indumenti che non sa neanche lei quando potrà indossare. 

“Se fossi stata al posto di Draghi come avresti gestito la situazione?”

Lucia, molto informata sull’argomento, è a conoscenza del fatto che la chiusura dei negozi riduce l’Rt (indice di contagio Covid) del 35%, infatti dice che, a parer suo, la situazione è stata gestita relativamente bene. Spiega che la perdita economica ha inevitabilmente influito sul guadagno dei negozi, mi mostra quindi esempi concreti di quello che sta raccontando, esibendo diversi capi invernali come giacche, maglioni, sciarpe e guanti che a causa del lockdown non è riuscita a vendere. Però, nonostante la perdita, è consapevole che fosse necessaria la chiusura quindi sostiene le decisioni prese da Mario Draghi. Lucia infine mi racconta anche l’influenza positiva che la situazione ha avuto: infatti questa le ha dato la possibilità di avventurarsi all’interno del mondo del social, che le ha permesso di vendere qualche indumento online e di mostrare ai suoi seguaci di Instagram e Facebook i nuovi arrivi, che saranno disponibili in negozio. 

“Pensando al tuo lavoro, cosa ti manca di più della normalità?”

Esclama subito “i miei clienti” e inizia a raccontare dei distanziamenti che ha dovuto imporre ai suoi clienti a causa del Covid; essendo il negozio piccolo, non può permettere l’entrata a più di due clienti e ha dovuto anche farsi carico della spesa di parecchi igienizzanti e di un vaporizzatore per l’igienizzazione dei capi dopo essere stati provati dai suoi clienti, nonostante questo processo abbia, in parte, rovinato diversi pezzi unici. In seguito mi descrive il bel rapporto che aveva instaurato con molti suoi clienti; dunque, siccome Sondrio è una città piccola, la clientela è solita a recarsi nei propri negozi di fiducia. Evidenzia il fatto che questa sia la parte che ama di più del suo lavoro, quando entra un cliente, Lucia lo accoglie sempre con un grande sorriso, lo osserva, ricorda gli ultimi acquisti fatti e capisce quali sono i capi che possono piacere di più e che ne esaltano al massimo, porge gli abiti scelti ai suoi clienti e li lascia sperimentare. Per concludere, mi racconta delle estati precedenti alla pandemia dove era frequente una clientela anche straniera, dovuta al turismo, che rimaneva sempre affascinata dal suo piccolo negozietto. Nonostante la dimensione, infatti, il negozio ha al suo interno una grandissima quantità di capi unici, straordinari e introvabili, che sono in grado di accontentare un grande target di clienti.