Fama, social e soldi: parla J-Ax

Di Jacopo Barberi

 

“Dire che non bisogna vaccinarsi (…) significa essere complici di una strage, e questa non potrà mai essere
una libertà”. Così parla J ax, il famosissimo rapper milanese che pochi giorni fa ha tenuto a mettere le cose
in chiaro in un video pubblicato sul suo profilo Instagram, dove esprime tutto il suo disappunto riguardo
alle recenti correnti negazioniste che hanno popolato l’ambiente dei social networks, anche a causa delle
dichiarazioni di alcuni personaggi di spicco. “Sono stufo di vedere, oltre un anno dopo l’inizio di questa
sciagura, cantanti e gente dello spettacolo ascoltati come oracoli di divinità scomode” dice, “Loro, al posto
di virologi e scienziati”.
E in effetti, stando all’influenza che certi personaggi hanno sul loro pubblico, in molti, troppi, hanno
ritenuto opportuno divulgare le proprie opinioni riguardo a vaccini e mascherine, senza prima considerare il
peso di certe loro affermazioni. Per l’appunto hanno fatto scalpore alcune dichiarazioni di Miguel Bosè,
famoso cantante pop rock citato da Ax nel suo video, che sostiene apertamente la non esistenza del virus
(architettata da una fantomatica associazione di miliardari svizzeri per poter vendere i vaccini); oppure,
esempio un po’ più datato ma perfettamente calzante, fu famoso a inizio pandemia un filmato
sensazionalistico sui vaccini condiviso da Madonna, per cui la star è stata aspramente criticata.
Si può notare facilmente quanto, in tempo di covid, i social abbiano potuto mostrare tutti i lati negativi
della libertà d’espressione totale e non razionalizzata, favorendo la condivisione di storie sensazionali,
scandalose e dal facile effetto spettacoloso a scapito della verità oggettiva, e di chi la sostiene ogni giorno
lottando contro la disinformazione. Non possiamo negare, infatti, che la veridicità di certi fatti non possa
essere opinabile, specie se i pareri a riguardo si dimostrano platealmente più autoritari (nello stile, nel
modo in cui vengono espressi) che autorevoli, per il ruolo che ricopre chi li sostiene.
Tuttavia, nonostante ciò, la legge del like incorona come sovrano assoluto di verità chi riesce ad ottenere
più seguito, almeno stando a sentire certi seguaci di molti vip, influenzabili e pronti a repostare con fedele
devozione qualsiasi dichiarazione dei loro idoli; e questo può essere pericolosissimo.
Se, infatti, anche solo uno di questi utenti condivide una determinata informazione falsa, la possibilità che
questa possa raggiungere altre persone condizionabili come lui è altissima, poiché essa stessa è costruita
per moltiplicarsi fra individui con interessi simili (con pareri assoluti, frasi ad effetto, colori e immagini che
catturano l’attenzione di chi la incontra). Figuriamoci allora se a farlo è un personaggio pubblico da migliaia
o milioni di followers: l’effetto originato è una prolificazione di elementi dannosi e travianti, che si
espandono a macchia d’olio e che inducono gli algoritmi di un social network a sottoporli sempre più
frequentemente all’attenzione dei propri utenti.
Paradossalmente, quindi, una fake news sul covid può essere più contagiosa del virus stesso.
E tutto questo avviene perché ognuno di noi ha insita nella nostra natura di utenti freddi e apparentemente
razionali una superbia inconscia: noi non siamo consapevoli della sua presenza, ma chi mette in rete questo
tipo di notizie sì.
Infatti, ai nostri occhi la realtà delle cose appare evidente, chiara e limpida, concentrata in una vetrina di
post e commenti che ci appaiono razionali e lucidi, privi della componente umana (e quindi dei potenziali
sbagli) di chi in realtà produce nel concreto questi elementi. Di conseguenza tutto diventa ovvio ai nostri
occhi, e comparando la nostra consapevolezza di certi fatti con l’ignoranza di chi non ha incontrato i nostri
stessi post, ci sentiamo superiori e in qualche modo più attrezzati per affrontare certe situazioni.
La verità è che siamo tutti il fedele discepolo di qualcuno, tanto quanto lo è il fan di Miguel Bosé, di
Madonna, e, per fortuna, anche di J ax.
L’unico modo che abbiamo per difenderci, infatti, è agire come ha deciso di fare il rapper milanese.
Dice: “Se Miguel Bosé possiede la verità assoluta, io invece non possiedo niente: solo gli anticorpi che mi ha
lasciato il covid 19 dopo un mese d’inferno, e posso assicurare che è tutto vero”.

L’umanità di queste parole rappresenta la sola arma che abbiamo per sconfiggere questa ondata di
ignoranza pericolosa, amplificata dalla portata di diffusione dei social networks.
Non ci sono sentenze assolute, pretese di ogniscienza o slogan accattivanti mirati a pubblicizzare un
prodotto che non esiste: c’è solo la realtà ricavata dall’esperienza concreta di un uomo, vero e sincero, che
con umiltà ammette di non essere nessuno rispetto a medici e scienziati, e che parla con semplicità solo di
ciò che conosce.
In questo modo la condivisione si dimostra finalmente veritiera e produttiva per tutti, e in un periodo
difficile come questo può rivelarsi davvero efficace.