Educare al rispetto nel confronto tra culture diverse

Intervista doppia, culture a confronto

“Il rispetto fa parte di noi e non va imposto”

Faccia a faccia tra un giovane pesarese e un coetaneo russo

di Daniel Linchuk (corso complementare di giornalismo Liceo Marconi Pesaro)

Un obbligo morale, una forma di educazione necessaria per convivere in una società civile. Sono tanti i punti in comune che emergono dall’intervista doppia in cui due ragazzi, di origini e culture opposte, parlano del loro concetto di rispetto. Uno italiano, di Pesaro, e l’altro russo, che vive a Mosca, si allineano quando entrambi ritengono indispensabile essere rispettosi verso gli altri all’interno delle relazioni tra le persone, nelle buone pratiche della convivenza e, in generale, nell’attenzione a quanto ci sta attorno. Ma su un punto appare il divario: la difficoltà da parte del giovane russo a capire che si può essere rispettosi anche senza l’autorità imposta da parte di qualcuno. “Se nessuno impone il rispetto – dice il ragazzo dell’Est- allora si tratta di semplice educazione. Secondo me il rispetto è qualcosa di imposto. In caso contrario, siamo davanti all’educazione e alla gentilezza”. Parole che la dicono lunga, queste, su quanto nei Paesi dell’Est come la Russia sia ancora duro a morire il concetto di autorità e di rispetto come imposizioni dall’alto. “Il rispetto reciproco fa parte di noi – dice, invece, il giovane italiano – è qualcosa di innato che va curato ed espresso soprattutto nelle relazioni interpersonali e nella convivenza civile. Sul rispetto si fonda l’empatia. E non è una questione di forma, di finzione ma di sostanza”.  Un obbligo morale da seguire, quindi, ma non perché ci venga imposto da un’autorità ma da noi stessi. Il rispetto si impara da piccoli e lo si insegna con pazienza, attraverso l’esempio, l’incoraggiamento e la pratica. Stabilendo regole e limiti chiari. Ma qualcosa è cambiato negli anni? “Credo che in passato ci fosse più senso del rispetto verso gli altri – dice il pesarese – soprattutto nei confronti degli adulti o di chi rappresenta un ruolo autorevole come un professore o un genitore. Noto più maleducazione e menefreghismo anche delle più banali forme di educazione, forse conseguenza di tanto permissivismo rispetto ai tempi dei nostri genitori”. “Non è cambiato niente – risponde invece il giovane russo – da noi il senso del dovere e del rispetto nei confronti del prossimo e delle regole è rimasto invariato nonostante i grandi cambiamenti e le aperture avvenute nell’Europa dell’Est negli ultimi decenni”. Su una cosa, però, entrambi si sono trovati d’accordo: il rispetto deve esserci in ogni situazione, non solo se c’è qualcuno che ci controlla o ce lo impone.