Catcalling come comportarsi e cosa fare – Intervista

Catcalling come comportarsi e cosa fare 

Intervista podcast

Podcaster (M): Marienne Supnet

Intervistati: (S) Sara Spiga e (P) Pietro Muzzini

M: Benvenuti in questo podcast, siamo qui con due ospiti per parlare di cat “catcalling”. Innanzitutto presentiamo i due ospiti.

S: Io sono Sara, ho 18 anni e frequento il liceo scientifico Convitto Colombo a Genova.

P: Io sono Pietro, anche io ho 18 anni e anche io frequento il liceo scientifico Convitto Colombo a Genova.

M: Come state?

S e P: Bene.

M: Ultimamente si è sentito parlare di questo atto chiamato catcalling, due personaggi sono intervenuti in un programma per parlarne. Hanno parlato di catcalling chiamandolo “stoppaggio per strada”.

Voi avete mai subito o visto gente subire catcalling?

S: Subito si, per strada, ma penso che ormai moltissime persone si trovino nella stessa situazione, soprattutto ragazze. Però oltre a essere fischiata contro, richiami o cose peggiori di queste no, non ho mai subito ne visto. Penso si sia fermato, limitato ad un “Ciao bella!” o qualche fischio per strada per quanto mi riguarda.

P: Io no, non ho mai subito e pensandoci bene non ho neanche mai assistito a atti del genere, forse magari qualcosina, ma nulla di eclatante, forse non ci ho neanche fatto caso.

M: Nelle volte in cui avete visto subire, avreste voluto intervenire? Se si, come?

S: Nel caso in cui ho assistito o visto qualche altra ragazza non mi vengono tanti esempi.

Però penso che avrei reagito come avrei fatto per me stessa: cioè mi sarebbe venuto spontaneo (come succede spesso) dire “perché!?” non in maniera particolarmente gentile o nella stessa maniera nella quale loro si rivolgono a me, oppure rispondere in malo modo, ma nella maggior parte dei casi mi viene da pensare questo. A meno che la cosa non sia ancora più irrispettosa, nel caso di qualche altra ragazza ma non mi è mai capitato.

P: Io come ho detto prima, non ho mai assistito a vere e proprie molestie quindi non sono mai intervenuto, però penso che se vedessi qualcosa del genere non dico che interverrei subito perché quando sei in quelle situazioni non sei particolarmente lucido e non sai cosa fare, magari sei bloccato anche dalla paura o comunque non capisci in che situazione ti trovi, però a mente fredda dopo penserei probabilmente che sarebbe stato giusto fare qualcosa.

M: Tornando un attimo a Sara, prima hai detto che hai subito molte volte dei commenti o degli sguardi dai finestrini però non sei mai riuscita a reagire, pensi che non saresti mai in grado di reagire come vorresti?

S: Come ho già detto prima, io non ho mai subito peggio del fischio o dello sguardo dal finestrino, o addirittura del clacson dall’ambulanza (non so perché l’ambulanza, vabbè), però anche se fosse successo qualcosa di più grave a me o anche ad un’altra persona, non so nel momento forse un po’ perché’ penso ad altro o perché sono di fretta, anche se volessi non so se potrei reagire come terrei a reagire perché comunque mi trovo sempre di fronte persone che sono uomini più grandi di me, o anche ragazzi, però nella maggior parte dei casi uomini che anche di statura sono più grandi e più grossi quindi già quello mi frena, perché replicare nella stessa maniera nella quale loro parlano a me mi porta ad avere timore di farlo per la reazione che loro potrebbero avere e quindi peggiorare le cose ulteriormente, perciò vado avanti.

M:  Sara sapevi che ci dovrebbe essere qualcuno pronto o comunque tenuto a intervenire in questi casi?

S: Ma in generale che le forze dell’ordine, qualunque esse siano, debbano mantenere o comunque garantire la sicurezza di chiunque, pensavo fosse scontato, che poi questo si applichi a questo tipo di contesti anche credevo fosse scontato, solo che a questo punto non mi sembra sinceramente.

P: Come dice Sara, dovrebbe essere scontato che ci debba essere qualcuno pronto a intervenire e mantenere l’ordine. Però non sapevo fosse direttamente applicato in questa maniera.

M: Verso aprile è uscito un articolo su Instagram scritto da una ragazza in cui vengono riportati degli eventi in cui alcune ragazze dai 13 ai 20 anni venivano molestate da alcuni uomini sui mezzi pubblici a Genova, e veniva riportato anche il fatto che questi ultimi non venissero puniti come avrebbero dovuto e che le ragazze sono andate a denunciare la cosa ai carabinieri, ma come risposta hanno ottenuto il nulla. Voi sapevate di questo articolo?

S: Si, io ho sentito e visto questo articolo grazie a tutte le persone che lo hanno condiviso, quindi penso e spero che abbia attirato l’attenzione e la sensibilità delle stesse persone che lo hanno pubblicato. Sinceramente questo tipo di cose mi mette ansia perché nel momento in cui dovessi ritrovarmi, (cosa che spero non succeda mai), nella loro stessa situazione, che sono già piuttosto pesanti da sé, pensare di non poter reagire nemmeno grazie all’aiuto delle persone che alla fine sono tenute a farlo, mi viene da pensare che non saprei proprio come reagire; e questa penso sia la cosa peggiore.

Il fatto che queste ragazze si siano rivolte a chi di competenza dovrebbe intervenire o comunque rassicurarle e abbiano ricevuto semplicemente complimenti, come per screditare una cosa veramente pesante per una persona che spesso, purtroppo, è una ragazza, non si tratta solo di donne ma anche di ragazzine; non ho vissuto la cosa personalmente ma secondo me deve essere davvero pesante.

P: Anche io ho letto l’articolo, anche perché conosco la ragazza che lo ha scritto e mi ha fatto molto piacere vedere che ha riscosso molto successo, nel senso che è stato molto condiviso in tutta Genova, ha fatto molto parlare e ha attirato molto l’attenzione, anche perché poi ho saputo che questi molestatori di cui si parla, alcuni sono stati trovati dalle forze dell’ordine. Quindi è stato qualcosa di utile. 

M: Parlando di forze dell’ordine o comunque persone che dovrebbero intervenire, secondo voi c’è un limite per il catcalling? Cioè cosa è e non è considerato tale?

S: Secondo me chiaramente non c’è il limite assoluto, ogni persona che subiscono queste cose hanno sensibilità diverse e anche a seconda dell’età. Spesso mi è capitato di sentire qualche donna o comunque qualcuno di già grande a cui non da fastidio essere fischiata per strada o chiamata, quindi dipende dalle persone e penso sia quello il limite, il problema è anche questo per cui è difficile rivolgersi a forze dell’ordine affinché intervengano davvero, perché a certe persone da fastidio e ad altre no, ma credo che c’è un limite che però sta a me, e se sta a me non si può mettere una legge. E’ brutto da dire ma come si può a stabilire un limite, le leggi cercano di inglobare la maggior parte dei contesti e delle situazioni tipo, per poi racchiudere tutto in una legge appunto. Quindi non si può pensare di racchiudere in una legge un sacco di persone che sono diverse. Però allo stesso tempo, se una persona viene da te carabiniere o da te poliziotto a dirti che una persona l’ha molestata, sicuramente la reazione non deve essere “Comunque sei una bella ragazza”.

P: E’ un discorso abbastanza complesso soprattutto perché viviamo in un periodo storico in cui tutti sono paladini della giustizia e tutti accusano tutti e ti devi attenere al pensiero della massa perché se no rischi di attirarti l’ira di chiunque, soprattutto nel mondo digitale. Sono tutte situazioni delicate e complesse; dipende  da quando è molestia o una cosa sciocca, dipende dalla situazione, dal contesto, dalle persone che subiscono e che agiscono, quindi è particolare e complesso anche prendere provvedimenti perché, come diceva Sara, il limite sta molto a tutti i vari dettagli del caso quindi è difficile fare una legge che inglobi tutto, ci sono troppe varianti e casualità.

S: Io pensavo, che se la persona va a denunciare alle forze dell’ordine che è stata appena molestata, più o meno, significa che questo fatto ti ha in qualche modo percosso, quindi già questo può essere un parametro.

P: Se io vado dai carabinieri, non vuol dire per forza che sono scosso dalla situazione.

S: Se una ragazzina va a dire che c’era un signore davanti a me che ha fatto questo, non penso che serva una legge per punirlo, andrebbe punito, punto.

P: Quella è già una molestia, però il catcalling non rientra sempre in tutti i casi nella sezione molestie che rientrano nelle leggi penali.

S: Si effettivamente siamo partiti dal catcalling e poi ci siamo spostati sulle molestie, però si il catcalling è difficile, da fastidio però è difficile catalogarlo come possibile reato.

M: Per quanto riguarda queste molestie, viene data la colpa principalmente alla ragazza o comunque alla persona molestata per come era vestita o come si atteggiava, secondo voi è giusto o la colpa non è sua ma di chi molesta?

P: Innanzitutto la colpa è sempre del molestatore, non ha mai colpa la vittima, in nessun caso; però c’è da dire che esistono situazioni in cui puoi evitare di metterti, nel senso: se sei a Principe (stazione dei treni a Genova) alle 3 di notte, non ti dovrebbe succedere niente, e se ti succede qualcosa è sbagliatissimo, però se ti succede era evitabile, ciò sono cose che puoi fare per stare tranquillo, che non ti debba accadere niente è ovvio, la gente sbagliata esiste e sta anche a te evitare certe situazioni.

S: Io sarei quasi d’accordo, il problema sorge nel momento in cui vengono molestate ragazze in pigiama con la felpa e pantaloni larghi, il fatto è che il buon senso lo devo applicare io che vado in giro per strada, è ovvio  che alle 3 di notte gira la gente che gira, ma il buon senso dovrebbero averlo tutti.

P: Quello ovvio, però considerando che certa gente non ce l’ha il buon senso, sta anche un pò a te averne di più, per loro.

S: Si come quando sei in giro e hai paura che ti rubino qualcosa, ti stringi la borsa vicino, e questo è applicabile anche in questo caso. 

Però ripeto le cose succedono lo stesso, una persona va in giro in pigiama e la cosa succede lo stesso, quindi a questo punto quale potrebbe essere la raccomandazione, non uscire?

P: La raccomandazione per le vittime non esiste, l’unico modo per affrontare queste cose è educare la gente, i giovani, i bambini in futuro in modo che sappiano cosa può far male alla gente e cosa no.

S: Il problema però è anche questo, si parla di queste cose ed è la prima cosa che viene in mente. 

La prima cosa che viene in mente è “com’era vestita?”, questa è un’informazione che dovrebbe andare in fondo perché non c’entra.

P: Esatto, le motivazioni partono ben prima di come era vestita la vittima. Ad uno stupratore non penso che gli venga l’idea appena vede come è vestita una ragazza, penso che il problema sia ben prima e ben più radicato, di sicuro non è stato come si atteggiava o vestiva la persona a far scattare quel meccanismo che aveva in testa, è qualcosa che c’era ben prima. 

S: Esatto perché fossero stati solo i vestiti, molto spesso ti fissano e ti dicono cose, però torni a casa relativamente tranquilla.

M: Bene, direi che possiamo concludere qua, sono usciti molti punti di vista diversi, ringraziamo Sara e Pietro per aver partecipato a questo podcast, ci vediamo al prossimo. Ciao.

S e P: Grazie, ciao a tutti.

 

Pietro Muzzini, Sara Spiga e Marienne Supnet