Intervista a Lorenzo De’ Medici

Quest’oggi mi trovo a Firenze, una delle città più importanti che ha raggiunto il suo massimo splendore nel Rinascimento, quando una delle famiglie più celebri della storia del ‘400 ha iniziato a trasformarla, arricchendola di un patrimonio artistico immenso.

Alla luce del calar del sole si può ammirare imponente in tutta la sua bellezza la cupola del Duomo di Santa Maria del Fiore, costruita sotto commissione da Filippo Brunelleschi e che tuttora è la cupola in muratura più grande al mondo. Da lì, passeggiando per via dei Calzaiuoli, arrivo in Piazza della Signoria dove mi accorgo ben presto di un’ombra che osserva la scultura imponente del David di Michelangelo; incuriosita mi avvicino alla figura e noto la sua veste rossa e un abbigliamento tipico del Quattrocento, al che gli vado davanti e vedo uno stemma con sei palle pendergli dal collo: lo riconosco, è quello della famiglia De’ Medici, e quell’ombra è proprio lui: Lorenzo De’ Medici anche detto il Magnifico.

“Buona sera, vi posso offrire il mio aiuto?” mi chiede, e io, per nulla intimorita da questa inaspettata presenza, gli rispondo “se non avete nulla in contrario vi vorrei fare qualche domanda”, lui acconsente e così iniziamo a conversare.

Come vi sentite ad essere diventato un personaggio così celebre nella storia, nella letteratura e nell’arte ancora oggi, dopo secoli dalla vostra scomparsa?”

“Fin da quando ero bambino, tutti vedevano in me una futura guida della famiglia e quindi una parte importante di quella storia che ancora oggi si ricorda. Come sapete io sono nato in una famiglia di banchieri ma mi ha sempre affascinato l’arte e sono onorato nell’essere ricordato ancora oggi come un personaggio storico molto riconosciuto anche per tutta la bellezza artistica che ho portato a Firenze: la mia città natale e quella nella quale ho vissuto.

Voi avete accennato al vostro amore per l’arte, infatti avete ospitato a Firenze molti artisti, tra cui il celebre pittore Sandro Botticelli; come era il vostro rapporto con gli artisti che avete portato a corte?”

“Per me l’arte coincide con la bellezza ed è tra le cose più importanti al mondo; mio nonno Cosimo De’ Medici fondò nel 1462 l’Accademia Neoplatonica, un cenacolo di  filosofi, letterati e artisti che penso siano celebri ancora oggi tra cui Leon Battista Alberti, Pico Della Mirandola ma anche Leonardo Da Vinci, che fu molto influenzato dalla filosofia neoplatonica e dallo studio della proporzione e dell’anatomia. Tu hai nominato proprio il pittore a cui ero più legato, Sandro Botticelli, che attraverso le sue opere mi ha sempre trasmesso grandi emozioni, e questo grazie anche al fascino delle persone che ritraeva, tra cui ricordo con piacere tal Simonetta Vespucci, che fu la sua musa per eccellenza e ha ispirato i suoi dipinti più celebri: La nascita di Venere e La Primavera. Lui peraltro ha anche omaggiato la mia famiglia con uno dei suoi lavori, L’Adorazione dei Magi, una bellissima rappresentazione a tema religioso, nella quale sono presenti come consuetudine i tre magi che rappresentavano le tre fasi della vita dell’uomo: gioventù, maturità e anzianità. Tra questi tre c’è raffigurato proprio mio nonno Cosimo De’ Medici, dietro di lui ci sono io, e in modo simmetrico dall’altro lato del dipinto c’è mio fratello Giuliano, che pochi anni dopo morì per mano della famiglia rivale dei Medici: i Pazzi, nella Congiura dei Pazzi”

Oramai è calato il buio in Piazza della Signoria, ma ho premura di fare un’ultima domanda a Lorenzo De’ Medici per terminare la mia intervista:

Parlando ancora di arte, ma adesso più in particolare di letteratura: uno scrittore della vostra epoca, Niccolò Machiavelli si è ispirato a voi per la sua opera più conosciuta, Il Principe; lui descrive la figura del principe come qualcuno che può essere non buono, spregiudicato e ingannatore; voi cosa ne pensate?”

 “Niccolò Machiavelli ha dedicato a me la sua opera, quando già io non ero più in vita, perché, successivamente alla mia morte, venne esiliato da Firenze al ritorno della mia famiglia, e proprio in quel periodo iniziò ad elaborare il suo scritto, forse per riottenere i suoi incarichi a Firenze e per riavvicinarsi alla mia famiglia, visto che in precedenza scrisse anche due sonetti dedicati ad uno dei miei figli: Giulio De’ Medici. Ritornando alla tua domanda, penso che si sia sempre un po’ idealizzata sin dall’antichità la figura del cavaliere e del principe, che doveva essere valoroso, leale e buono ma, per mia personale esperienza, per avere dei successi come quelli che ho avuto io, bisogna essere buoni ma anche astuti e a volte ingannatori, e Machiavelli penso abbia voluto affermare proprio questo nel descrivere la mia persona, e così facendo è riuscito a capovolgere l’idea di principe portando alla luce la verità su questa figura.
Spero che le mie risposte abbiano soddisfatto tutte le vostre curiosità.”

Grazie a lei, signor Principe!” rispondo io, “È stato per me un piacere parlare con uno dei personaggi storici italiani più importanti e ricordati.”

Alessia Veneri 4N