Le critiche di Oceana e la recente svolta green di Amazon

Cosa avrà portato Amazon, il colosso dell’e-commerce, ad interrompere la vendita di oggetti in plastica monouso? In effetti dal 21 Dicembre scorso nel più grande sito di acquisti al mondo non è più possibile comprare (né vendere) prodotti di plastica non biodegradabile come cotton fioc, posate, piatti, cannucce, contenitori per alimenti e bevande in polistirolo espanso, e la lista sarebbe lunga.

Al di là della lodevole iniziativa, sorge il dubbio che Amazon abbia voluto fare (finalmente) un gesto concreto a seguito delle tante critiche ricevute sull’impatto ambientale degli imballaggi usati nelle spedizioni. Tra le tante quella di Oceana, la più grande organizzazione internazionale impegnata nella tutela degli oceani, secondo cui nel 2019 la multinazionale avrebbe prodotto ben 210.000 tonnellate di rifiuti di plastica derivanti dagli imballaggi non smaltiti delle sue merci.

Successivamente alla pubblicazione di questo report, Amazon ha tentato di smentire i numeri di Oceana affermando di aver in realtà utilizzato un quarto degli imballaggi da loro stimati, che corrispondono comunque a oltre 52 milioni di chili di plastica, tanti, troppi, se si considera che gran parte di questi finiscono in mare compromettendo gli ecosistemi.

La multinazionale di Seattle si sta comunque impegnando per modificare la sua intera filiera ed arrivare entro il 2040, secondo quanto affermato da Bezos, a consumare energia proveniente al 100% da fonti rinnovabili e ad azzerare le emissioni, puntando a completare una spedizione su due a impatto zero entro il 2030. Si chiama Shipment Zero, ed è l’ambizioso progetto che prevede anche lo sfruttamento di energia da fonti rinnovabili, bio-carburante per gli aerei e packaging riciclabile.

Insomma, di sicuro delle iniziative belle e importanti ma che potevano essere attuate anche molto tempo prima, viste le innumerevoli lotte che in questi anni si stanno facendo nel mondo per combattere l’utilizzo spropositato della plastica che va poi a danneggiare il mare con i suoi fantastici animali. Ad ogni modo, speriamo che queste azioni possano dare un contributo fattivo alla risoluzione del problema.

Maria Nicole Guerra 3E