• Home
  • Blog
  • Articoli
  • Acqua radioattiva di Fukushima verrà rilasciata nell’oceano

Acqua radioattiva di Fukushima verrà rilasciata nell’oceano

Nel marzo del 2011 un grande tsunami (un’onda anomala alta più di 14 metri) colpì la costa nord-orientale del Giappone e causò la fusione parziale dei noccioli di tre dei sei reattori della centrale di Fukushima Daiichi per via dell’inadeguatezza dei sistemi di sicurezza dell’impianto.

La manutenzione giornaliera della centrale di Fukushima Daiichi, per raffreddare le barre di combustibile nucleare subito dopo l’incidente e mantenerle alla giusta temperatura, in tutti questi anni ha usato l’equivalente di 140 tonnellate di acqua, che ha assorbito varie sostanze radioattive. Lo stesso è successo alla pioggia caduta sulla centrale nel corso del tempo.

si sono accumulati più di mille serbatoi nell’ area adiacente all’impianto, l’equivalente di 1,25 milioni di tonnellate di liquido contaminato, e secondo l’azienda energetica che gestisce la centrale, la Tokyo Electric Power (Tepco), le cisterne raggiungeranno la massima capacità consentita entro l’estate del 2022, anno nel quale, secondo il piano del governo giapponese, l’acqua comincerà a essere riversata in mare, dopo essere stata filtrata. Ma non sarà dispersa tutta nello stesso momento: l’intero processo durerà circa quarant’anni anche perché nel tempo si aggiungerà nuova acqua da gestire.

Nonostante venga trattata negli impianti di bonifica (quindi filtrata), continua a contenere il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno che nell’ambiente scompare nell’arco di qualche decennio.

Il trizio è considerato poco pericoloso per la salute umana, anche perché non può penetrare attraverso la pelle. Però può essere ingerito e dato che gli scienziati pensano che in grandi quantità possa essere dannoso, in tutto il mondo sono stati fissati dei limiti sulla quantità di trizio che può essere contenuto nell’acqua potabile;

Il piano del governo giapponese sull’acqua contaminata di Fukushima prevede di diluirla fino ad arrivare a una quantità di trizio inferiore ai 1.500 becquerel per litro prima di riversarla nell’oceano, dove sarà ulteriormente diluita, tanto da non influire in modo apprezzabile sulla naturale concentrazione di trizio nell’oceano Non sono noti, però, gli effetti sull’ecosistema oceanico di un rilascio a lungo termine.

L’organizzazione ambientalista Greenpeace teme che questa sostanza causi mutazioni genetiche negli animali marini. Sostiene che sarebbe meglio che l’acqua radioattiva fosse tenuta immagazzinata abbastanza a lungo da sviluppare una tecnologia in grado di rimuovere anche il trizio e comunque abbastanza a lungo da far decadere naturalmente col passare del tempo parte degli isotopi. Sostiene che c’è spazio per nuovi serbatoi in un terreno vicino alla centrale e accusa il governo giapponese di aver scelto semplicemente la soluzione più economica, ignorando i rischi per ambiente e salute.

Hanno criticato la decisione del governo giapponese anche le comunità di pescatori di Fukushima e alcuni paesi vicini. Il ministero degli Esteri della Cina ha definito dannoso il piano per la salute pubblica, accusando Tokyo di aver deciso di smaltire le acque reflue nucleari “senza riguardo per i dubbi e l’opposizione interni ed esteri. Un approccio estremamente irresponsabile e gravemente dannoso per la salute e la sicurezza pubblica internazionale e gli interessi vitali delle persone dei Paesi vicini”. L’ oceano è “proprietà comune dell’umanità” e lo smaltimento delle acque reflue nucleari “non è solo questione interna del Giappone”. La Corea del Sud ha richiamato il suo ambasciatore a Tokyo e ha detto che il Giappone avrebbe dovuto consultare di più i suoi vicini. Anche Taiwan ha espresso preoccupazione, mentre il dipartimento di stato americano ha appoggiato il governo giapponese ricordando che il piano per l’acqua di Fukushima è stato approvato dall’IAEA: «Il Giappone ha adottato un approccio in accordo con gli standard sul nucleare condivisi a livello internazionale».

Susanna Pinardi 3C