Arte digitale.. ma possiamo davvero chiamarla arte?

Nel XXI secolo, con il supporto delle nuove tecnologie, inizia la nuova era del surrealismo: la Digital Art. A partire da Andy Warhol fino ad arrivare ad oggi si è aperto uno scenario di mondi inimmaginabili fino a poco tempo fa.

Per Digital Art si intende una produzione artistica che utilizza software a volte anche combinati tra loro come il Photoshop, After Effects con modalità tecnologiche e digitali che la rendono estremamente attuale, tanto che critici e storici dell’arte non l’hanno ancora ben inquadrata e forse compresa.

Si è recentemente scoperto che nel 1985 fu regalato ad Andy Wharol un computer nel quale sono state trovate tracce di sperimentazioni di grafica. Questo potrebbe essere il primo tentativo di Digital Art della storia.

Oggi gli artisti digitali esistono e sono tanti, non tutti all’altezza di chi opera con una certa perizia.

Su Instagram esiste l’hastag #digitalart, attraverso il quale si scoprono molte creazioni ben eseguite sotto il profilo creativo e tecnico che però sono ignorate dal pubblico appassionato di arte “classica”. Si tratta a volte di artisti indipendenti, che hanno principalmente un mercato diretto perché è difficile che trovino galleristi che propongano i loro lavori.

Si tende a considerare la Digital Art come un’arte minore o perché spesso non ne vengono comprese le caratteristiche artistiche e tecniche. “Eh, ma è fatto col computer!!!” è il commento che si sente più spesso riguardo a questa tipologia di creazioni.

Non tutta la Digital Art è eccezionale. Esistono anche inutili virtuosismi tecnici senza dietro un progetto, opere tipo fumetto di bassa categoria, manipolazioni effettuate da operatori che possono tornare utili più alla comunicazione pubblicitaria che all’arte.

Viviamo in un mondo che spesso viene definito “senza contenuti“, per alcuni critici la Digital Art ne è espressione coerente. A questo punto la domanda sorge spontanea… ma davvero la si può definire arte ?

Cristian Castiglione 3 C S.U.