Il Cinquecento

Il Cinquecento è un periodo molto importante per lo sviluppo dell’arte nel mondo, e soprattutto nella penisola italiana. Questo periodo ha portato moltissimi cambiamenti all’arte del secolo precedente. Mentre durante il ‘400 sono stati recuperati i valori di equilibrio, proporzioni e geometria, l’arte del ‘500 è una continua sperimentazione, talvolta eccessiva, che accetta l’antico, osserva attentamente la natura e risalta la figura dell’uomo. In questo periodo che prende anche il nome di “Rinascimento maturo”, si assiste al raggiungimento del pieno controllo di questo nuovo linguaggio artistico. Gli esponenti principali sono: Leonardo Da Vinci, Michelangelo e Raffaello. Leonardo Da Vinci è stato un artista, inventore e scienziato italiano. Un uomo dal talento universale che durante la sua vita si è impegnato in moltissime discipline incarnando a pieno l’essenza della sua epoca. Tra le sue opere più famose e rappresentative troviamo sicuramente “Il Cenacolo”, opera che segna la conclusione di un secolo e l’inizio di un altro. Per la realizzazione del Cenacolo, Leonardo utilizzò una tempera ad olio su un fondo di gesso, tecnica che riprende la vena sperimentale degli artisti del 500. In quest’opera troviamo molte caratteristiche prettamente cinquecentesche, come ad esempio il modo di impostare l’opera, molto diverso da quello utilizzato in precedenza. Durante il periodo del Quattrocento l’iconografia del dipinto era sempre rimasta la stessa: il Cristo nell’atto di benedire il pane ed il vino e gli apostoli di fianco a lui, tutti tranne Giuda, il traditore, che era raffigurato dalla sponda opposta del tavolo. Leonardo invece pensava, che quella rappresentazione non fosse giusta, secondo lui il tradimento non era altro che una debolezza umana che non andava condannata bensì compresa. Proprio per questo nel suo dipinto tutti gli apostoli sono raffigurati dalla stessa parte del tavolo in cui siede il Cristo. L’artista inoltre decise di non rappresentare i personaggi con delle aureole poiché voleva rappresentare l’atto umano del tradimento di un amico e non l’istituzione dell’eucarestia. Anche la narrazione del momento è molto diversa da quella solitamente utilizzata. Leonardo infatti raffigura il Cristo nel momento in cui dice ai suoi discepoli che qualcuno di loro lo tradirà. La scena assume un carattere umano che è denotato dal movimento e dal confabulare dei discepoli che sono rimasti scioccati dalla sentenza. Questo “movimento” che si crea, insieme alla prospettiva, porta a formare uno spazio vuoto intorno alla figura di Gesù che rappresenta la sensazione umana della solitudine. Per concludere anche lo sfondo ha un suo utilizzo infatti, anche se non in maniera chiarissima, il blu del cielo che si trova all’altezza della testa di Gesù, serve a risaltarlo e conferirgli un’identità. Michelangelo Buonarroti è stato uno scultore, pittore, architetto e poeta italiano. Michelangelo vedeva il corpo umano come specchio della bellezza divina, ne era ossessionato e proprio per questo si è sempre impegnato nella ricerca di questa bellezza in moltissime sue opere. La sua opera più celebre è senza dubbio il “David”, raffigurante l’eroe biblico che si appresta a sconfiggere Golia. Lo realizzò tra il 1501 e il 1504, dando vita ad una delle opere scultoree più magnifiche e stupefacenti dell’età moderna e antica. Il progetto gli venne assegnato dall’Opera del Duomo, ed era ai limiti dell’impossibile per via della sua altezza di più di 5 metri, basamento compreso. La difficoltà di realizzazione dell’opera veniva inoltre alzata dal fatto che Michelangelo si ritrovò a dover lavorare con un blocco di marmo già utilizzato e sbozzato da Agostino di Duccio, il quale aveva rinunciato al progetto per la troppa complicatezza circa quaranta anni prima. Il Vasari rimase talmente colpito dalla perfezione della scultura, che arrivò a dire addirittura di non riuscire a trovare così tanta bellezza neanche nella realtà terrena. Conferendo all’opera una natura divina, dicendo a Michelangelo di aver portato in vita il blocco di marmo inutilizzato. Una delle problematiche maggiori era quella dell’instabilità, che Michelangelo riuscì a risolvere grazie ad una distribuzione perfetta dei pesi tramite il chiasmo. Il chiasmo che è un elemento chiaramente classico che si accosta a molti altri elementi classici come il materiale, il marmo, il tronco che rinforza la gamba d’appoggio e il corpo nudo; che troviamo nell’opera. Un’altra caratteristica molto interessante riguarda sicuramente l’espressione facciale un po’ crucciata, in tensione che trasmette angoscia e timore, essendo il David in procinto di combattere contro Golia. Passando all’ultimo artista, Raffaello è stato un pittore e architetto italiano, considerato uno dei più grandi artisti d’ogni tempo che con il suo operato diede vita ad una nuova scuola artistica, il Manierismo. Giorgio Vasari avvicinava molto lo stile del Raffaello giovanile a quello di Pietro Perugino, artista già affermato. Difatti era molto difficile distinguere un dipinto giovanile del primo da uno del secondo. Questa somiglianza andò a svanire con la crescita di Raffaello che riuscì a conquistare una propria identità con il tempo. L’opera che segnò l’acquisizione dell’autonomia artistica di Raffaello è “Lo Sposalizio della Vergine”, opera che è comunque in qualche modo legata all’artista a cui veniva affiancato. Il dipinto rappresenta un tema già molto utilizzato, la cerimonia di matrimonio (sposalizio) tra la Vergine Maria e Giuseppe. Perugino lo compose in modo molto geometrico, allineando tutti i personaggi in primo piano e dipingendo in lontananza una chiesa di base ottagonale molto semplice senza troppi dettagli; il tutto incorniciato in un riquadro con la parte superiore semicircolare. Notiamo inoltre la staticità del dipinto, causata dalla poca dinamicità dei personaggi, dalla prospettiva centrata e “piatta” che insieme ai riquadri di pavimentazione portano il nostro sguardo verso il punto di fuga che si trova in corrispondenza dell’entrata dell’edificio. Nel dipinto di Raffaello invece il punto di vista è rialzato e troviamo molto più movimento, dato dalla composizione dei personaggi in primo piano e dalla prospettiva più accentuata rispetto a quella usata da Perugino. I personaggi sono infatti disposti a semicerchio, volendo quasi includere lo spettatore nel dipinto, sono divisi in maniera più ordinata, donne a sinistra e uomini a destra, sono più dettagliati e soprattutto sono rappresentati in posizioni più dinamiche con il capo obliquo che va a seguire le linee prospettiche donando appunto una sensazione di movimento. Per quanto riguarda l’edificio nello sfondo, nell’opera di Raffaello lo vediamo per intero, più “piccolo”, a causa della prospettiva più accentuata e soprattutto più dettagliato. Per concludere anche la prospettiva aiuta molto insieme ai riquadri del pavimento a portare l’occhio verso il punto di fuga che come nel dipinto di Perugino è in corrispondenza dell’entrata dell’edificio.

Luca Gravili IVE sc