Se l’è cercata…

Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase?

lnfatti molto spesso sentiamo parlare di violenza sessuale e sentiamo continuamente accusare le ragazze di essersi messe volontariamente in determinate situazioni a causa del loro abbigliamento L dei loro atteggiamenti. Ma questo accade ancora di più quando c’è di mezzo la vera e propria prostituzione.

È facile pensare che le donne scelgano questa strada per fare soldi facilmente o per soddisfare un lussurioso bisogno sessuale, invece quello a cui molti non pensano e che dietro c’è un vero e proprio sfruttamento. In particolare, negli ultimi anni e diventato sempre più frequente ii fenomeno delle “baby squillo”, giovani ragazze che si lasciano attrarre da situazioni fuori dal normale senza rendersi conto dell’ingannevole spirale senza fine in cui vengono risucchiate.

Nella maggior parte dei casi che sono stati documentati, le ragazze non avevano un effettivo bisogno di denaro da arrivare a prostituirsi, ma molte affermano di essere state attirate proprio da proposte allettanti di denaro, come se non gli bastasse quello che già avevano. Questo modo di pensare eccessivamente ingenuo è probabilmente meno giustificabile di coloro che invece sono costrette a scegliere questa strada da parte di una figura che dovrebbe essere di riferimento, come un genitore.

Purtroppo infatti ci sono testimonianze di ragazze che affermano di essere utilizzate come fonte di denaro per la famiglia attraverso la vendita del proprio corpo.

Le ragazze che invece lo scelgono volontariamente sono spinte dalla mancanza di valori che caratterizza la nostra società, basata ormai solo sull’apparenza e che porta quasi a far pensare che il poco rispetto per se stesse e la mercificazione del proprio corpo non siano altro che un gioco.

Questa la testimonianza di una ragazza: “ho pensato che potevo gestirlo da sola, che avrei solo postato qualche foto online ma non sai qual è il fondo che dovrai toccare. Non sai che qualcuno ti sfrutterà, che non sei in controllo e che non potrai tirarti indietro cosi facilmente”. (Fonte: fanpage.it).

Un importante scandalo che ha poi posto l’attenzione su questo fenomeno è stato quello delle baby squillo ai Parioli zona della Roma “bene”. Da questo scandalo si sono infatti ispirati anche per la famosa serie tv “Baby”, uscita sulla piattaforma Netflix e che è ad oggi una delle serie tv più viste in Italia. Nella serie è esplicitato come due migliori amiche con il solo scope di divertirsi e di “trasgredire” per avere una soddisfazione personale si ritrovano sfruttate e intrappolate in un tunnel apparentemente senza via d’uscita in cui hanno rapporti sessuali con uomini molto più grandi, ricchi ma solo di beni materiali e di nessun valore. lnizialmente entusiaste e divertite, attratte da grandi somme di denaro e da un illusorio senso di liberta, si ritrovano presto a sentirsi in trappola, svuotate, una con i problemi con il fidanzato di cui era innamorata e l’altra con la madre che inizia a sospettare di lei e a perdere la fiducia nei suoi confronti, fiducia che probabilmente avevano perso anche loro stesse e che tutti i soldi del mondo non possono comprare. Le ragazze si accorgono che non è un gioco quando si rendono conto che è infantile pensare che basta stancarsi di quella situazione per potersene liberare e che ormai c’è qualcuno che le considera oggetti che sono stati acquistati e che non le lasceranno in pace facilmente. Nella serie una delle due ragazze alla fine parte per inseguire il suo sogno di diventare un’artista, sogno che aveva accantonato perché era stata svuotata da ogni ideale e offuscata dall’idea del denaro e del divertimento. Sua madre viene invece arrestata poiché aveva capito ciò che stava accadendo nella vita della figlia e non aveva fatto niente per impedirlo. L’altra ragazza viene invece mandata in casa-famiglia per intraprendere un percorso di riabilitazione ed è costretta ad allontanarsi dalla famiglia e dagli amici, e a perdere ii ragazzo di cui era innamorata. Le due amiche inoltre, che si erano avventurate insieme e che si erano appoggiate e difese, finiscono per dividersi.

È quindi molto chiaramente un tipo di esperienza che non porta a nulla di buono, se non a perdere ogni tipo di affetto e rispetto verso se stessi, motivo per cui nessuna ragazza, a prescindere da quanto possa essere allettante l’idea di grandi somme di denaro o di sentirsi grandi o libere, non dovrebbe mai scegliere una strada del genere. Alimentiamo invece la speranza che le ragazze che sono costrette o che ci si trovano per sbaglio siano capite, aiutate, che non si faccia mai finta di niente e che non si faccia mai passare che sia un “gioco adolescenziale” ma che si dia la giusta importanza ad un fenomeno che provoca ad una ragazza dolore e sofferenza.

Beatrice Fazzello, Giulia Argentieri,
Erika Minicelli, Emily Minicelli, classe IVC