Michael Jackson… non solo Thriller

Molto probabilmente la maggior parte delle persone associano a Michael Jackson il famosissimo disco di “thriller”, i suoi passi di danza come il moonwalk, i video musicali e infine gli interventi chirurgici, ma quanti di noi effettivamente conoscono i messaggi che il re del pop voleva diffondere nel mondo?

Jackson è stato un attivista e un filantropo. Il Guinness dei primati gli ha riconosciuto il supporto di 39 diverse associazioni di beneficienza, più di qualunque altro intrattenitore, donando oltre 400 milioni di dollari. E’ stato anche un attivista per i diritti degli animali. Nel 1983, ha salvato una decina di scimmie da esperimenti.

L’artista internazionale ha sempre inserito, velatamente o palesemente, critiche alla società e ai governi attuali con tematiche antirepressive, ambientaliste, umanitarie, pacifiste, antirazziste, con l’ideale fermo che l’attuale società non funziona e va necessariamente cambiata a favore di una partecipazione attiva votata alla solidarietà e al sociale.

In quest’articolo vorrei proporre alcune delle sue innumerevoli canzoni che trasmettono i messaggi che Jackson aveva più a cuore.

They don’t care about us canzone di protesta contro la repressione poliziesca e governativa, in particolar modo su quella di stampo razziale. Nel panorama di metà anni ’90, rappresentava un atto di coraggio non da poco. La repressione attuata dalla polizia degli Stati Uniti d’America, sbilanciata verso i cittadini della comunità nera, è un problema da sempre molto sentito, arrivato a livelli esasperati dopo le sempre più numerose uccisioni da parte degli agenti. Il video musicale contiene forti scene di repressione, ambientato all’interno di un carcere americano. Il video fu pesantemente censurato.

Un’altra canzone di denuncia è Black or white, in uno dei versi Jackson canta “Non importa se sei bianco o nero”. Con questo pezzo rispose anche alle accuse relative allo “sbiancamento” della pelle fatto per via della vitiligine, malattia che causa la distruzione della pigmentazione. Ai giornalisti dichiarava: “non passerò la mia vita a essere un colore”.

La scena finale del video musicale vede Michael Jackson distruggere dei simboli e delle scritte razziste, per poi trasformarsi in una pantera, chiudendo con una sua famosa frase: “Prejudice is ignorance”, ossia “Il pregiudizio è ignoranza”. Per questa scena, unito al fatto che la “Pantera Nera” è anche il simbolo e il nome della famosa organizzazione rivoluzionaria nera, il messaggio di opposizione al razzismo di Jackson fu utilizzato come capro espiatorio ed etichettato come “istigazione alla violenza e alla devastazione”, attribuendo a lui alcune di queste rivolte. Il risultato fu la censura degli ultimi 4 minuti.

Jackson viene accusato di aver generato una rivolta. La causa, invece, più probabilmente era da attribuire alla polizia che aveva sparato a un nero senza una valida motivazione.

Questo episodio ricorda facilmente il caso di George Floyd che un anno fa, il 25 Maggio 2020, per 8 minuti e 46 secondi è rimasto sdraiato a terra fino alla morte per soffocamento, con la faccia sull’asfalto e il ginocchio di un agente sul collo. La causa della sua pena è stata quella di aver pagato delle sigarette con una banconota falsa di 20 dollari.

Oltre al tema del razzismo Michael Jackson si esprime anche riguardo lo sfruttamento del pianeta da parte dell’uomo.

In particolare il testo della canzone Earth song suona come un grido disperato di un mondo alla deriva. La sua è una denuncia aperta nei confronti dell’uomo e dei suoi errori, di un caos universale che ha compromesso il pianeta, ma soprattutto l’integrità morale dell’intera umanità. Dai mari inquinati all’aria irrespirabile, Michael Jackson canta di un regno bello e prezioso, la natura, che l’uomo ha ormai polverizzato calpestando ogni cosa. Dagli animali ai suoi stessi simili, l’ambiente è stato sterminato in ogni suo aspetto, anche a causa di guerre spietate e insensate.

Michael Jackson ha cercato di dar voce e speranza ad un mondo in ginocchio, di svegliare le coscienze e realizzare finalmente quel sogno di pace e di armonia da cui ancora oggi siamo troppo lontani.

Un’ultima canzone da citare è There must be more to life than this, il suo testo è un inno contro la guerra e le ingiustizie che si commettono nel mondo. Il cantante ripete che “deve esserci di più di questo nella vita”, “dev’esserci qualcosa di più del semplice vivere fine a sé stesso” ma, soprattutto “dev’esserci un modo per smettere di uccidere”.

Michael Jackson si chiede come sia possibile che il mondo sia un posto così brutto in cui trovarsi, dove l’amore è ridotto all’osso rispetto all’enorme mole di sofferenza che gli esseri umani vivono. L’esistenza non può ridursi alle questioni del colore della pelle, costringendo le persone a morire per affermare i propri diritti. Ma il cantante non si rassegna e crede in un mondo in cui la pace esiste.

Con queste righe si spera di aver portato alla luce uno dei lati più importanti del “Re del Pop”,  quello dell’antirazzismo e della lotta alla repressione, impegno che tanti problemi ha creato alla sua carriera e alla sua persona.

Nonostante i decenni passati, le stesse identiche ingiustizie, denunciate sotto forma di canzoni, si stanno verificando tuttora negli Stati Uniti.

di Sara Prencipe