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Recensione del libro “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera

Il romanzo segue le avventure amorose di 4 personaggi collegati fra loro: Thomas, Tereza, Franz e Sabina; il primo è infatti partner della seconda e amante della terza, che a sua volta ha una breve storia con il quarto. Thomas è un celebre chirurgo che perde il lavoro a causa di un suo articolo su Edipo: in esso egli rivolge, con tono austero, accuse rivolte ai comunisti cecoslovacchi; dopo i seguenti avvenimenti egli viene licenziato e si ritrova a svolgere la professione di lavavetri.

La seconda protagonista è Tereza, fotografa barista e compagna del chirurgo; ella lo incontra in un bar Boemia e, dopo una casuale serie di eventi, i due finiscono a letto insieme. Dopo la partenza di Thomas la donna decide di raggiungerlo a casa, lì fanno nuovamente l’amore ma, la ragazza, ammalatasi durante il viaggio, è costretta a rimanere dall’amante. Inizierà così la loro convivenza che vedrà lei continuamente tormentata dai tradimenti di lui, ma allo stesso tempo troppo debole per lasciarlo andare.

Una delle donne con la quale il protagonista tradisce la compagna è Sabina, pittrice libertina che, in seguito all’invasione sovietica, lascerà la Cecoslovacchia per poi trasferirsi a Ginevra, dove incontrerà Franz, professore universitario del quale s’innamorerà perdutamente. L’intellettuale già sposato, tradirà più volte la moglie per poi confessare tutto, finendo però per perdere sia la coniuge che l’amante, quest’ultima infatti è profondamente affascinata del tradimento stesso e, intimorita dal forte sentimento che sviluppa per il professore, fugge in America, convinta che questa fuga possa tutelare la sua indipendenza. Lo sviluppo della trama porterà in seguito Franza in Cambogia per una marcia umanitaria nella quale troverà la morte, mentre vedrà Thomas e Tereza vittime di un incidente.

Gli eventi in cui si svolge la nostra storia vanno catalizzati nel panorama dell’Europa centro-orientale del 1968, tutto il globo era infatti sconvolto dagli avvenimenti della guerra fredda, in particolare Praga, che nella primavera dello stesso anno sarà invasa dai russi, avvenimento che caratterizzerà lo scorrere degli eventi accanto ai nostri protagonisti. I luoghi stessi del racconto saranno condizionati da tali fatti, basti pensare alla città natale del medico e della pittrice; all’arrivo di Tereza infatti troveremo una Praga che gremisce di soldati sovietici, ribelli, carri armati, fazioni politiche e persone che si scontrano, tutto ciò la porterà poi a scattare varie foto dei soldati per le strade, delle donne in minigonna che sfilavano per distrarre i soldati, dei velivoli da guerra.

Ritengo di dare al romanzo un voto complessivo di 7 e mezzo, non sono riuscito ad empatizzare con i protagonisti, alcune volte ho trovato una narrativa coinvolgente, altre un racconto troppo distaccato, ma d’altronde questo è il rischio che si corre nello scrivere un romanzo con un costante narratore esterno. Nonostante i vari difetti è scritto bene, non è troppo semplice e non ha neanche sfoggi di cultura molesti alla Gabriele D’Annunzio, riesce comunque a spingere ad un’analisi interiore, sulla leggerezza e sulla pesantezza della vita.

Samuele De Romanis