“Punisher” il secondo album di Phoebe Bridgers

Phoebe Bridgers, giovane cantante californiana che all’età di ventitré anni, ha debuttato con il suo primo album “Stranger in the Alps” e, il 18 giugno 2020, ha fatto uscire il suo secondo album “Punisher” sotto l’etichetta discografica Dead Ocean.

Il suo album di esordio aveva non solo riscosso già un discreto successo, ma era stato anche acclamato dalle critiche che avevano paragonato i suoi testi a quelli di artisti del calibro di Elliot Smith a cui la cantante stessa aveva ammesso di essersi ispirata.

Solitamente gli artisti che debuttano con album già così concreti e maturi subiscono molta pressione per il loro secondo album che può essere decisivo per il successo della loro carriera musicale. Il rischio è sempre quello di non riuscire a trovare modi per migliorarsi o per rinnovarsi, finendo così per avere l’album di debutto come apice della propria carriera. Non è però stato così per Phoebe Bridgers, che con il suo secondo album “Punisher” ha superato ogni aspettativa, rilasciando un album che le ha permesso addirittura di essere nominata ai Grammy’s per le categorie di miglior artista esordiente, miglior album alternative per Punisher e miglior interpretazione rock e miglior canzone rock per Kyoto (scelto come singolo per l’album).

L’album auto-prodotto da Phoebe Bridgers con Tony Berg e Ethan Gruska, incorpora le malinconiche e nostalgiche narrazioni tipiche dell’immaginario già precedentemente utilizzato dalla cantante, spesso accompagnate da riff di chitarra e arrangiamenti psichedelici che accompagnano perfettamente le parole come nella canzone “Garden Song”.

Nonostante le ballad siano state sempre il suo forte dal punto di vista dei testi, sorprendentemente è proprio nelle sue tracce più movimentate che in “Punisher” vengono espressi i suoi pensieri più profondi: Kyoto è un esempio lampante, con il verso concludente “I’m a liar” dopo un festoso arrangiamento di tromba.

Con il suo secondo album Phoebe Bridgers è riuscita a riconfermare il suo talento e a migliorare quello che era uno stile già maturo in “Stranger in the Alps”. “Punisher” risulta essere un album di piacevole ascolto dal punto di vista delle tonalità, ma decisamente impegnativo dal punto di vista delle parole. Se amanti del genere alternative rock con influenze folk, questo è decisamente un album che necessita di essere ascoltato.

Dopo questo capolavoro, Phoebe Bridgers ha non solo la nostra curiosità, ma anche la nostra attenzione per quanto riguarda la direzione che deciderà di prendere per il suo prossimo progetto.

Flavia Spugnini 4D