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COVID-19: “Negli ospedali serve empatia” – Intervista a OSS

COVID-19: “Negli ospedali serve empatia” - Intervista a OSS

COVID-19: “Negli ospedali serve empatia”

 

Siamo insieme a Simona Vesperini, un’operatrice sanitaria che lavora nell’ospedale S. Filippo Neri di Roma.  Con la sua testimonianza capiremo le difficoltà durante questo periodo di pandemia. Capiremo come gli ambienti ospedalieri sono cambiati e come stanno vivendo tutte le persone al suo interno.

 

A: Dall’inizio della pandemia com’ è cambiato il sistema sanitario?

B: La tutela della salute per il cittadino è fondamentale. Purtroppo con la pandemia molte prestazioni non sono state assicurate proprio per affrontare questa emergenza. Facendo così  hanno trascurato altri tipi di malattie come le malattie croniche e oncologiche, le quali continuano ad essere una problematica centrale. Lo stato ha cercato di rafforzare queste prestazioni nell’ambito domiciliare per non aggravare le condizioni del paziente.

A:Quanto è importante in questo periodo l’empatia tra paziente e operatore sanitario?

B:La capacità di entrare in sintonia con il paziente, cioè capire quello che sente, quello che vuole e quello che pensa, è importantissimo. A volte basta così poco per entrare in sintonia con l’assistito. Possiamo tirare fuori l’empatia solo grazie all’ascolto, ad uno sguardo, ad un sorriso, all’attenzione e al dedicare al paziente molto tempo. Bisogna farlo sentire parte integrante di un gruppo nonostante vivi questi momenti da solo, insieme al suo letto d’ospedale. Il paziente in questo momento vuole solamente parlare e sfogarsi con qualcuno non avendo neppure contatti con la sua famiglia.

A:Come si è organizzato l’ospedale dove lei lavora per risolvere questa emergenza?

B:L’azienda si è trovata impreparata, come del resto si è trovata impreparata tutta l’Italia. Nonostante ciò è riuscita ad attemperare questa emergenza con l’apertura di un padiglione Covid-19 e l’assunzione di personale infermieristico.

A:Per quanto riguarda le vaccinazioni, nell’ospedale in cui lavora, ci sono state tante adesioni da parte degli operatori sanitari?

B:Nonostante i tanti dubbi e paure ci siamo resi conto che vaccinarsi è l’unica soluzione per uscire da questa emergenza ma soprattutto per vedere la luce in fondo alla galleria.  Nel mio ospedale ci sono state molte adesioni anche perché per noi operatori sanitari che stiamo a contatto ventiquattro ore su ventiquattro con i pazienti, è un nostro dovere. Dobbiamo essere i primi a diffondere questa speranza attraverso i vaccini.

A:Come ha cambiato la nostra vita il Covid-19? Ha portato solo cose negative nell’ospedale in cui lavora?

B:Purtroppo c’è stata una vera e propria trasformazione soprattutto per quanto riguarda  le nostre abitudini. Il nostro stile di vita è del tutto cambiato. Una cosa positiva però c’è stata, il ritrovarsi con la propria famiglia e stare molto più tempo insieme accorgendoci di quelle piccolezze che prima ci sfuggivano. Per quanto riguarda l’ospedale in cui lavoro, il Covid-19 non ha portato solamente cose negative. Tutto oramai è molto più sanificato e c’è molta attenzione in tutto quello che si fa. Il Covid-19 ci ha resi molto più responsabili e ci ha fatto capire che dobbiamo essere uniti per sconfiggerlo.

A: Grazie mille per la sua testimonianza.

B: Grazie a lei, è stato un piacere.

-di Pinnella Rebecca