Un ufficio europeo in ogni città

Quando si parla di Europa si parla fin troppo di moneta, di economia, di sistemi finanziari e accordi commerciali, ma oggi mi piacerebbe oggi scomodare la filosofia. Riprendendo un grande del pensiero occidentale, Aristotele, possiamo dire che oggi l’Europa è un ente in potenza, ma non in atto: l’idea di un’istituzione politica europea, integrata, collettiva è ben presente nella storia del pensiero, anche da tempi meno recenti, e in particolare nell’ultimo secolo ha visto una profonda sistematizzazione volta al suo realizzarsi. Rimane però oggettivo che oggi il progetto di integrazione europea sia sostanzialmente fermo, bloccato sulla sua stessa realizzazione, che negli anni ha abbandonato un’impostazione ideale per abbracciarne una funzionalista, nella quale l’integrazione politico-sociale è diventata una conseguenza, realizzabile quando possibile in coda a processi di convergenza economico-finanziaria. Il sogno di una cultura europea, di una popolazione continentale rimane così sospesa nel mondo delle idee: tutti lo conoscono, molti lo condividono, nessuno lo percepisce nella sua realtà quotidiana. Ma la pandemia ha reso plateale come l’economia non sia tutto, come anche questa possa fermarsi dinanzi ad eventi inaspettati e dirompenti come una pandemia globale.
La strada di un’Europa a trazione economicista non può funzionare, pena il rischio che l’UE rimanga quello che già oggi è: un banale forum internazionale di competizione/collaborazione. Una strada non percorribile anche secondo lo studio della geopolitica e delle relazioni internazionali: la strada economicistica viene perseguita da potenze minori, senza la possibilità di essere competitive su elementi di politica alta e contendere quindi la leadership globale. Se la nostra idea di Europa non è quella di un’Istituzione dinamica e competitiva a livello globale, allora tanto vale rinunciare in partenza al sogno europeo: i sacrifici richiesti ai paesi membri per la sua realizzazioni diventerebbero maggiori dei suoi benefici.
L’Europa deve discendere dal mondo delle idee e rendersi in atto, mostrare quotidianamente la sua esistenza, la sua funzionalità, oserei dire la sua presenza ontologica. Voglio lanciare una proposta: un ufficio europeo in ogni città, anche in ogni quartiere. Uno spazio che sia di informazione, di sostegno, ma anche di incontro fra cittadine e cittadini, di formazione condivisa e di raccordo fra giovani e possibilità lavorative e d’impresa. Piccole porte sul resto dell’Europarlamento, poste anche dietro l’angolo di casa. Soltanto così il sogno europeo può evitare di implodere sulla sua goffa e compromessa realizzazione attuale: essere Europa non solo a Bruxelles, ma nelle strade che attraversiamo tutti i giorni.

VITTORIA MAIOLO 4C