• Home
  • Blog
  • Articoli
  • Spleen Cities. Bellezza e stupore delle grandi metropoli globali

Spleen Cities. Bellezza e stupore delle grandi metropoli globali

La città è l’impronta dell’evoluzione dell’uomo, non vi è stata grande civiltà nella Storia a cui non corrispondesse una grande capitale, icona e sintesi della magnificenza di intere culture. Tutt’ora, se parliamo di Nazioni, uno dei primi riferimenti a cui tendiamo è quello di indicarne la capitale e le città più importanti. Oggi definiamo alcune grandi metropoli come Global Cities, città globali, per sottolineare
l’importanza che ricoprono all’interno dello scenario sociale ed economico mondiale: basti pensare che alcune grandi capitali come Londra, Parigi e New York possono vantare un PIL addirittura superiore ad interi Stati. Città-Stato come Taiwan e Hong Kong sono al centro del dibattito internazionale, custodiscono un potere finanziario enorme e proprio per questo la loro autonomia è messa i discussione dalle potenze più grandi come la Cina. D’altronde fin dall’antichità il rapporto fra aree cittadine e Stato non è mai stato omogeneo, spesso i monarchi amavano vivere al di fuori dei grandi agglomerati urbani, qualsiasi potere centrale è sempre entrato in difficoltà con la complessità socio-economica ed i vari attori che da sempre governano il tessuto cittadino. Ancora oggi il distacco fra Metropoli e resto del Paese produce risultati evidenti: basti pensare all’ultima tornata di elezioni europee oppure al caso delle elezioni americane, dove in molti Stati si è potuto assistere ad un scollamento incredibile fra le scelte elettorali della popolazione urbana e non e proprio il voto metropolitano alla fine potrebbe favorire l candidato democratico. La tensione cittadina è da sempre quella alla libertà economica, al fermento culturale, allo scambio fra diverse usanze. Non è un caso che siano proprio le grandi metropoli lo scoglio su cui continua ad infrangersi la marea sovranista, che invece in altri contesti ha conquistato il cuore della popolazione. Pensiamo a paesi come l’Ungheria e la Turchia, nei quali due sindaci appartenenti all’opposizione, già precaria in questi due stati post-democratici, governano le rispettive capitali. Un primato, quello delle grandi metropoli, che si è solo amplificato negli ultimi vent’anni, favorito dalla globalizzazione. Ma le mirabolanti global cities sono diventate anche l’icona degli aspetti più negativi dell’avanzata del mercato globale, concentrando nel proprio tessuto urbano non solo gli aspetti positivi della grande globalizzazione, bensì anche tutte le contraddizioni che ne sono derivate. Quando ammiriamo la grandezza delle nostre metropoli, non possiamo che essere sopraffatti da una sensazione che al piacere fa subentrare le migliaia di voci, che noi cittadini conosciamo bene, di individui lasciati ai margini della società, il peso delle difficoltà economiche, il rumore del traffico e l’aria satura delle emissioni provenienti dalle nostre attività produttive, la frenesia e l’individualismo dell’uomo di città. Charles Baudelaire, poeta e grande osservatore delle grandi metropoli che proprio al suo tempo iniziavano a dominare la società, chiamava spleen quella sensazione malinconica, oppressiva dovuta all’incontro con lo stupore. Un sublime più concreto, pervasivo fisicamente: l’orrore che scaturiva dalla grandezza della modernità con tutte le contraddizioni che esso portava con sé. E quindi eccole le protagoniste del XXI secolo, le Spleen Cities: centri globali di potere finanziario e politico, poli attrattivi per il commercio, la cultura ed il turismo, Titani mondiali, con i piedi affondati nell’esercito argilloso di precari, rifugiati, disoccupati e studenti lavoratori che partecipano e subiscono i processi evolutivi delle grandi città. Cattedrali grottesche, simbolo del progresso, del futuro che avanza, del cosmopolitismo più
avveniristico ed al contempo simulacri degli scarti generati dalla stessa globalizzazione da cui sono nate.
Saranno le città a dominare la nostra epoca, sarà lì che le diverse forze politiche troveranno il
terreno di scontro più vero, più sanguinolento, sarà nelle metropoli che nasceranno le idee più radicali e nello stesso tempo germoglieranno i conflitti, sarà nelle periferie, ai margini delle spleen cities, così grandi quanto spaventose, la polveriera dalla quale esploderà, incontenibile, la rabbia sociale per un ordine mondiale che, stremato dalla battaglia contro la pandemia, non avrà più forze per sostenere un fallimento che in molti già reclamano.
In un modo o nell’altro, la metropoli sarà la protagonista del nostro secolo.

Vittoria Maiolo 4C cl