Newton l’alchimista

Intervistatore: buonasera a tutti! Ci troviamo oggi con l’assistente di una delle menti più rivoluzionarie e avanguardistiche dei nostri tempi, Humphrey Newton, assistente di Isaac Newton. In questa intervista non parleremo del Newton scienziato, fisico e matematico, ma cercheremo di sviscerare i lati più oscuri e controversi della sua ricerca con l’aiuto di chi, in prima persona, ha potuto conoscere ed assistere una mente di tale calibro. Buonasera Humphrey!

Humphrey: buonasera!

Intervistatore: innanzitutto voglio avere conferma da lei di una diceria che va completamente contro l’idea che noi tutti abbiamo di Newton, quale scienziato fortemente razionale e pragmatico. La diceria in questione affermerebbe che Newton, oltre che agli studi fisici e matematici, si sia anche interessato all’alchimia, quel complesso di conoscenze pratiche, filosofiche ed esoteriche volte a trasformare i metalli vili in nobili, creare medicamenti atti a guarire qualsiasi malattia e prolungare la vita oltre i suoi termini naturali. 

Humphrey: sì, è vero. E le dirò di più: se mettiamo a confronto i suoi scritti di chimica con quelli di alchimia, questi ultimi costituiscono una netta maggioranza. Sono costretto, però, a muovere un’obiezione alla sua domanda. Sbagliamo a vedere l’interesse parallelo di Newton sia per studi prettamente scientifici che per studi basati su conoscenze filosofiche ed iniziatiche come una contraddizione. Perché, se è vero che le due tipologie di studio richiedono un approccio diametralmente opposto, l’una basata sull’esperimento, l’altra su deduzioni che molto spesso son solo teoriche e legate a credenze quasi dogmatiche, nella sua ricerca esse sono indistricabilmente legate tra loro e l’una ha contribuito a far progredire l’altra e viceversa. Se, ad esempio, non avesse creduto nell’idea occulta dell’azione a distanza attraverso il vuoto, probabilmente non avrebbe sviluppato la sua teoria sulla gravità.

Intervistatore: e qual è lo scopo dei suoi studi alchemici?

Humphrey: per Newton i princìpi che governano i movimenti più grandi che possiamo facilmente osservare, come le leggi di gravità da lui scoperte che regolano i moti dei corpi celesti, devono essere validi anche per i movimenti più piccoli e più difficilmente osservabili. Egli vuole giungere, così, a una teoria che unifichi le leggi dell’universo e utilizza a questo scopo proprio l’alchimia. È convinto inoltre che questa sintesi sia stata una volta in possesso dell’umanità e che fu poi dispersa nelle filosofie antiche.

Intervistatore: e questa sua ricerca rimane uno studio prettamente teorico o vi è qualche riscontro concreto ed oggettivo?

Humphrey: Newton non si è limitato ad un semplice studio teorico dell’alchimia, anzi, c’è stato un periodo in cui ha accantonato gli studi scientifici per dedicarsi interamente ad esperimenti alchemici: andava a letto tardi, dopo le 2 o le 3, e talora dopo le 5 o le 6, dormendo solo 4 o 5 ore, specie in primavera e autunno, quando spendeva 6 settimane in laboratorio con il fuoco che non cessava giorno e notte, con lui seduto lì tutta la notte, ed io che lo osservavo, finché non aveva terminato i suoi esperimenti. Nel 1693, dopo anni ed anni passati in laboratorio, ha steso un testo, noto come Praxis, in cui dichiara di essere riuscito a trovare un metodo per ottenere la moltiplicazione all’infinito di un preparato. In questo stesso anno, però, è entrato in una grande crisi emotiva, disturbato da insonnie, manie di persecuzione, depressione e gravi problemi a socializzare. Io credo che parte della causa di questo crollo vada attribuita ad un’intossicazione da mercurio: infatti Newton passava moltissimo tempo a contatto con questa sostanza ed era addirittura solito assaggiare i suoi preparati. Non è un caso che la ripresa da questa crisi sia stata parallela ad un progressivo calo di interesse nei confronti dell’alchimia, alla diminuzione di esperimenti e all’interruzione della stesura di Praxis.

Intervistatore: un’ultima domanda: perché Newton ha deciso di mantenere segreti i suoi studi di alchimia nonostante ci abbia dedicato così tante forze e tempo?

Humphrey: in questo periodo gli alchimisti vivono situazioni molto controverse: alcuni sono derisi e screditati, mentre altri godono ancora di grande rispetto, come Robert Boyle, che non ha avuto problemi a dichiararsi alchimista sperimentale e a pubblicare perlomeno le sue scoperte più “scientifiche” e con cui Newton si è confrontato più volte in varie lettere. Le ragioni per cui non ha deciso di pubblicare i suoi studi alchemici sono molteplici: da un lato il desiderio di non mescolare fatti sperimentali con speculazioni teoriche, dall’altro la paura di essere attaccato e deriso e che, così, tutte le sue scoperte in ambito scientifico fossero screditate.

Intervistatore: la ringrazio per la sua disponibilità e per averci concesso uno sguardo nella parte di Newton che non tutti raccontano o conoscono!

Humphrey: grazie a lei per avermene dato la possibilità!

Niccolo’ Amodeo 4C cl

Sitografia:

 https://www.indiscreto.org/la-storia-newton-dellalchimia/

https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=102018

https://paolomaggi.wordpress.com/isaac-newton-primo-scienziato-o-ultimo-alchimista/

https://st.ilsole24ore.com/art/cultura/2012-01-22/newton-malato-alchimia-081424.shtml?uuid=AaYvG6gE