Intervista impossibile a Gianni Rodari

Salve Dott. Rodari, grazie mille per essere qui. Le posso dare del tu e chiamarla Gianni?
Certo e grazie a voi per avermi invitato.
Dato che sei uno studioso che ama la cultura, non solo letteraria, ci potresti dire come ti definisci?
Allora, sono un giornalista, uno scrittore, un cattolico e un partigiano comunista. Ma, soprattutto, sono un grande studioso della pedagogia.
Cosa significa insegnare per te?
Insegnare non significa semplicemente trasmettere delle nozioni agli alunni, ma anche educarli ad essere persone migliori.
Sappiamo che hai scritto anche un libro teorico sull’insegnamento, “Grammatica della Fantasia”, che metodo consigli di usare nell’insegnamento?
La creatività. Come spiego nel mio libro, un bambino troverà la forza e il coraggio di lottare per costruire un mondo migliore solo se sarà capace di immaginare cose che non esistono; il compito dell’adulto è quello di stimolare la sua fantasia, fornendogli gli strumenti adatti affinché la creatività emerga. Questa non dev’essere mai intesa come gioco.
Veramente molto interessante grazie mille Gianni. Tenendo conto della considerazione che hai dei bambini e dell’infanzia, possiamo intuire che la tua sia stata quantomeno interessante. C’è ne potresti parlare un po’?
Sì volentieri, sono nato il 23 ottobre del 1920 a Omegna sul Lago d’Orta e lì ho frequentato fino alla quarta elementare ma, dopo la scomparsa di mio padre, io e la mia famiglia ci siamo trasferiti a Gavirate, paese natale di mia madre, dove ho avuto modo di finire le elementari.
La scomparsa di tuo padre ha portato molto sconforto alla tua famiglia?
Mia madre per fortuna ha potuto contare, oltre che sul mio aiuto, anche su quello dei miei due fratelli Cesare e Mario.
Ti sentivi a tuo agio con loro? Sentivi delle forti differenze?
Sicuramente c’era un forte legame tra di noi, dettato anche dai momenti difficili che abbiamo superato insieme, ma loro erano decisamente più vivaci di me; mi hanno sempre considerato un bambino sensibile e piuttosto solitario, ero poco incline a stringere amicizia con i miei coetanei.
Devo ammettere che questo proprio non me l’aspettavo. Passare da essere un tipo solitario ad essere un punto di riferimento di molti bambini nel mondo… è veramente incredibile Gianni complimenti. Dov’è che finalmente riesci ad ottenere lavoro nel campo pedagogico?
Vengo assunto come maestro elementare in diversi paesi del Varesotto.
C’è stato qualcuno che ti ha scoraggiato e fatto pensare di lasciare l’insegnamento?
Non ho mai pensato di lasciare l’insegnamento, ma una volta sono stato valutato “insufficiente” come insegnante quando ho rifiutato un incarico nel partito fascista. Non avrei mai accettato quel lavoro, anche se questo mi avesse portato a rovinare tutta la mia carriera.
A partire da questo episodio, il tuo impegno politico viene sempre più delineandosi non è vero?
Proprio così nel 1943 iniziai una collaborazione con “resistenti comunisti” e l’anno dopo, nel maggio 1944, mi arruolai nella Squadra di azione Patriottica di Saronno. Subito dopo diventai funzionario del Partito Comunista italiano.
Ci parleresti un po’ dell’incontro con tua moglie Maria Teresa Ferretti?
Ho conosciuto Teresa nel 1948. Era segretaria dei parlamentari eletti col gruppo del Fronte popolare democratico a Modena ed io ero inviato speciale dell’Unità. Quindi per ragioni di informazioni andavo in ufficio e piano piano abbiamo fatto amicizia. Nel 1949 a Modena ci fu un grande raduno che si chiamava “Terra e non più guerra” dove chi lavorava la terra chiedeva migliori condizioni di lavoro e modifiche dei contratti. In quell’occasione ebbi l’occasione di conoscerla meglio poiché le ragazze facevano il servizio d’ordine mentre io lavoravo per l’Unità. Nel 1950 sono stato chiamato a Roma per dirigere la rivista per bambini “Il Pionere” e quando per motivi di lavoro andai nella capitale la incontrai di nuovo e dalla amicizia nacque qualcosa di più. Nel 1953 ci sposammo e quattro anni dopo, nel 1957, nacque nostra figlia Paola.
Gianni quand’è che incominciasti a fare scrittura per l’infanzia?
Dal 1960 in poi, incominciai a pubblicare per una prestigiosa casa editrice come Einaudi e diventai famoso in tutta Italia. Il primo libro, “Filastrocca in cielo ed in terra”, uscì con la nuova casa editrice nel 1959. Solo nel 1962-1963 raggiunsi una certa tranquillità economica grazie alla collaborazione a “La via migliore” e all’enciclopedia per ragazzi “I quindici”.
Cos’hai provato quando nel 1970 vincesti il Premio Andersen?
Era un riconoscimento alla mie opere di scrittore per l’infanzia, perciò fui molto fiero di me; mi sentii come se tutti i miei sforzi fossero apprezzati in tutt’Italia.
Scherzi?? Ancora adesso molti genitori leggono i tuoi libri ai figli. Figurati allora!
Comunque Gianni grazie ancora per essere venuto.
È stato un piacere e grazie a voi per avermi intervistato!

Sara Pollina