Una rappresentazione teatrale di ‘Ragazzi di vita’

Un paio di anni fa, quando il Covid non ci aveva ancora impedito di godere dell’arte del teatro e non aveva impossibilitato i lavoratori del mondo dello spettacolo a svolgere il loro mestiere, mi sono recata al teatro Argentina, insieme a mia sorella e mia nonna, per assistere alla rappresentazione teatrale di Ragazzi di Vita, di Pier Paolo Pasolini.

“Ragazzi di vita” è un’opera scritta nel 1955. Il protagonista è Riccetto, che, come gli altri personaggi si muove fra le borgate romane del dopoguerra.

Riccetto e i suoi amici sono persone con pochi mezzi a disposizione, non sognano in grande, non studiano, vivono ala giornata come meglio riescono, anche i personaggi che fanno da contorno sono persone estremamente semplici, non sempre oneste. La vita per le persone che vivono in periferia è dura e per sopravvivere ognuno fa quel che può. Sebbene Riccetto mostri anche dei tratti dolci, come vediamo in una scena in cui si prende cura di una rondine, la vita lo mette di fronte a situazioni atroci, inclusa la morte. Lo vediamo nella dolorosa scena finale. In un ambiente simile è quasi impossibile restare innocenti.

Purtroppo o per fortuna ho assistito allo spettacolo senza aver letto prima il libro. Da una parte mi sarebbe piaciuto arrivare più “preparata”, dall’altra il non conoscere l’esito della storia ha fatto sì che guardassi lo spettacolo con un enorme coinvolgimento, devo infatti dire che durante la visione della rappresentazione mi sono particolarmente emozionata, empatizzando con il protagonista e con gli altri personaggi, grazie anche alla bravura degli attori.

La narrazione era spesso accompagnata da coro di stornelli romani, che a mio parere hanno reso possibile il far sentire lo spettatore al cento per cento, come se vivesse le borgate di Roma del dopoguerra in prima persona.

Queste storie sono realistiche, non vengono omessi i dettagli della vita vera solo per rendere il tutto più “dolce”. Ci mostrano la vita di persone semplici, di individui più vulnerabili e influenzabili in tempi difficili.

I ragazzi del romanzo forse non sono “bravi ragazzi”, ma sono persone estremamente vitali, vere, sono “ragazzi di vita”.

Valeria Del Sordo 4N