La leggenda della Bella Addormentata

Le leggende sono immortali, un perfetto connubio di realtà e fantasia che originano racconti affascinanti. L’Abruzzo è ricco di tali storie che si tramandano di generazione in generazione consegnando ai posteri racconti curiosi ed interessanti.

La Maiella è da sempre considerata la madre degli abruzzesi. Simbolo di fertilità e protezione. Proprio a lei è dedicata una leggenda che affonda le sue radici nella mitologia greca e che vede protagonista l’amore di una giovane madre, Maja, bella ed affascinante, così veniva descritta la maggiore delle sette Pleiadi, le ninfe figlie di Atlante e Pleione. Una giovane dalle lunghe trecce bionde in grado persino di attirare l’attenzione di Zeus, con il quale, in seguito ad una notte di passione in una grotta del Monte Cillene, ebbe un figlio di nome Ermete, un gigante. Quest’ultimo fu ferito gravemente durante una battaglia ed è proprio qui che la nostra storia ha inizio.

LA LEGGENDA

Maja, infatti, desiderosa di salvare la vita del figlio, fuggì dalla Frigia attraversando il mare su di una zattera sino a raggiungere la città di Orton, l’attuale Ortona. Temendo di essere inseguita dai nemici, decise di raggiungere la cima del monte più alto, il Gran Sasso, dove trovò rifugio in una grotta. Lì si occupò di curare Ermete con delle erbe mediche ma quando la sua scorta terminò decise di recuperarne altre nei pressi della montagna. Sfortunatamente, la presenza di neve rese impossibile la raccolta delle erbe necessarie e qualche giorno dopo il figlio morì, lasciandola nella più totale disperazione, una disperazione che la accompagnò fin quando non esaurì le lacrime decidendo di seppellirlo durante la notte.

Il giorno seguente tutti gli abitanti della zona avvistarono il profilo di una nuova montagna rinominata “Il gigante che dorme”. Al contempo Maja, vinta ormai dallo strazio e dal dolore, morì dall’altra parte della valle, con lo sguardo rivolto verso il profilo del suo amato figlio. La sua famiglia, una volta ritrovata, decise di adornarla con vesti ricche di ori e di gemme, ghirlande di fiori e di erbe aromatiche, vasi d’oro e d’argento per poi darle una degna sepoltura. La montagna, luogo della sua sepoltura, fu a lei dedicata prendendo le sembianze di una donna addolorata riversa su sé stessa, e fu rinominata “Majella” in suo onore. Ancora oggi è possibile udire i lamenti e il pianto amaro della giovane Maja, madre di Ermete e simbolo della più pura forma d’amore, quello materno.

di Stefania Capuano