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Recensione del libro “L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza

Durante il primo anno di liceo ricevetti dalla scuola il romanzo “L’arte della gioia”. A differenza di adesso, non ero molto interessata alla lettura, ma decisi comunque di dare una possibilità a questo libro, che a dire il vero mi aveva inizialmente un po’ turbata. Andando avanti con le pagine ho trovato nella storia di Modesta un racconto potentissimo e ad oggi (non che io abbia letto centinaia di libri) non ho trovato un libro che mi abbia preso e insegnato tanto quanto questo.

“L’arte della gioia” venne scritto nel 1976, ma pubblicato postumo nel 1994(prima parte) e nel 1998(seconda parte). La storia di Modesta parte da un piccolo paesino della Sicilia, la sua famiglia è povera. Modesta conosce fin da piccolissima la sessualità e anche gli abusi. Alla morte della madre viene spedita in un convento di suore, dal quale riuscirà a uscire, successivamente all’ “accidentale” decesso di Madre Leonora. Modesta arriva così in una casa di nobili. La ragazza, intelligentissima e anche un po’ calcolatrice riesce ad arrivare a gestire gli affari economici della casa e ad ottenere un matrimonio di convenienza. Modesta diventa madre, senza mai essere ridotta solo a questo ruolo; continua ad essere una donna che intrattiene relazioni con uomini e donne indistintamente, una donna impegnata in politica, femminista, socialista, antifascista, tanto da finire in carcere negli anni del regime.

Il personaggio di Modesta è a parer mio straordinario, il solo nome è tutto un programma: questa donna, di modesto, non ha nulla. Nasce in un ambiente umile, ma sa bene di essere fatta per altro. L’inizio della sua vita è quello di una persona destinata all’invisibilità, ad essere e sentirsi una vittima. Ma quando la vita prende a schiaffi Modesta lei ne ride e risponde. Vive l’essere madre in modo non perfetto, vive la sua sessualità non come un tabù, essendo sempre sicura di sé e testarda. Il personaggio di Modesta rappresenta per me la definizione di libertà. Credo che leggere di una donna simile a 15 anni mi abbia aiutata moltissimo a cercare di impostare molte delle mie idee e che mi aiuti tutt’ora. Penso di dovere molto a questo grande personaggio.

Mi è piaciuto il fatto che ci siano parecchi cenni storici all’interno del romanzo; questo lo rende una lettura non passiva, c’è sempre qualcosa da imparare e sul quale fare ricerche e approfondimenti.

Lo stile del libro forse non è perfetto, le parole non sono musicali, poetiche, ma è un libro che comunica quello che vuole comunicare senza paura, non arriva in punta di piedi ma irrompe con forza nella testa del lettore.

Non sono in grado di giudicare se un libro sia o meno un capolavoro, ma posso dire che questo lo è stato per me.

“E va bene Prando, te l’ho detto e te lo ripeto: io voglio essere indipendente dagli uomini come Lucio. E state attenti perché di questo passo le donne si accorgeranno di come voi uomini di sinistra sorridete con sufficienza paternalistica ai loro discorsi, quando la tua Amalia si accorgerà di non essere ascoltata e di fare due lavori sfinendosi davanti ai fornelli e in laboratorio- perché non mi parli mai del lavoro di Amalia, eh? Perché devo sentire solo quanto è dolce, carina o gelosa? – quando si accorgeranno la loro vendetta sarà tremenda, Prando”

Valeria Del Sordo 4N