La violenza sulle donne durante il Covid-19. Inchiesta

L’emergenza che è stata creata dall’epidemia di coronavirus, ha fatto crescere il rischio di violenza sulle donne, perché molto spesso la violenza avviene dentro la famiglia. Per questo la lotta contro la violenza sulle donne non si è fermata in questo periodo, solo che il distanziamento sociale e tutte le norme prese per contenere i contagi, sono state un ostacolo per l’accoglienza delle vittime, ma il numero 1522 anti violenza e stalking, i centri antiviolenza e le case rifugio sono sempre rimasti attivi, nel rispetto delle regole igienico-sanitarie previste e le Istituzioni hanno rafforzato gli interventi di contrasto e prevenzione.

Il lockdown e la quarantena, che sono stati necessari per ridurre la diffusione della pandemia, hanno contribuito ad aumentare ulteriormente l’isolamento delle donne e le loro difficoltà ad attivare reti di supporto. Questo fenomeno viene definito “pandemia ombra” proprio per sottolinearne l’impatto devastante che ha avuto. A livello internazionale ed Europeo, sono state fornite raccomandazioni e linee guida per fronteggiare in emergenza le situazioni di violenza, che hanno sottolineato l’esigenza di rafforzare i servizi specializzati di supporto e ospitalità per le donne. Anche in Italia, l’esplosione dei casi di violenza è stato sostanziale. Se si guarda ai dati delle chiamate al numero verde nazionale antiviolenza e stalking 1522, che è stato promosso dal Dipartimento Pari Opportunità, nella fase di pandemia sono aumentate molto rispetto gli anni precedenti.

È un numero completamente gratuito che ha consentito, nella fase più critica della pandemia, di mettere in contatto le donne con i servizi tramite una semplice telefonata. A rispondere sono operatrici specializzate che forniscono alle vittime un sostegno psicologico, giuridico e di orientamento per i servizi specializzati (centri antiviolenza e case rifugio) presenti sul territorio, alle quali possono rivolgersi. Rilevante è stata anche l’applicazione Youpol, realizzata dalla Polizia di Stato. Che a partire dal 27/03/2020, questa applicazione è stata estesa anche ai reati di violenza domestica, perché prima era solo per segnalare episodi di spaccio e bullismo. 

Conclusione 

A conferma della crescita della violenza sulle donne in questo anno di pandemia causta dal Covid-19, ecco forniti i dati dell’ISTAT.

Dati statistici 

Nel 2020 le chiamate al 1522, il sono aumentate del 79,5% rispetto al 2019, sia per telefono, sia via chat (+71%). Il boom di chiamate si è avuto a partire da fine marzo, con picchi ad aprile (+176,9% rispetto allo stesso mese del 2019) e a maggio (+182,2 rispetto a maggio 2019). Nel 2020, questo picco, sempre presente negli anni, è stato decisamente più importante dato che, nella settimana tra il 23 e il 29 novembre del 2020, le chiamate sono più che raddoppiate (+114,1% rispetto al 2019). La violenza segnalata quando si chiama il 1522 è soprattutto fisica (47,9% dei casi), ma quasi tutte le donne hanno subito anche altre forme di violenza e tra queste emerge quella psicologica (50,5%). Rispetto agli anni precedenti, le richieste di aiuto delle giovanissime fino a 24 anni di età sono aumentate del 11,8% nel 2020 contro il 9,8% nel 2019, e delle donne con più di 55 anni del 23,2% nel 2020; 18,9% nel 2019. Nei primi 5 mesi del 2020 sono state 20.525 le donne che si sono rivolte ai Centri antiviolenza, per l’8,6% la violenza ha avuto origine a causa della pandemia.

Caterina Dodaro, IV C SIA