L’uso degli “abitini” nella magia lucana

Nella magia lucana ricorre il bisogno di proteggere il bambino durante il suo periodo d’infanzia, bisogno che viene soddisfatto con l’utilizzo di alcuni sacchetti di stoffa considerati magici chiamati “abitini”. L’importanza che si attribuisce a questi sacchetti è tale che quest’ultimi vengono appesi al neonato anche durante la cerimonia battesimale, considerata una grande forma di lotta contro il male. Una particolarità di questo rituale è quella di considerare virtuoso l’abitino dei primogeniti, tanto che a chi non nasce primogenito, non viene fatto il battesimo con il proprio abitino, ma si lascia che ad essere battezzato con quest’ultimo sia un primogenito. A Tricarico, inoltre, è stata documentata l’usanza di inserire nelle fasce del bambino un paio di forbici con le punte verso l’alto, simbolo di minaccia contro il male. Nei sacchetti, invece, inizialmente è contenuto del ferro di cavallo, mentre andando avanti col tempo esso varia molto tra elementi naturali, culinari o di oggettistica. Tuttavia, la scelta di questi elementi è precisa, mirata, simbolica e di carattere sacro, e avviene a seconda delle difficoltà che si presentano nella vita o del carattere sacro che si vuole evidenziare.

Ernesto De Martino, storico e filosofo del 1900, fu un grande pioniere della ricerca etnologica. Tramite il metodo comparativo e lo studio delle diverse culture, incentrò il proprio studio sul rito della magia, vista però dal punto di vista antropologico. Il suo studio fu particolarmente centrato nel sud Italia, spiegando la magia come necessità di colmare un’assenza e come funzione protettiva.

Federico Crudeli 4M