Quando la libertà non va concessa

Giovanni Brusca è un mafioso italiano, membro molto importante di cosa nostra e uomo fidato di Totò Rina. Nasce il 20 Febbraio 1957 a San Giuseppe Jato comune alle porte di Palermo.

Nella sua carriera da mafioso, come da lui confessato, ha ucciso più di 150 persone. Tra le sue vittime figurano Il giudice Giovanni Falcone, ucciso insieme alla moglie e la scorta nella strage di Capaci, il bambino Giuseppe di Matteo prima rapito e due anni dopo ucciso e sciolto nell’acido nel bunker sotto la sua casa e Antonella Bonomo, strangolata mentre era incinta da tre mesi.

Questi sono solamente alcuni dei delitti commessi da quest’uomo che in questi giorni ha finito di scontare il suo debito con la giustizia, 25 anni. Solo 25 anni. La condanna originale non prevedeva una così breve scarcerazione ma Brusca fin dal suo arresto, avvenuto il 20 maggio 1996, decise di intraprendere la via della collaborazione inizialmente per poter uscire dal regime di 41 bis, successivamente per poter accorciare notevolmente la sua detenzione. In un primo momento fornì durante gli interrogatori false testimonianze con lo scopo di mettere in cattiva luce i suoi rivali e proteggere chi era vicino a lui, come Totò Rina e gli altri Corleonesi. Dopo esser stato per ciò accusato di calunnia e falsa testimonianza decise di collaborare nuovamente, questa volta fornendo informazioni che vennero ritenute vere a affidabili. Queste ultime confessioni portarono all’arresto di numerosi mafiosi e valsero per Giuseppe Brusca un grosso sconto di pena e lo status di collaboratore di giustizia. Questi sconti di pena hanno fatto in modo tale che abbia trascorso in carcere solamente 60 giorni per omicidio.

Sono consapevole che la legge sui collaboratori di giustizia la quale consente a Giovanni Brusca di poter uscire dal carcere è stata voluta proprio dal Giudice Falcone da lui ucciso vigliaccamente, ma sono altrettanto consapevole che se questa legge produce storture del genere deve esser cambiata al più presto. L’obbiezione più logica che potrebbe esser usata per controbattere alla mia tesi è che grazie agli sconti di pena riservati ai collaboratori di giustizia è stato possibile per lo Stato arrestare molti criminali. Ciò è senza dubbio un dato di fatto ma le problematiche riguardo a questa legge a mio avviso rimangono; la prima contraddizione è che più queste persone hanno causato dolore e danni alla società più hanno potere nella trattativa sullo sconto della pena in quanto ovviamente essendo stati a capo di tali sistemi possono fornire più informazioni, la seconda problematica è senza dubbio il reinserimento nella società dei mafiosi, gente capace di uccidere più di 150 persone anche nei modi più violenti e deplorevoli. Sono convinto che gente come Giovanni Brusca non possa calpestare le stesse strade calpestate da tutti noi, così come credo non possa entrare in un normale supermercato per fare la spesa. Una persona che scioglie un bambino dentro l’acido e che getta nella disperazione una nazione intera uccidendo un eroe nazionale come Giovanni Falcone a volte mi chiedo se abbia anche solo il diritto a vivere di certo non ha il diritto alla libertà.

Andrea Bosman