Il fenomeno delle baby prostitute

Vengono chiamate baby prostitute le minorenni che si prostituiscono. Spesso sono vittime di tratta e possono sempre essere definite vittime di sfruttamento sessuale: la prostituzione minorile in Italia è infatti un reato punito ai sensi dell’articolo 600bis del codice penale.

Le “baby squillo” sono adolescenti che frequentano le scuole superiori e si prostituiscono vendendo il proprio corpo in cambio di soldi. Sono ragazze che non si rendono conto di ciò che fanno perché non provano amore ,affetto, emozioni e per loro ciò che conta è ottenere in cambio qualcosa.

Un vortice di sesso, droga, soldi e Internet che travolge l’Italia, tra scandalo e morbosa curiosità, illuminando una fascia oscura della società italiana. Adulti che cercano emozioni forti, ragazzine e ragazzini che vivono il sesso in una maniera inedita. Pura merce di scambio, nessun valore, nemmeno quello della trasgressione che fu. Che si tratti di vendere il proprio corpo o di commettere un delitto, alla base c’è la mancanza totale di regole e di norme etiche.

Non esistono baby squillo perchè non sono loro a decidere in autonomia di fare sesso con adulti. Come non esistono i baby kamikaze, perchè non decidono da soli di andarsi a far esplodere: sono adulti a deciderlo per loro. Esistono vittime. Un minore proprio perché minore è tutelato dalla legislazione internazionale. Quando le vittime sono bambine e bambini, sono e devono essere considerati innocenti anche nella terminologia.

Dei clienti sappiamo che, nonostante appartengano a diverse classi sociali, sono persone le quali godono di una condizione economica sicuramente agiata: dai tabulati telefonici e degli ‘sms’ sono emersi anche altri dettagli, che fanno comprendere il livello sociale dei clienti: gite in barca, borse firmate, viaggi di settimane ‘tutto incluso’ come riconoscimenti ‘extra’ alle ragazze. Uno dei punti dolenti della questione risiede nella possibilità di stabilire se i clienti fossero al corrente della reale età delle prostitute. Tutti, infatti, al fine di discolparsi da un reato più grave del solo favoreggiamento della prostituzione, hanno dichiarato di non sapere, nel momento in cui veniva consumato il rapporto sessuale, che le ragazze fossero minorenni: difficile da credere, altrimenti non sarebbe stato possibile ricorrere al ricatto nei confronti delle ragazze. molte di queste ragazze minorenni hanno ammesso di essere finite nel ‘circuito’ in seguito ad atteggiamenti provocatori e sconsiderati dietro i quali, almeno agli inizi, non v’erano altre menti all’infuori delle loro. Molti clienti, alcuni dei quali divenuti successivamente ‘protettori’ o ‘soci’ in affari, hanno infatti contattato le ragazze dopo aver visionato alcune foto che le ritraevano in atteggiamenti e pose sexy, postate sui siti di incontri online. Nella prostituzione minorile, credo che le ragazze siano ‘spinte’, da una parte, dalla molla del consumismo. Dall’altra, dal bisogno di ottenere subito e a qualunque prezzo le cose.

Carneri Beatrice
Casoli Giorgia
Soccorsi Antonia
classe 4C