Intervista sulla situazione in Bielorussia

di Luca Elia

 «Ciao, raccontaci un po’ di te»

«Ciao, mi chiamo Darya, ho diciannove anni e vengo dalla Bielorussia; più precisamente da una piccola città che si trova vicino alla capitale Minsk. Vivo in Italia con mia madre ormai da dieci anni, la quale si è trasferita nel 2007 prettamente per motivi di lavoro. Torno spesso in Bielorussia per andare a trovare i miei parenti ed amici.»

«Credi nelle proteste che si sono svolte fino ad oggi nel tuo paese?»

Darya: «Credo molto nelle proteste che si sono svolte fino al giorno d’oggi lì in Bielorussia soprattutto perché restando a casa seduti sul divano la situazione non cambierà mai; ormai sono ventisei anni che la situazione è sempre la stessa, con in carica il presidente Lukashenko. Potrebbe sembrare facile sentirlo dire da me che mi trovo lontano dalla mia terra ma non è così; soprattutto all’inizio delle proteste che erano iniziate un po’ prima delle le ultimi elezioni del presidente, fatte per la corruzione e anche per il rifiuto di Lukashenko di adottare le misure di sicurezza per la pandemia del Covid 19.»

«Sei preoccupata per i tuoi parenti a seguito del rifiuto di Lukashenko di adottare delle misure di sicurezza per contrastare la pandemia dovuta al Covid 19?»

Darya: «Ero e sono tutt’ora preoccupata per i miei parenti,soprattutto per la loro salute. Mentre io mi trovavo chiusa in casa durante la prima quarantena in Italia sentivo i miei parenti che continuavano ad andare a lavoro dove ovviamente non venivano rispettate le misure di sicurezza perché nessuno li avrebbe ripagati.»

«Cosa pensi della situazione in Bielorussia? Hai parenti coinvolti nelle proteste?»

Darya: «Ovviamente quando sono iniziate le proteste dopo le elezioni mi faceva male vedere tutto ciò che accadeva nella capitale; spesso mi commuovevo o dormivo male per i video che giravano dove la gente veniva presa a bastonate, ammanettata e portata via, stuprata. Insomma, vedevo molto sangue e molta violenza. La mia famiglia non è stata molto coinvolta nella violenza delle proteste perché vivono nella città piccola dove le proteste praticamente non si svolgono. Ero molto preoccupata in particolare per mia zia la quale andava al lavoro a Minsk ogni giorno. Un giorno mi aveva raccontato che aveva rischiato di essere presa dalle forze di sicurezza mentre tornava da lavoro perché era vestita tutta di bianco per coincidenza proprio nel giorno della Marcia della Libertà.»

«A seguito del blocco di internet sei riuscita ad avere contatti con i tuoi parenti?»

Darya: «Per fortuna quando ci fu il blocco di internet sono riuscita a restare in contatto con mia zia e miei cugini i quali mi hanno assicurano che loro e nonno stavano bene grazie soprattutto all’app Telegram che comunque riusciva bene o male a inviare i messaggi. Ricordo anche i racconti dei miei amici e le foto che pubblicavano nei quali i protagonisti erano due miei amici coinvolti nelle proteste di Minsk che sono stati portati con la forza in posti sconosciuti e rinchiusi in garage con tante altre persone; il tutto al buio, praticamente non capivano dove fossero. Uno di loro aveva anche perso le sue cose personali ed era tornato con tanti lividi sul corpo.»

«Pensi che l’Europa debba ‘’farsi sentire’’ in maniera più decisiva e soprattutto pensi che la situazione potrà mai migliorare?»

Darya: «Non mi intendo tanto di politica sulla situazione tra l’Europa e la Bielorussia, so solo delle sanzioni a livello economico. Spero solo che la situazione in Bielorussia cambi, è un paese molto pacifico con gente pacifica che fino ad oggi ha protestato molto civilmente a differenza degli altri paesi che sentiamo ultimamente nelle notizie. Ogni cittadino merita la pace e di esser sentito dopo 26 anni del governo di dittatura.»