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“La fama e la felicità  sono solo momentanee”. L’ultima intervista a Marilyn Monroe

Marilyn Monroe, pseudonimo di Norma Jeane Mortenson Baker Los Angeles, nata il primo giugno 1926 a  Los Angeles, scomparsa tragicamente il 5 agosto 1962, è stata un’attrice, cantante, modella e produttrice cinematografica statunitense, tra le più celebri attrici della storia del cinema.

Il 3 agosto 1962, due giorni prima che Marilyn Monroe si suicidasse concesse un’intervista al collaboratore Richard Maryman. L’argomento dell’intervista era il successo raggiunto.

Marilyn Monroe: “Il successo è come il caviale. E’ bello mangiare caviale, ma se lo fai tutti i santi giorni ti viene la nausea. E poi, il successo attira l’invidia, la gente dice ‘Chi si crede di essere, Marilyn Monroe?'”.

Marilyn abitava a Brentwood, poco fuori Los Angeles. Richard Maryman suonò il campanello, mentre il cuore gli batteva forte per l’emozione. Non sapeva che cosa aspettarsi. Fu la governante ad aprire la porta e lui eimase di stucco: “Davanti a me c’era un salone praticamente vuoto, con due sedie e nient’altro. Posai il registratore per terra e mi inginocchiai per metterlo in funzione. All’improvviso mi apparvero un paio di pantaloni gialli. Una voce mi disse ‘Posso aiutarla?'”. Così Maryman incontrò Marilyn Monroe, in ginocchio. La ricordò bellissima, truccata e pettinata per l’occasione. “Però, era visibilmente turbata- scrisse- e cambiava umore molte volte. Era intensa, piena di rabbia e di tristezza. Soprattutto quando parlava di come il successo avesse cambiato la sua vita”.

Riporto qui il racconto della donna che divenne un mito in tutto il mondo, scaturito dall’intervista.

M.M. “Visto che sarà  l’argomento di questa intervista voglio dire subito che il successo è provvisorio. Io lo so bene. Ha i suoi lati positivi ma c’è il rovescio della medaglia. Lo so per esperienza. La fama e la felicità  sono solo momentanee, sprazzi di benessere passeggero per chi non ha avuto un’ infanzia felice, non mi considero un’orfana ma sono cresciuta come tale.

Sono cresciuta in modo decisamente diverso dalla maggior parte dei bambini. I bambini sognano la felicità . Per loro è una cosa scontata. A me, invece, la felicità  sembrava qualcosa di impossibile. Sognavo di recitare. La vita che facevo non mi piaceva. Il mondo per me era tetro. Vivevo al di fuori di tutto, poi all’improvviso una porta si è spalancata. Mi sono chiesta “che succede?”. Il mondo mi era amico, mi apriva le braccia. A quei tempi, non capivo ancora il valore dei soldi. Cominciavo a comprendere l’importanza dell’aspetto, ma qualcosa mi sfuggiva, non potevo permettermi neanche un bel golfino”.

Il sesso è un dono naturale, grazie al cielo! E’ davvero un peccato che molti lo disprezzino o che cerchino di rovinare questo sentimento, è cosa naturale. Tom Kelley è ancora in giro, si vede ancora in città . Quando mi ha proposto di posare nuda mi sono detta “se devo diventare un simbolo meglio essere un simbolo del sesso che di qualcos’altro!”. Questo è il problema.

Oggi un simbolo sessuale è considerato un oggetto, è possibile essere un oggetto!”.

Richard Maryman: “Aveva quella risata squillante, inconfondibile. ma qui scoppiava a ridere nei momenti sbagliati. Marilyn ringraziava i fan per il suo successo. Sentiva che a Hollywood non la rispettavano. Solo i suoi fans la capivano, grazie a loro era una diva. fu l’unico argomento di cui parlò con gioia, durante l’intervista”.

M.M. “Se sono una star è perchè la gente lo ha voluto. E’ stata la gente. Lo studio era sommerso dalle lettere dei fan. Mi scrivevano che per loro ero l’unica star. Io dicevo: ‘io una star?’ e tutti mi guardavano come se fossi pazza.

Non sapevo che effetto facessi finchè non sono andata in Corea, fino ad allora non lo avevo capito perchè quelli dello studio mi dicevano sempre: ‘Guarda che non sei una star!’. A volte la gente vuole capire se sei vera. Ti osservano e vedono in te qualcosa del tutto estraneo alla loro vita quotidiana. E questo lo spettacolo, giusto? La gente mi piace, il pubblico, la ressa mi spaventano. La gente ha qualcosa in cui posso credere. Quando esco da casa a New York, nella 57a strada mi capita di camminare e sentirmi dire: ‘Marilyn, ciao! Come stai?’. Per me è un onore. Magari qualcuno mi fischia dietro, fanno dei commenti, tipo: ‘Che tipo di biondona niente male!’. Poi sussultano e dicono: ‘E’ Marilyn Monroe!’.

Penso che la sessualità  sia bella, quando è naturale e spontanea. Molti non ci arrivano. Capisce cosa intendo?”.

RM:”Marilyn aveva sentimenti ambivalenti sulla sua immagine di sex symbol e la stampa che la rafforzava. La stampa l’aveva resa famosa ma lei non si fidava comunque. Perciò volle sapere prima le domande dell’intervista. L’attenzione della stampa le piaceva ma non voleva essere perseguitata dai reporter, ogni volta che usciva”.

M.M. “Sembra che ci sia sempre qualcuno pronto ad assalirti. E’ così, non sono paranoica. E’ come se volessero rubare una parte di te, farti a brandelli. Penso che molti non se ne rendano nemmeno conto. A volte ti senti come derubata di te stessa, mentre tu vuoi restare integra, ben salda sulle tue gambe. Vogliono sapere tutto di te. A volte è quasi impossibile. C’è un bisogno di solitudine in un personaggio pubblico che non tutti capiscono. E’ importante avere dei segreti solo per sè, che non si vogliono rivelare al mondo intero. Ci devono essere dei momenti di privacy. Mi piaceva tanto ridere forte! Prendevo una bici in prestito e volavo via. Cominciavo a ridere al vento, correndo come un fulmine. E ridendo, ridendo! Adoravo il vento, sembrava che mi accarezzasse”.

Maryman racconta come l’attrice ricevette soltanto due telefonate durante l’intervista: “Una volta, allo squillare del telefono disse alla governante: “‘Se è un italiano io non ci sono’. Credo si riferisse a Joe Di Maggio. Marilyn si sposò tre volte e fu sempre un fallimento. Non volle nemmeno che nominassi il suo primo matrimonio, a 16 anni con un marinaio.

M.M. “Non ero mai felice, non contavo sulla felicità , tranne che nel matrimonio. Quando ero piccola, mi piaceva giocare alla casa potevi fingere di essere quello che volevi. Ogni volta una cosa diversa. Era utile per imparare a stabilire i propri limiti.

Immagini di un’intervista. Joe non è qui con lei? “No”. Però ieri vi siete visti? “Oh si”. Lo raggiungerà per il campionato? “Vorrei tanto, ma sarò impegnata con un film in quel periodo”. Quando cominceranno le partite? “Giusto. Non sono mai andata a una partita, mi piacerebbe, ma i nostri impegni ci separano spesso”. Marilyn Monroe e Joe Di Maggio si trovano in un momento di crisi. Annuncio del divorzio 7 ottobre 1954.

“Posso dire solo che si tratta di esigenze di carriera contrastanti. Ho spesso una sensazione strana, come se stessi prendendo in giro qualcuno o tutti, forse anche me stessa, forse gli altri. Comunque io non potevo fare solo la casalinga. Fantasticavo troppo. Quando capitano quei giorni difficili a volte penso: ‘Magari fossi una donna delle pulizie’. Negli studi, ce ne sono molte. A volte vorrei davvero essere così. In fondo però mi accontento di quello che sono”.

R.M.:  “Durante l’intervista, Marilyn cominciò a bere champagne. Mi confessò tutto il dolore per come Hollywood l’aveva trattata in 15 anni di carriera. Continuava a ripetermelo, come un disco incantato. Sentivano che non l’avevano mai considerata una star. La sua rabbia esplose quando innocentemente le chiesi cosa facesse per essere così in forma sul set. Si dice che beva qualcosa prima di girare. E’ vero?”.

“Io non bevo niente. Non sono una super modella. Io non bevo. Credo che sia una grave mancanza di rispetto fare domande del genere. Non siamo macchine. Non importa cosa vogliano farvi credere. Io voglio essere una vera artista, un’attrice con una sua dignità . Quando invecchierò farò altri ruoli. Il mio maestro, Lee Strasberg, mi ha sempre detto: “Se non te la senti, se sei nervosa, arrenditi. Il nervosismo è l’indice di sensibilità. Molti pensano che basta andare sul set e il gioco è fatto! Invece, è molto faticoso. Io devo veramente lottare. Un mio collega ha detto che baciare me è stato come baciare Hitler. Beh, per me era un suo problema! E se devo girare una scena d’amore con un attore che la pensa così di me, allora uso tutta la mia fantasia. In altre parole, lo cancello. Immagino qualcun altro al suo posto, lui sparisce non c’è mai stato!”.

“Il pubblico resterebbe deluso se sapesse come questo mondo tratta le sue star. Come quando ho avuto la parte per ‘Gli uomini preferiscono le bionde’. Jane Russell era la bruna, io la bionda. Lei ebbe 200mila dollari per quella parte, io 500 a settimana. Mi sembrava abbastanza, ma non mi avevano dato un camerino. Io dissi che era un mio diritto, dopotutto io ero la bionda e il film era ‘Gli uomini preferiscono le bionde’. Loro mi ripetevano che io non ero una star, ma io sostenevo che ero la bionda del titolo ed avevo dei diritti. Ho dato un’impressione sbagliata di me, io non sono nevrotica. Credo che ogni debolezza venga amplificata. Molte persone hanno dei problemi che vogliono mantenere privati. Io, per esempio, sono ritardataria. Molti pensano che i miei ritardi derivino dalla mia arroganza e invece è tutto il contrario, io sono l’opposto. Questa casa di produzione fa girare su di me delle voci incredibili”.

“Non ho mai creduto di dover andare sul set solo per imparare a essere disciplinata. Se ho un raffreddore, come oso ammalarmi? I dirigenti possono darsi malati e stare a casa quando vogliono, basta una telefonata. Invece tu, attrice, come osi stare male?”.

R.M.: “Marilyn rifiutava qualunque responsabilità sulla sua lunga assenza dal set della Fox. Sosteneva di essere stata male, ma lo studio non le aveva creduto. E in tutto ciò prese due giorni per andare a New York a cantare buon compleanno al Presidente Kennedy. Parlava di lui in modo non troppo convinto, come di uno sconosciuto”.

M.M. “Fui onorata dall’invito. In tutta la storia dello show business, non c’è stata forse nessun’altra donna che abbia significato così tanto! Ci fu un silenzio improvviso in tutta la platea, io pensai “se non portassi gli slip, direi che sto mostrando qualcosa. Ecco a voi Marilyn Monroe! Ci fu di nuovo un gran silenzio ed ebbi paura di non avere più voce. Poi mi sono detta: ‘Va bene, canterò fosse l’ultima cosa che faccio nella mia vita. Dopo ci fu un ricevimento anche se non ho visto niente da mangiare. Chissà,  forse ero nel posto sbagliato! Però ho incontrato il Procuratore Generale che già conoscevo. E’ stato bello vedere un volto amichevole e sorridente”.

R.M. : “Tre settimane dopo, Marilyn fu contestata e allontanata dal set di ‘Something’s got to give’. Per la Fox, quella era stata l’ultima goccia. Marilyn aveva 21 giorni di assenza su 33 di riprese. Ormai la consideravano instabile e inaffidabile. Marilyn era esausta. Aveva bevuto un’intera bottiglia di champagne senza toccare cibo e continuava a dipingersi come una vittima”.

“Il successo è un peso, è l’industria cinematografica, è come una madre il cui figlio viene investito da un’auto e lei, anzichè abbracciarlo, lo picchia perchè si è fatto investire. Pensano di essere più potenti se ti calpestano e ti trattano male. Io l’ho sperimentato, ma non c’è solo quello. Il successo se ne andrà e addio successo! Però potrà dire di averlo conosciuto. E poi l’ho detto che è passeggero. Non so se si capirà dalla registrazione. Io so cosa intendo. Lo spero davvero. Però, la prego, non mi faccia sembrare ridicola”.

Quelle furono le ultime parole che mi disse. Mentre mi allontanavo mi voltai a guardarla. Marilyn era là, sulla porta mi salutò e mi gridò “Ehi, grazie!”.

Maryman  ritornò a New York e scrisse la lunga intervista che venne pubblicata sulla rivista ‘Life’, il 3 agosto. Due giorni dopo, il reporter ricevette la notizia della morte di Marilyn, ne rimase sconvolto, non aveva avuto alcun sentore che l’attrice fosse sull’orlo del suicidio. Riporta: “Marilyn Monroe ha sofferto a lungo per problemi psichici. Aveva cambiamenti d’umore improvvisi e repentini. Dalle nostre ricerche è emerso che miss Monroe aveva espresso più volte il desiderio di ritirarsi, di abbandonare, anche di morire. Più di una volta in passato, se contrariata o depressa, aveva tentato il suicidio ingerendo sedativi. Sulla base delle informazioni raccolte, riteniamo che si tratti di suicidio”.

Marilyn Monroe, la più esplosiva bionda di Hollywood, dopo Jean Harlow, è stata sepolta con una cerimonia intima. Indossava un vestivo verde pallido non appariscente, comprato a Firenze, in Italia. Il suo corpo venne avvolto in un velluto color champagne. “Marilyn Monroe- concluse Maryman- ha, finalmente, trovato la pace, dopo le sofferenze che hanno minato la sua vita pubblica e privata. Ora riposa non lontano dai quei set cinematografici da cui, come una meteora, aveva iniziato la sua ascesa verso il mondo delle stelle”.

Andrea Artuso, IV B SIA