Memoria: mia nonna racconta la guerra

Memoria: mia nonna racconta la guerra

INTERVISTA A MIA NONNA

ARGOMENTO: SECONDA GUERRA MONDIALE.

IO– Allora nonna, direi che possiamo partire. Quando è cominciata la guerra tu non eri altro che una bambina piccoli di pochi anni, come si comportavano i tuoi genitori con te e come ti facevano vivere quella situazione?

 

NONNA– In realtà io sono cresciuta solamente con mia madre perché mio padre fu           richiamato a fare il militare dato che durante la prima guerra in all’Italia aveva fatto servizio militare. Eravamo solamente io, mia madre e due mie sorelle, una più piccola ed una più grande, io ero quella di mezzo. L’unica cosa di cui ci preoccupavamo era scappare quando sentivamo la sirena.

 

IO– E invece quali sono i ricordi più vividi che ti porti dietro?

 

NONNA: Mi ricordo (dice con aria triste quasi cedendo alle lacrime) in modo particolare un giorno in cui suonò la sirena, ma noi non facemmo in tempo ad uscire dal palazzo che orami erano arrivati gli aerei. Ci fermammo allora io, mia madre e le mie sorelle davanti al cancello di uscita. Eravamo uno di due palazzi divisi da un vicolo abbastanza grande dove c’erano i bidoni dove si faceva il sapone. Dato che i tedeschi pensavano ci fossero delle bombe, hanno deciso di bombardare proprio quella zona. Ci fermammo appena in tempo. Fuori era pieno di calcinacci e quindi, visto che non si riusciva a respirare, mia sorella più grande decise di andare a prendere una boccata d’aria. Appena la vide camminare, mia madre la riprese per il collo della maglietta e la riportò dentro. Dopo 10 secondi arrivò una seconda bomba che avrebbe sicuramente ucciso mia sorella. Appena i calcinacci e la polvere si depositarono ala suolo e finirono i bombardamenti, uscimmo e vidi centinaia di persone morte a terra in mezzo ad una pozza immensa di sangue. Oppure mi ricordo che per comprare da mangiare c’erano i bollini. Un giorno mia nonna, dopo l’arrivo degli americani, tornò a casa con un barattolo enorme di marmellata (dice ridendo a crepapelle). Quel giorno dissi che non avrei più mangiato la marmellata, ora invece mi ritrovo a farla in grande quantità.

 

IO– Invece con la scuola come facevate?

 

NONNA– Semplicemente non facevamo. Ovviamente non era sicuro far andare così tanti bambini in un solo edificio. Finita la guerra andai in un convento di suore. Un americano mi vide, mi prese in braccio me mi disse “Ti porto in America con me”. Io allora subito risposi “No, in America con te non ci vengo, io voglio stare con mamma mia” (dice ridendo).

 

IO- Grazie, siamo quasi alla fine. Penultima domanda. Come hai detto già prima, sei cresciuta con i rumori delle bombe e delle sirene. Se chiudi gli occhi, riesci ancora a sentirli quei rumori?

 

NONNA– Per fortuna no. In compenso, non posso vedere i film che parlano della guerra perché mi fanno ricordare quei brutti momenti.

 

IO– Grazie mille. Ultima domanda. Riguardo alla tua infanzia, hai qualche rimpianto riguardo a cose che avresti potuto fare ma che non hai potuto fare?

NONNA- Sinceramente no. Quando ti ritrovi in una situazione del genere, pensi solo a quello che per fortuna hai e non a quello che vorresti avere. Pensi solo a sopravvivere. Mi piaceva tantissimo però saltare a corda. Ero molto brava, saltavo anche due corde contemporaneamente, solamente che poi, dopo un po’, mi si bucavano le scarpe (dice ridendo fino a rimanere senza fiato).

 

IO– Grazie infinite nonna di questa opportunità e di avermi raccontato la tua stotia.

 

NONNA- Grazie a te, per me è stato un piacere.

 

-di Giorgi