Roma, ospedale San Giovanni – Intervista a infermiera

Roma, ospedale San Giovanni – Intervista a infermiera

Intervistatore: Buona sera a tutti, oggi in studio siamo tutti molto onorati di aver come ospite Antonella, un’infermiera del S. Giovanni, un grande ospedale al centro di Roma. Parleremo della sua vita, del suo lavoro sopratutto alla luce di questo brutto periodo.

Inizierei subito chiedendoti come stai e di presentarti.

 

Antonella: Buonasera a tutti, mi chiamo Antonella e ho 43 anni, vivo a Roma insieme a mio marito e a mio figlio di 16 anni. Da 12 anni lavoro al S.Giovanni nel reparto di cardiologia, anche se in realtà in quest’ultimo anno sono stata trasferita in rianimazione.

 

Intervistatore: Com’e che hai deciso di essere un’ infermiera? E soprattutto, ti piace come lavoro?

 

Antonella: Bella domanda, mi piaceva molto l’idea di essere a contatto con la gente e di poter aiutare le persone. In realtà non ci ho pensato tantissimo , mi sono iscritta all’università e poi ho visto che mi entusiasmava. Lo studio è stato molto impegnativo, ma il tirocinio in ospedale mi ha fatto capire che era la strada giusta per me. Il lavoro mi piace tanto, anche se é molto faticoso e ha grandi responsabilità.

 

Intervistatore: Hai sempre lavorato in ospedale?

 

Antonella: In realtà no, appena laureata ho iniziato con dell’assistenza domiciliare. Mi occupavo di un anziano signore rimasto solo, poi ho lavorato in una RSA, una residenza sanitaria assistenziale dove c’erano prevalentemente anziani. È stata un’esperienza bellissima, gli anziani sono così affettuosi, simpatici e hanno tanta voglia do chiaccherare. Il contatto umano è forse l’aspetto più gratificante del mio lavoro. Poi ho lavorato sull’ambulanza per qualche anno e quella è stata un’esperienza durissima da tutti i punti di vista, c’era moltissima tensione, era molto faticoso e in molti casi anche pericoloso, non sapevi mai quello che ti aspettava durante la giornata. Infine ho vinto un concorso al S.Giovanni e sono entrata in un grande ospedale.

 

Intervistatore: Hai parlato degli aspetti gratificanti, ma vuoi parlarci degli aspetti difficili?

 

Antonella: Bhe, sicuramente un aspetto difficile è che è un lavoro con enormi responsabilità. Non vuoi fare errori perché ne è della salute, in certi casi della stessa vita, delle persone. Commettere anche un piccolo errore ti fa sentire in colpa, non è un’esperienza piacevole. Poi c’è il rapporto con i colleghi e con i medici, non sempre in perfetta sintonia e si lavora nello stesso modo. Ogni tanto capita di discutere, ma per il resto bisogna sforzarsi per lavorare e collaborare al meglio. Infine c’è l’aspetto delle ore di lavoro, dato che il personale è sempre poco siamo spesso costretti a lunghi turni di lavoro e molti straordinari, stando fuori di casa intere giornate e spesso anche la notte, è un sacrificio anche per la famiglia Quando torni a casa non hai la forza mentale e fisica per fare molto.

 

Intervistatore: com’è cambiata la tua vita privata e  lavorativa con l’arrivo del Covid?

 

Antonella: All’inizio è stata durissima, il mio ospedale, come tanti altri, non era preparato per un’emergenza del genere. C’è stata tanta confusione e tanti spostamenti per separare i vari reparti, abbiamo avuto uno dei primi contagiati di Roma e per un ospedale il rischio di diventare un focolaio era, soprattuto all’inizio, altissimo. Ci sono sempre tante persone che si spostano tra i vari reparti: medici, infermieri, familiari. Abbiamo dovuto organizzare percorsi e procedure particolari, abbiamo dovuto indossare mascherine, tute, ecc. Poi sono state finalmente create delle aree specifiche per i malati di Covid e c’è stata una separazione netta. Il mio reparto è stato chiuso e sono stata spostata in rianimazione, dove ho dovuto imparare in fretta tantissime cose e ho dovuto lavorare insieme a colleghi nuovi, i primi mesi sono stati durissimi. Poi c’era la paura costante di essere contagiata e portare il virus a casa o viceversa. Così ho deciso autonomamente di mettermi in isolamento e non stare più a contatto con i miei familiari, questo lo abbiamo fatto in tantissimi infermieri e medici e ha reso la situazione ancora più pesante. Ora va meglio perché piano piano ci siamo organizzati e soprattutto perché ho fatto il vaccino.

 

Intervistatore: Come pensi che sia vista oggi la tua categoria? Per un periodo siete stati visti come degli eroi. È ancora così?

 

Antonella: Diciamo che ci sono molte persone che ci rispettano, soprattuto i pazienti, molti di loro anche a distanza di anni mandano i saluti. Per il resto sono pochi quelli che capiscono com’è la vita in ospedale. Sicuramente all’inizio c’è stata questa popolarità, ma credo che sia qualcosa di temporaneo, non duraturo. Indipendentemente noi cerchiamo sempre meglio di dare il massimo, essendo professionali e umani allo stesso tempo, naturalmente fa piacere degli apprezzamenti.

 

Intervista: Un’ultima domanda prima di salutarci, come pensi che si svilupperà questa situazione?

 

Antonella: Penso che abbiamo attraversato la fase peggiore e con i vaccini riusciamo a intravedere la luce in fondo al tunnel, naturalmente abbiamo imparato molto e saremo più preparati per il futuro.

 

Intervistatore: Allora grazie per essere stata con noi e grazie per tutto il lavoro che fate.

-di Cotroneo