Il Porto Sepolto: Lettera alla mia Redazione

Ricorda che sei polvere: d’accordo.
Se però posso scegliere di cosa:
non dell’oro, non della conchiglia,
ma polvere di gesso
di una parola appena cancellata
dalla superficie di lavagna.
E intorno un’aula di scolari applaude
la fine della scuola.

(Erri De Luca)

Anche quest’anno scolastico volge al suo termine, lasciandosi dietro crucci e delizie, inquietudini e appagamenti, difficoltà e leggerezze. Un anno vissuto a metà, un anno intervallato da estenuanti periodi trascorsi alla dipendenza di un minimo click, un anno dove i nostri sorrisi, i nostri pianti, sono stati celati da uno scampolo di stoffa, incapace di far trasparire le nostre vere emozioni. E chissà, forse è meglio così, o forse ci ha permesso di riscoprire la bellezza e la capacità espressiva dei nostri occhi, gli stessi stremati dalle inesauribili ore passate al computer.

L’ultimo giorno di scuola sarà una liberazione, un punto da porre a questo interminabile e rocambolesco capitolo che ci ha portato via gli anni migliori, ma che ci ha donato la giusta grinta per rialzarci. E la nostra redazione lo sa bene. Nei miei tre anni volati in questo porto di mare, in questa grande famiglia, che ogni anno va sempre più allargandosi, sono approdati numerosi marinai, ognuno con un proprio bagaglio, una storia da raccontare. La possibilità di confrontarsi con grandi menti non è mancata, l’opportunità di divulgare quanto appreso e vissuto neppure.

Ma come alla fine di un delizioso sogno in cui veniamo catapultati nella tediosa e quotidiana esistenza, improvvisamente le nostre certezze sono crollate, i nostri animi, al contrario, si sono corazzati e reinventati.

La redazione mi ha dato tanto, ed io nel mio piccolo ho cercato di rendere il favore. Grazie al Mattioli’s Chronicles ho conosciuto persone splendide, stimolanti, con un mondo dentro di sé ancora tutto da scoprire e da esternare attraverso la scrittura e la fotografia; sono cresciuta umanamente, ho scoperto la gioia del lavoro di squadra, in questo ultimo anno anche a distanza, e la soddisfazione di ricevere una gratificazione dopo un duro lavoro svolto. Ho iniziato ad apprezzare i piccoli attimi di tranquillità dopo il trambusto in Ufficio Stampa durante il tanto amato quanto temuto (per noi redattori) Festival della Scienza, e l’ansia interminabile prima di un’intervista. Ho, infine, scoperto per la prima volta le vere difficoltà che ci sono dietro l’organizzazione di un gruppo di persone, grande o piccolo che sia.

Ho imparato che le esperienze scolastiche non sono volte meramente all’accumulo di ore di alternanza, ma sono fonte di crescita come studenti e come cittadini proiettati in un futuro non troppo prossimo. Non smetterò mai di ringraziare quella fatidica telefonata “Ti piacerebbe diventare vice-capo redattrice?”, ruolo che ha rivoluzionato completamente il mio modo di vivere questi anni di liceo, così carichi di esperienze.

Spero che coloro che verranno possano fare propria questa passione, che tanto mi è appartenuta e che inevitabilmente continuerà ad appartenermi. Considerate e coltivate il lavoro in redazione, e tutte le esperienze che verranno, come un porto sepolto, andate a fondo nella vostra interiorità e portate alla luce tutti i vostri ricordi, emozioni, sentimenti.

Per i vecchi e nuovi marinai, buon viaggio in questa splendida avventura.

di Mariasole Desideri