La fine di un anno particolare

Quest’anno è stato difficile per tutti, soprattutto per noi ragazzi. Siamo stati privati degli anni più belli e nessuno riuscirà a ridarceli. Sono aumentati gli attacchi di panico, molti provano un senso di isolamento e hanno difficoltà ad interagire con il prossimo. Questo periodo particolare però è stato decisivo per formare il nostro carattere.

“Durante il lockdown – afferma Giulia Di Paolo sono riuscita a capire qual è la vera amicizia. Un amico è colui che cerca di strapparti un sorriso quando tutto sembra nero. È quella persona che riesce a capire quando stai fingendo di star bene. Ho riscoperto l’importanza della famiglia, che noi adolescenti spesso mettiamo da parte. La famiglia, nel bene o nel male, ci sarà sempre. Dobbiamo sempre dire un “ti voglio bene” ai nostri genitori perché, anche se per noi può sembrare scontato, loro ne hanno bisogno”.

Noi ragazzi abbiamo cercato qualunque cosa pur di distrarci. I social sono diventati un elemento fondamentale nella vita di ognuno. Whatsapp e Houseparty sono stati quelli più utilizzati poiché ci hanno permesso, grazie alle videochiamate, di mantenere un minimo di contatto fra noi.

LA SCUOLA

Chi avrebbe immaginato anche solo un anno e mezzo fa che ci saremmo ritrovati costretti a seguire le lezioni dalle nostre case, con gli occhi fissi davanti a un computer, o forse più spesso rivolti verso la finestra, o persi nel vuoto? Chi avrebbe immaginato che per mesi avremmo visto i nostri compagni di classe solo tramite delle videochiamate, rinchiusi in delle piccole caselline sullo schermo? E che dopo avremmo passato settimane, poi diventate mesi, ad alternarci tra scuola e DAD, con la speranza che presto saremmo tornati ad una parvenza di normalità, anche se di normale in quello che stavamo e stiamo ancora vivendo non c’è nulla. La riapertura parziale delle scuole non è servita a riacquistare la normalità. Si è sentita molto la mancanza della presenza di tutti gli alunni, del contatto fra studente e professore, delle attività scolastiche e delle assemblee d’Istituto. Nonostante le difficoltà che abbiamo dovuto affrontare abbiamo potuto capire l’importanza della scuola, intesa quindi non solo come luogo di studio ma soprattutto come luogo di socializzazione. Nel periodo in cui questa struttura è rimasta chiusa ha dimostrato a studenti e genitori la sua importanza. 

LE DIFFICOLTÀ

Per i più piccoli è stato difficile non poter socializzare con altri bambini, per i genitori è stato difficile conciliare il lavoro con gli impegni legati ai propri figli. La difficoltà e la sofferenza sono state sicuramente molto sentite da noi ragazzi, a cui è stato chiesto di rimanere a casa più a lungo. Sono davvero tanti gli adolescenti che non sono riusciti più a concentrarsi e per questo hanno abbandonato gli studi, altri invece hanno sofferto dell’impossibilità di poter stare con i propri compagni o sono addirittura arrivati ad avere difficoltà ad uscire dalla propria stanza. Ci siamo resi conto, ora più che mai, di come gli insegnanti siano fondamentali, grandi educatori,  di quanto il loro ruolo sia centrale per ognuno di noi. Gli insegnanti hanno dovuto “stravolgere” il loro modo di fare didattica, hanno cercato in ogni modo e con ogni mezzo di affiancare in ogni istante i propri alunni.

Nonostante la fatica e la stanchezza che in molti momenti parevano fermarci e bloccarci nel tempo, come in un film al rallentatore, questi mesi sono passati velocissimi. Come se fossimo stati risucchiati in un vortice e le nostre vite fossero andate avanti passivamente, imperturbabili, mentre tutto appariva flebile ed evanescente.

“A tutti è stato richiesto un grande sforzo in quest’ultimo periodo – afferma Marina D’Aulerio – e ognuno ha cambiato le proprie abitudini, ma quello che mi auguro non sia cambiato in nessuno siano la comprensione e la fiducia nell’altro che come noi ha affrontato delle difficoltà. Spero soprattutto che in nessuno siano venute meno la speranza e la forza di ricominciare con una maggiore consapevolezza di ciò che è veramente importante e di come tutto possa mutare da un momento all’altro” .

LA REDAZIONE

La nostra Redazione ha subìto il colpo più duro. Il contatto umano è un elemento indispensabile in un lavoro di gruppo come quello del giornalista. Sono sicuramente mancate le riunioni di gruppo, gli incontri con i professionisti, le merende in compagnia. Anche le sessioni intense della Settimana della Scienza non sono state le stesso. “Mi sentivo come avvolto, quasi soffocato da quell’ansia della possibile chiusura della scuola, del contagio –  dice Giuseppe ColameoLa mascherina non solo ha coperto bocca e naso, ma è riuscita anche a smorzare un p0′ della nostra vitalità” .

Particolarmente complicata è stata la comunicazione con tutti gli altri membri del Mattioli’s Chronicles, soprattutto per quanto riguarda l’organizzazione. Programmare le rubriche, preparare l’uscita dei nuovi articoli, trovare qualcosa da poter far fare ai nostri fotografi sono state sfide rese ancora più ardue dalla mancanza di dialogo e dalla distanza”.

Ciononostante, siamo riusciti insieme a superare questo contesto, ed è stato reso possibile dal potere di cui è intriso l’atto dello scrivere. La scrittura aiuta a riordinare i pensieri che affollano la mente. Aggiunge Giuseppe: “Mi ha aiutato a superare i momenti più critici. Soprattutto la prima parte di questo anno scolastico, che sembrava caratterizzato dalla rinascita, rivelatasi poi una mera illusione. Non è stata una scrittura forzatamente impegnata, pesante e indigesta. Anzi, al contrario, l’ho vissuta come una fuga dalla realtà, un mezzo per raggiungere una leggerezza e semplicità che forse abbiamo perso. Spero vivamente che il prossimo anno, che sarà anche l’ultimo per me, si presenti con un volto nuovo, e porti con sé certezze e speranze”.

L’ULTIMO GIORNO

Oggi è l’ultimo giorno di scuola. L’ultimo giorno di un anno molto difficile. Forse il più difficile di tutti, per noi studenti, per i professori, per le nostre famiglie. C’è chi è riuscito ad arrivare alla fine più illeso di altri, chi invece arriva un pochino brancolando, a tentoni. Questi ultimi mesi ci hanno messo a dura prova, hanno infranto alcune nostre certezze, hanno reso il futuro un po’ più incerto.

Da sempre, però, l’ultimo giorno non segna solo la fine di un anno scolastico, è anche un arrivederci a settembre, un voltare pagina. “Mai come quest’anno – conclude Simone Di Minni  abbiamo bisogno di voltare pagina. Abbiamo bisogno di un’estate che sia di riposo e di rigeneramento, di speranza. Forse grazie al vaccino posso osare dire nella certezza che a settembre ritorneremo nelle nostre aule e staremo tutti un po’ meglio”.

di Giulia Di Paolo, Giuseppe Colameo, Marina D’Aulerio e Simone Di Minni