Trappola mortale nel web

I social non sono più sicuri?

Una drammatica testimonianza: la morte di Antonella

Dopo la morte di Antonella, la bambina di Palermo suicida a 10 anni per partecipare a una blackout challenge su “Tik Tok”, è emerso che fenomeni di questo tipo sono sempre più frequenti sui social. Genitori e insegnanti si stanno interrogando sulla pericolosità dei social network e delle challenge online. 
Ormai i social sono alle stelle, infatti, tutti, tranne gli anziani, li utilizzano più volte al giorno. Il punto è che possono diventare molto pericolosi se utilizzati male. Spesso i ragazzi pensano di essere da soli e protetti nella loro camera senza rendersi conto che non ci si può fidare sempre di chi ci può essere dietro lo schermo. Questo perché tutti possono fare parte dei social, scrivere quello che vogliono, postare video e storie, anche persone violente o disturbate,  capaci di rovinare la vita ai più indifesi  fino a  farla perdere del tutto. Questo è il caso di una ragazzina di Palermo di 10 anni che pochi giorni fa si è tolta la vita involontariamente facendo una “challenge” (blackout challenge), su un social chiamato “Tik Tok”. Questa sfida, probabilmente presa da altri siti, consiste nel mettersi una cintura intorno al collo e stringerla finchè si resiste. Antonella,  il  nome, è stata trovata nella sua stanza con una corda al collo dopo  un tentativo iniziale di simulare questa challenge  vista su altri siti frequentati da influencer più grandi.
Antonella aveva solo dieci anni ed era su diverse piattaforme anche se non ci sarebbe dovuta essere per i limiti di età. In generale, i genitori  dovrebbero fare più attenzione a quello che guardano o fanno i loro figli. Ad esempio, dovrebbero preoccuparsi e capire che c’è qualche problema se i ragazzi stanno chiusi in camera per tante ore davanti ad un computer o con il cellulare in mano invece di  praticare sport  o  stare con gli amici. E’ anche vero, però, che i ragazzi devono “accendere il cervello” e, quando c’è qualcosa che non va, devono parlarne con i genitori o con un adulto di fiducia. Non si
può immaginare adesso la sofferenza dei genitori di Antonella

di Belleudi Davide, 1B