Alla scoperta dell’Ara Pacis

L’Ara Pacis è un monumento in marmo bianco di Carrara commissionato dal Senato Romano il 4 luglio del 13 a.C. (data da noi conosciuta grazie all’epigrafe “Res gestae divi Augusti) per celebrare la Pax Romana realizzata da Augusto, ovvero il raggiungimento della pace interna al termine delle sanguinose guerre civili.

L’Horologium Augusti e il Mausoleo Augusteo

In prossimità dell’Ara Pacis sorgevano l’Horologium Augusti e il Mausoleo Augusteo. Il primo, ideato dal matematico Facundus Novius, fungeva da orologio solare. Era composto da una vasta area pavimentale rettangolare in travertino (circa 4m x 75 m) sulla quale erano tracciati, con listelli di bronzo, i giorni del calendario. Su di questa, era collocato un obelisco in granito rosso proveniente da Eliopoli, città Egizia, risalente al 595 a.C.-589 a.C all’epoca del faraone Psammetico). Quest’opera ci permette di assistere ad un raffinato sinestesismo sia religioso che culturale: il nome Eliopoli, infatti, viene dal greco “Ἡλίου πόλις” (città del sole). Questa era una città che adorava Ra, dio del sole dell’Egitto. Sulla cima di questo era posta una sfera con puntale, la cui ombra ,proiettandosi sui quadranti, determinava il mese, il giorno e l’ora. Avendo la funzione di esaltare la figura di Augusto, l’ombra dell’obelisco calava sull’Ara Pacis il 23 settembre, nel giorno e nell’ora della sua nascita, in omaggio all’Imperatore. Oggi l’Obelisco si trova in piazza Montecitorio, davanti alla sede della Camera dei Deputati. Il secondo è un imponente monumento funerario a pianta circolare, dove sono sepolti l’Imperatore e la sua famiglia, fatto costruire nel 28 a.C. La struttura è a piani sovrapposti, posizionati su un basamento in travertino. Augusto volle farlo costruire non appena tornato ad Alessandria, in seguito alla conquista dell’Egitto. Proprio ad Alessandria vide la tomba in stile ellenistico di Alessandro Magno, e a questa s’ispirò.

I monumenti erano collocati nella parte settentrionale del Campo Marzio, in prossimità del Tevere. In quella zona, si registrò un importante innalzamento del suolo che comportò l’interramento dell’intera area. Inutili furono i tentativi di preservare l’altare con la costruzione di un muro che potesse arrestare tale processo. Fu dunque la posizione di queste magnifiche opere a causare il loro deterioramento strutturale, poiché vennero totalmente inghiottite dal suolo, ed estetico, poiché sia l’Ara Pacis che l’Horologium Augusti, erano originariamente colorati.

La storia del ritrovamento e del restauro

I resti dell’Ara Pacis iniziarono a venire alla luce nel 1568. I vari frammenti ritrovati, furono “smistati” in diversi luoghi: una parte fu venduta al Granduca di Toscana, un’altra divisa tra grandi musei. Il frammento della Saturnia Tellus entrò a far parte delle collezioni Medicee, giungendo nel Museo degli Uffizi a Firenze (Italia); un altro frammento finì nel Museo del Louvre a Parigi (Francia); un altro ancora nei Musei Vaticani a Roma (Italia).

Nel 1937 Mussolini fece tornare a Roma varie parti della struttura, progettando di ricollocarla presso il Tevere, all’interno di una teca che la proteggesse. Il 23 settembre 1938, in occasione del bimillenario della nascita di Ottaviano Augusto, venne inaugurata la teca dell’Ara Pacis, (progettata da Vittorio Ballio Morpurgo). Nel 1990 il Comune di Roma affidò a Richard Meier il compito di restaurare la ormai danneggiata teca. Nel 2006 vi fu l’inaugurazione ufficiale del Museo dell’Ara Pacis Augustae. Realizzata con materiali all’avanguardia, la struttura preserva tutt’oggi una straordinaria opera Patrimonio dell’UNESCO. La teca è dotata di un sistema a doppi vetri a gas che isola dai raggi solari e dal punto di vista acustico l’architettura.

La struttura

La struttura si poggia su un basamento marmoreo di forma rettangolare quasi quadrata di 11,65 m x 10,62 m. L’Ara Pacis è essenzialmente composta da due elementi: il muraglione e l’altare (entrambi in marmo). Il primo, altro 3,68 metri, è dotato di due ingressi e circonda tutto il perimetro. Sul lato frontale troviamo una scalinata, composta di 9 gradoni, che rendono facile l’accesso al secondo elemento: l’altare; destinato ai sacrifici, spesso compiuti dallo stesso Augusto. La superficie del muraglione nella parte interna inferiore, listellata in legno, richiama la recinzione degli antichi recinti sacri. Sopra questa, troviamo il fregio, con una decorazione a festoni (tipica dell’arte greca) che simboleggia l’opulenza e la fertilità del suolo romano. Decorazione arricchita da bucrani (crani di bue) e patere (coppe prive di anse, avevano la funzione di raccogliere il sangue delle vittime sacrificali). La fascia superiore e inferiore sono separate da decorazioni a meandro. Nel fregio inferiore sono presenti girali d’acanto e animali, con motivi che richiamano l’arte alessandrina. Nel fregio superiore, invece, viene rappresentata quella che si suppone sia l’inaugurazione o la consacrazione dell’Ara Pacis. Le parti esterne lunghe del muraglione sono composte da due fregi divisi da una decorazione a meandro. Nella parte esterna del muraglione, sui lati corti, sono posti quattro diversi pannelli che celebrano la storia di Roma. Nella parte frontale del monumento, ne troviamo due: il lupercale e il sacrificio di Enea ai penati

Il Lupercale

E’ posizionato sul lato sinistro dell’entrata principale. Al suo interno è raffigurato l’allattamento di Romolo e Remo da parte della Lupa sotto il Ficus Ruminalis (albero di fico selvatico situato nei presse del Tevere). Due figure sono poste ai lati della scena: il dio Marte armato e il pastore Faustolo. Quest’ultimo, secondo la mitologia romana, una volta trovati i gemelli, li prese con sé crescendoli come figli, insieme alla moglie Lucrezia. Ciò è un rinvio al mito della fondazione di Roma; la figura di Augusto viene idealizzata come “nuovo Romolo”, poiché aveva rifondato Roma in seguito alle guerre civili.

Il Sacrificio di Enea ai penati

Posizionato sul lato destro dell’entrata principale, raffigura la scena di Enea che compie un sacrificio ai Penati. Ciò richiama la famosa leggenda secondo la quale la gens Iulia, discendendo da Enea che era figlio di Venere, fosse una stirpe di origine divina. Al fianco di Enea troviamo raffigurato il figlio Ascanio, e vicino ai due, vi sono due giovani “camilli” (termine con cui per la religione Romana, venivano chiamati i giovani che assistevano il sacerdote durante i sacrifici). Sul retro troviamo gli altri due: la Saturnia Tellus e la Personificazione di Roma.

La Saturnia tellus

Questo fregio, posizionato a sinistra dell’entrata secondaria, raffigura la Dea Tellus seduta con in grembo due neonati, adornata e circondata da elementi, come i fiori di papavero sul suo grembo e le spighe di grano alle sue palle, che simboleggiano fertilità e prosperità. Ai lati troviamo due aurae, personificazioni gemelle dei venti di mare e di terra.Tellus è l’allegoria della fecondità e della prosperità della nuova età dell’oro, inaugurata da Augusto.

La Personificazione di Roma

Posizionata a destra dell’entrata secondaria, raffigura la rappresentazione in chiave amazzonica della città Roma. Questa siede sopra un cumulo di armi, che le fanno da trono. Ciò simboleggia la gloria e la pace della città, ottenute dopo anni di lotte e guerre.

Giuli Bellia IV D classico