La discriminazione delle donne nel mondo del calcio

Oggi tratterò un argomento che mi sta molto a cuore e che ritengo molto importante: la discriminazione delle donne negli sport maschili e in particolar modo nel calcio. Ho vissuto questa “discriminazione” in prima persona, avendo giocato a calcio per oltre cinque anni in una squadra femminile e sono convinta che questo fenomeno vada combattuto con ogni mezzo possibile.

Si tratta, infatti, di una storia di pregiudizi, percezioni obsolete e bullismo gratuito per cui c’è ancora molto lavoro da fare affinché si possa garantire che le donne siano incoraggiate a alimentare la loro passione e magari anche a forgiare una carriera nel settore calcistico .

Un episodio recente di discriminazione nello sport risale al 25 maggio 2021 quando, durante la Partita del Cuore, il responsabile della Nazionale Cantanti avrebbe chiesto ad Aurora Leone del gruppo comico The Jackal di cambiare tavolo, esordendo con queste parole:” Sei donna, da quando in qua le donne giocano a calcio? Il completino te lo metti in tribuna”. A questo punto la ragazza, offesa, avrebbe deciso di andarsene, senza poter partecipare alla partita.

A mio parere bisogna innanzitutto eliminare l’idea bigotta di una sostanziale differenza tra sport maschili e sport femminili in quanto, nonostante alcuni di essi siano più indicati per la forza o per la conformazione fisica di uno dei due, ognuno deve poter praticare lo sport che gli piace e continuare ad alimentare la sua passione senza alcun freno o barriera sociale che glielo impedisca.

Parlando più specificamente della mia esperienza nel mondo del calcio, mi sono trovata più volte ad assistere a situazioni spiacevoli ed a ricevere perfino insulti o “battutine” poco simpatiche anche da persone adulte. Ricordo in particolare un avvenimento che mi colpì: era una domenica e stavo in panchina con una mia compagna che si era ferita durante la partita, mentre la aiutavo a disinfettarsi la ferita ci si avvicina un uomo sulla quarantina che senza scrupoli ci dice: “ Siete femmine, perché invece di correre dietro un pallone non aiutate vostra madre in cucina?”. Rimasi talmente stupita da quelle parole che non seppi neanche cosa rispondere, consolata però dal fatto che il suo gesto si commentasse da solo, senza bisogno di aggiungere altro.

Ci sarebbero moltissimi altri esempi da fare, a partire dalle squadre maschili contro cui giocavo le partite fino ai commenti dei genitori di quest’ultimi, ma ritengo che sia più importante concentrarsi sul fatto in sé e trovare una soluzione a questa infondata e inutile discriminazione nei confronti delle donne nel mondo calcistico.

Il fatto che le donne non possano giocare a calcio è una di quelle infondate convinzioni che ci portiamo dietro da troppo tempo, come quello che le bambine debbano giocare con le bambole e che il compito delle donne sia unicamente quello di occuparsi della famiglia e delle faccende domestiche. Nonostante siano stati fatti numerosi progressi per l’abbattimento di stereotipi che non hanno motivo di esistere bisogna ammettere che il lavoro da fare è ancora lungo, soprattutto nel settore sportivo, e che tutti dobbiamo batterci per l’eliminazione di queste barriere sociali.

Giulia Ciamei