La street art: la strada come luogo di tutti

Nel corso della sua storia l’uomo ha sempre avuto la necessità di affermare la propria individualità mediante segni di riconoscimento lasciati in posti in grado di raggiungere chiunque. In particolare, edifici e muri hanno sempre costituito un importante mezzo di comunicazione su cui poter lasciare una traccia del proprio passaggio. Già dai tempi preistorici l’uomo ha usato le pareti rocciose per lasciare il proprio segno: un segno che indicava la sua presenza, il suo passaggio, un segno propiziatorio, un rituale magico; ne sono la testimonianza le numerose tracce di pittura parietale rupestre (graffiti) trovata ad esempio a Lascaux.

All’inizio del diciannovesimo secolo i muri diventarono strumento di propaganda, infatti si riempirono di messaggi politici sotto forma di affreschi, né sono un esempio il muralismo messicano, che si sviluppa nel periodo della rivoluzione zapatista, e la pittura parietale di epoca fascista in Italia, che venne usata dal regime per propaganda.

Negli anni 60 e 70 con lo sviluppo della cultura Hip Pop e con l’avvento della bomboletta spray, nei quartieri più poveri delle principali città americane ragazzi sconosciuti, detti Writers, esprimono, in modo illegale, tutta la loro energia e la loro ribellione lasciando la loro firma, detta tag sui muri delle città, sui treni, sulle metropolitane. Nasce così il writing o graffiti art. Il loro scopo principale è piacere al proprio gruppo di appartenenza, e non piacere alla società che intendono provocare.

Negli anni Ottanta, figure innovative nel mondo dei Writers, tra cui Jean-Michelle Basquiat, Keith Haring abbandonano le tags e fanno del muro la propria tela su cui disegnare e creare opere più complesse, talvolta astratte. Le opere diventano gigantesche, riguardano intere facciate di palazzi o edifici industriali, trascurando i luoghi tipici dei Writings come stazioni, treni, metropolitane.

Questo tipo di pittura comincia ad attrarre il pubblico, dai semplici passanti, fino a giungere a personaggi illustri e autorevoli nel mondo dell’arte, tra cui Andy Warhol, i quali mostrano uno spiccato interesse per questo fenomeno e lo supportano, acquistando frammenti di muri dipinti e organizzando mostre per dar spazio ai nuovi artisti di strada.

Tra le tecniche più ricorrenti ci sono lo stencil, in cui si ritagliano forme appoggiandola al muro e colorandole con lo spray, il cui colore passa nei buchi del cartoncino lasciando sulla parete il disegno creato precedentemente.

Uno dei primi street artist moderni è stato Keith Haring. È solo però dal 2000, con l’arrivo sulla scena di un Bansky, che il fenomeno è esploso a livello mondiale.

Banksy è lo Street artist inglese più conosciuto ed ammirato a livello internazionale al punto che molte sue opere sono state distaccate dai muri e commercializzate, le stesse aree degli edifici con i suoi stencil hanno visto aumentare il loro valore immobiliare. Le sue incursioni illegali hanno segnato i muri delle città di mezzo mondo. Il formato dei suoi stencil è in genere a grandezza naturale delle figure rappresentate, disegnate sempre con elegante realismo e in situazioni e posture irriverenti.

Lisa Trinito e Giulia Ciamei, 4Dcl