Il potere della musica

È possibile che vi siano importanti trasformazioni fisiologiche legate ad esperienze musicali? Cosa succede all’interno dell’organismo quando la qualità della musica è molto buona? Si può curare con la musica? Numerosi esperimenti scientifici hanno dimostrato che una melodia musicale fa reagire il cervello cambiandolo, trasformandolo e causando degli effetti uguali per tutti gli esseri umani.

Questi effetti sono provocati dal grado di armonia: troppe note ravvicinate produrranno un suono sgradevole all’orecchio, poiché il suono è discordante; tante note suonate con un intervallo adeguato, come accordi, provocano nel cervello una sensazione di pace e di rilassamento: una vera e propria estasi.

Questo fenomeno a livello cerebrale non dipende dai gusti dei singoli ascoltatori: è oggettivo; preferire una melodia armoniosa ad una dissonante è proprio della natura umana, indifferentemente da quali siano i gusti dei singoli. Vediamo più nel dettaglio: nel momento in cui un’armoniosa melodia viene percepita dal cervello, si attivano simultaneamente diverse aree cerebrali: quella dell’udito, le regioni della corteccia motoria –che includono anche il sistema dei neuroni a specchio- e quella della corteccia frontale. Vi sono anche altre strutture, più profonde, che rispondono positivamente all’esperienza musicale, una delle quali, per esempio, l’amigdala. L’amigdala è un elemento centrale nella percezione delle emozioni: grazie a quest’area neuronale possiamo percepire rabbia, felicità, piacere… in modo del tutto involontario.

Gli effetti benefici legati ad una melodia armoniosa, dunque, scatenano in noi una sensazione di assoluto piacere e felicità, provocando, successivamente, anche un leggero fenomeno di dipendenza: dopo aver ascoltato un brano di Mozart o un assolo di sax, nasce il desiderio di ascoltarli ancora e ancora. Questi comportamenti che ho descritto precedentemente non sono frutto di una semplice riflessione, bensì sono effetti sperimentati e dimostrati, provocati dalla musica. Numerosi ricercatori, infatti, hanno monitorato la temperatura, la variazione di conduzione cutanea, la frequenza cardiaca e la respirazione dei soggetti mentre stavano ascoltando dei brani musicali. Il livello di contentezza dei soggetti e del loro piacere provato durante l’esperimento si è potuto notare attraverso la secrezione di dopamina: il neurotrasmettitore liberato dal cervello durante un’esperienza ritenuta benefica e piacevole o gratificante.

È molto interessante monitorare anche in quali momenti avviene la secrezione di dopamina. Una prima volta, questa secrezione si verifica prima di un particolare momento della melodia –che è, dunque, gradita all’ascoltatore- oppure prima di un determinato brano musicale. La seconda volta, nel momento in cui vi è la massima felicità da parte del soggetto che ascolta la musica; oltre alla dopamina si aggiungono altri neurotrasmettitori euforizzanti: la serotonina, l’adrenalina, l’endorfina. Gli effetti provocati dalla musica, dunque, sono indubbiamente positivi e terapeutici per gli esseri umani!

 

Di Francesco Scarpino Cheli 2I

La musica può anche curare? Come ho descritto in precedenza, basandomi su dati certi e assolutamente dimostrati, il processo che si verifica nel momento in cui si ascolta della “buona musica” ha come risultato un profondo rilassamento fisico ed emotivo, dovuto alla secrezione di dopamina. Questo fenomeno migliora la salute trasmettendo positività all’ascoltatore e migliora l’attenzione quando si è stanchi.Una musica dolce, inoltre, rilassa e rallenta il ritmo cardiaco e, a lungo termine, ridurrà la pressione arteriosa. Negli ultimi anni molti professionisti nel settore sanitario utilizzano la cosiddetta “musicoterapia”: lo stesso dentista –durante interventi lievi o più impegnativi- fa ascoltare al paziente un brano rilassante, in modo da rendere, per quanto possibile, più sereno l’intervento. La musica, dunque, non è solo una risorsa fondamentale nella nostra vita quotidiana, bensì è anche fondamentale per settori più complessi, che in un prossimo futuro se ne serviranno maggiormente.

 

Di Francesco Scarpino Cheli 2I