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Euro2020, che succede quando nel calcio entrano in gioco i leader politici?

di Gregorio Iannizzi e Enrico Volonterio, 4F liceo Volta Milano

Siamo in pieno clima Europei e comunque non mancano i pretesti per trasformare una partita di calcio in uno scontro politico di livello internazionale. Più specificatamente, il contrasto riguarda il luogo dove verrà disputata la finalissima di Euro 2020, in programma allo stadio di Wembley per il giorno 11/07/2021. 

Il premier Mario Draghi, spalleggiato dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, ha a tal proposito suggerito alla UEFA (Union of European Football Associations) lo spostamento della sede da Londra a Roma, allo stadio Olimpico. Il motivo? Ciò che preoccupa Draghi è proprio il crescente numero di contagi della variante delta del COVID-19 in terra anglosassone. Anche Angela Merkel ha poi accolto la posizione del premier italiano, sottolineando: La Gran Bretagna è una zona a rischio variante del virus. Tutti quelli che arrivano da lì devono stare 14 giorni in quarantena e le eccezioni sono davvero pochissime. Io credo, anzi non credo, spero che la UEFA agisca in modo responsabile. Non troverei positivo che ci fossero stadi lì.” 

Sollecitato da queste pressioni, il primo ministro inglese Boris Johnson ha categoricamente declinato la proposta dello spostamento di sede, promettendo di organizzare una “fantastica” finale, “e di farlo in modo prudente e sicuro”. La massima organizzazione calcistica continentale ha poi precisato: “C’è sempre un piano di emergenza (Budapest, nda) ma siamo fiduciosi che l’ultima settimana si svolga a Londra”. L’intesa tra Johnson e Aleksander Čeferin, presidente della UEFA, prevede infatti un ampliamento della capienza dello stadio di Wembley sino al suo 75%, vale a dire 60mila spettatori all’incirca. 

Basteranno le parole del primo ministro a garantire la sicurezza dell’evento sportivo?