Il Grande Torino e la strage di Superga

Il Grande Torino e la strage di Superga      

di Gabriele Galatanu, Chiara Usala   3Adv   di Vittorio – Lattanzio                                                                            

Francisco Chico Ferreire, capitano della nazionale Portoghese e del Benfica, e Mazzola si erano incontrati a Genova come rispettivi capitani delle proprie nazionali. Quella partita fu vinta dall’Italia per 4 a 1. Nel corso dei festeggiamenti del dopo-partita i giocatori si riunirono e parlarono tra di loro, questa simpatia fece sì che il comitato organizzativo della festa, in onore di Ferreira, decise di invitare il Torino. L’invito venne accettato e il 1° maggio 1949 ll Torino arrivò a Lisbona per affrontare 2 giorni dopo il Benfica di Ferreira.

Dei giocatori quelli che non parteciparono all’evento furono Mauro Tomà, difensore che fu bloccato a Torino a causa di un infortunio, e Renato Gandolfi, secondo portiere a cui fu detto all’ultimo che non sarebbe partito. Aldo Ballarin convinse infatti l’allenatore a far partire suo fratello Dino Ballarin.  Agnisetta e Civalleri erano i dirigenti accompagnatori con Bonaiuti responsabile della trasferta; per l’area tecnica, Ernest Lerbstein e il massaggiatore Osvaldo Cortina. Parteciparono alla trasferta anche i giornalisti Renato Casalbore. Quest’ultimo prese il posto di Vittorio Pozzo. Pozzo era l’inviato sportivo della Stampa di Torino ma, visto il recente avvicendamento sulla panchina della Nazionale e le incomprensioni che erano nate tra lui e Novo, il suo nome non era molto gradito in quel periodo dalla società del Torino (aveva deciso di andare a Londra alla finale della Coppa d’Inghilterra). Il fato salverà la vita anche a Nicolò Carosio, la celebre voce sportiva, a cui la società granata aveva garantito un posto sull’aeroplano in rotta per Lisbona, ma colui che aveva inventato la radiocronaca sportiva aveva dovuto rinunciare perché aveva la cresima di suo figlio.

Il 3 maggio 1949, allo Stadio Nazionale di Lisbona, i granata erano in campo di fronte a una folla di quarantamila spettatori. Fu l’attaccante granata Ossola ad aprire le marcature al 9′. Dopo dieci minuti i biancorossi prima pareggiarono e poi con una doppietta di Melao e una rete di Arsenio chiusero il primo tempo in vantaggio per 3-2 (il momentaneo 2-2 fu di Bongiorni). Nel secondo tempo il Benfica allungò il passo con Rogerio e all’ultimo minuto Mazzola venne atterrato mentre si dirigeva verso la porta: l’arbitro decise quindi per il rigore, trasformato in gol da Menti. La partita finì 4-3 per i portoghesi.

Al rientro da Lisbona, il 4 maggio 1949, l’aeroplano che trasportava la squadra trovò una fitta nebbia che avvolgeva Torino e le colline circostanti. Alle ore 17:05, fuori rotta per l’assenza di visibilità, l’aeroplano si schiantò contro i muraglioni di sostegno del giardino posto sul retro della Basilica di Superga. 

L’impatto causò la morte istantanea di tutte le trentuno persone di bordo, fra calciatori, staff tecnico giornalisti ed equipaggio. Per la fama della squadra, la tragedia ebbe una grande risonanza sulla stampa mondiale, oltre che in Italia. Il 5 maggio 1949 tutta Italia si risveglia avvolta in un lutto e in un dolore insostenibile. Un’intera squadra, quella che era stata forse la più forte di sempre, sconfitta soltanto dal fato, aveva perso la vita nella tragedia aerea di Superga dopo quella disgraziata amichevole giocata a Lisbona decisa all’ultimo, con un cambio di programma. Il giorno dei funerali quasi un milione di persone scesero in piazza a Torino per dare l’ultimo saluto alla squadra.

Il Toro schierò, per finire il campionato, la formazione giovanile e vinse tutte e quattro le partite rimanenti contro i pari-età mandati in campo dagli avversari in segno di rispetto (Genoa, Palermo, Sampdoria e Fiorentina); il Torino venne proclamato vincitore del campionato dal presidente della Federcalcio Ottorino Barassi. 

Lo shock fu tale che l’anno seguente la Nazionale italiana decise di recarsi ai Mondiali in Brasile con un viaggio di 2 settimane attraverso una nave (grande abbastanza per far allenare la squadra), anziché usare l’aereo il cui viaggio sarebbe durato molto meno (35 ore). 

Il 26 maggio 1949 il presidente del River Plate decise di organizzare un’amichevole tra la squadra di Buenos Aires ed una selezione di stelle del calcio italiano provenienti da Juventus, Milan, Inter, Novara e Fiorentina chiamata “Torino Simbolo”. L’undici titolari in maglia granata era composto da:

(Juventus), Manente (Juventus), Furiassi (Fiorentina), Annovazzi (Milan), Giovannini (Inter), Achilli (Inter), Nyers (Inter), Boniperti (Juventus), Nordhal (Milan), Hansen (Juventus), Ferraris (ex giocatore del Grande Torino passato al Novara nel 1948). Il River Plate scese in campo con una formazione che vantava alcuni fuoriclasse: Carrizo, Vaghi, Soria, Yacono, Rossi, Ramon, De Cicco, Col, Di Stefano, Labruna, Loustau. La partita terminò 2 a 2: andarono a segno Nyers e Annovazzi per il Torino Simbolo mentre Labruna e Di Stefano per gli argentini.

La squadra del grande Torino verrà sempre ricordata come una delle più grandi formazioni della storia.