Proibire gli stupefacenti? Un’ottima idea o forse no…

di Federico Boiocchi, 4G liceo Volta Milano

E’ innegabile. Le sostanze stupefacenti hanno causato e continuano a causare morti e dipendenza,  ma siamo sicuri che la  soluzione a questo problema sia il proibizionismo?

La storia ci ha dimostrato più volte che il proibizionismo ha creato solo danni, portando a  situazioni peggiori rispetto a quelle che intendeva combattere; difatti, alimentando politiche di questo tipo, i governi non fanno altro che proteggere le mafie e il narcotraffico, inasprendo i conflitti interni e incrementando il numero di vittime civili.

La soluzione sarebbe liberalizzare tutti gli stupefacenti in modo indiscriminato? Ovvio che no, il processo sarebbe in primis graduale con una progressiva depenalizzazione dei reati connessi al consumo/produzione di  stupefacenti; in secundis si  avvierebbe un iter di “farmaceutizzazione” delle sostanze, funzionale a tenere sotto controllo  la diffusione delle ultime e responsabilizzare i consumatori. Tutto ciò porterebbe ad una de-criminalizzazione  di molti consumatori che progressivamente non verrebbero più visti dalla società  come criminali ma come individui dipendenti o casi clinici da curare

Le principali argomentazioni a favore del proibizionismo spesso hanno la pretesa di essere apodittiche, ma la realtà dei fatti è ben diversa. Le previsioni che associano società deteriorate a politiche anti-proibizioniste la maggior parte delle volte non sono fondate su dati ma su retorica e populismo.  Nonostante l’opinione comune possa diffondere previsioni errate, infondate o poco precise, sono sempre e solo i dati e i modelli statistici a fare la differenza e a dare previsioni quantomeno credibili.

Sull’asse delle ascisse il drugs indicator, una particolare categoria del world index of moral freedom,  un indice che assume valori da 0 (proibizionismo) a 100 (liberalizzazione avviata) misurato per ogni paese. Nello specifico questo indicatore stima quanto è libero il commercio, il consumo e la produzione di sostanze stupefacenti in 110 paesi.

Sulle ordinate, invece, è riportato il Global peace index (sempre per 110 paesi), che misura da 0 (società pacifica) a 4 (società pericolosa) una media dei livelli di criminalità, violenza, omicidi ecc.. per ogni paese. Ogni punto  è un paese la cui posizione nel grafico è data dai rispettivi valori dei due indici (coordinate del punto).

Il grafico a dispersione mostra una leggera correlazione negativa tra i due indici, il che suggerisce che all’aumentare della tolleranza nei confronti degli stupefacenti e in presenza di politiche anti-proibizioniste, il livello di criminalità e di pericolosità di un paese scende. Al contrario, politiche a basso valore del drug indicator favoriscono situazioni di illegalità e maggiore criminalità.

In conclusione l’evidenza dei dati dimostra che proibire gli stupefacenti non sia affatto un ottima idea.

Nel grafico 1 è riportato uno studio, su base mondiale (110 paesi), di due variabili. 

I grafici sono visibili in pdf allegati all’articolo. Quello con il nome dei paesi, quello normale a dispersione e quello  con la retta di regressione.