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Come le grandi marche si battono per i diritti della comunità lgbtq+

Di Vittoria Bosh e Camilla Rondinini

I social network, da molti ritenuti soltanto fonte di distrazione e alienazione, nel corso degli anni sono stati il mezzo più diretto e efficiente per dar voce alle minoranze e per combattere i pregiudizi. Grazie ai social, ad esempio, l’attivista GayCenter e Arcigay Pietro Turano è riuscito a portare avanti la sua campagna per promuovere e salvaguardare i diritti delle persone appartenenti alla comunità lgbtq+. Nella diretta video tenutasi il giorno 5 luglio 2021, in occasione della Summer school dell’agenzia Diregiovani, il giovane ragazzo ci ha parlato non solo della sua storia ma anche del reale significato del termine attivismo.

In occasione del Pride Month, molti influencer, artisti, grandi aziende e brand hanno deciso di dedicarsi alla lotta contro la discriminazione e stigmatizzazione della comunità lgbtq+. Molte aziende come Converse, Puma, Disney, Mac Cosmetics, Lego, Coca Cola, Adidas, Levis, Calvin Klein, Dr. Martens, Apple, Sephora e North Face hanno deciso di creare collezioni a sostegno della comunità lgbtq+ reinventando i loro prodotti ispirandosi alla bandiera arcobaleno e collaborando con associazioni in tutto il mondo.

Versace, invece, ha realizzato un’intera capsule collection arcobaleno a favore di questa iniziativa, donando il ricavato delle vendite a due associazioni che si battono per la tolleranza e inclusione nel mondo: Pride Live negli Stati Uniti e Arcigay in Europa.

Divulgazione e attivismo sono dunque il binomio perfetto portato avanti da queste aziende che cercano, in modi differenti, di integrare ogni cittadino nella società, andando oltre le disuguaglianze e le solite etichette.  Perché condannare la diversità quando non si sa nemmeno quale sia la normalità?