La lotta alla mafia

Cos’è la mafia in quanto fenomeno storico e qual è la sua influenza al livello sociale?
Di Massimiliano Livan

La mafia è un fenomeno socio-culturale ed economico che ha origine nel 19 secolo, in particolare nella seconda metà dell’ottocento in Sicilia e in Calabria e successivamente anche nel settentrione e in paesi esteri.
In pochi decenni, numerose famiglie hanno preso il sopravvento- (avvalendosi del contesto politico perché L’Italia non era ancora del tutto unita, in particolar modo il Sud Italia era sotto il controllo di queste famiglie visto che i territori erano privi di un sovrano in quanto il re borbone Francesco II delle due sicilie era stato deposto nel 1861)- e un controllo quasi totale della vita dei cittadini infiltrandosi capillarmente negli organi di governo, sia al livello regionale che addirittura nazionale.
Si annoverano tra le più importanti famiglie la Camorra in Campania, ‘Ndrangheta in Calabria e in Sicilia Cosa Nostra.
Come è ben noto, negli ultimi 40-50 anni purtroppo sono state compiute numerose stragi nei confronti di uomini e donne che si sono opposti a questo male perché si rifiutavano di compiere azioni quali il pagamento del pizzo. Un caso noto a tutti può essere il giornalista Giuseppe Impastato (1948-1978), figlio di un boss mafioso che ha dato vita a Radio Aut, con sede provvisoria a Cinisi (PA) e tutt’ora in uno stabile nel capoluogo siciliano.
Lo speaker radiofonico denunciava gli atti di oltraggio da parte del capo mafioso Badalamenti, incalzando gli ascoltatori dell’emittente a contrastare la criminalità organizzata attraverso azioni quotidiane e trasmettendo loro una maggior consapevolezza della realtà.
Infatti, a causa di questa divulgazione diretta, semplice, ma scomoda, è stato freddato il 9 maggio 1978, quando il suo cadavere è stato trovato spappolato da una bomba di tritolo in una zona adiacente alla ferrovia.

 


Focus: Il ruolo centrale della mafia durante il ventennio fascista, la seconda guerra mondiale e nel Dopoguerra.

di Massimiliano Livan

Nel 1922 il fascismo prese il sopravvento in Italia.
Il Duce non si mostrò tollerante e favorevole alla potenza e alla forza di queste organizzazioni criminali; per questo motivo al prefetto Cesare Mori conferì poteri straordinari che gli consentirono di effettuare tutta una serie di repressioni brutali contro i mafiosi.
Però, nonostante ciò il suo operato non fu apprezzato del tutto poiché intervenne anche su questioni “scottanti” in quanto avrebbero messo a repentaglio l’immunità dei politici ( ciò denota il fatto che il legame -politica ha origini non molto recenti). Infatti nel 1927 Mori venne “cacciato dalla Sicilia”, tuttavia però garantendo il mandato di arresto del più ostinato boss, Don Vito Cascio Ferro. (1862-1943)
Nel 1930, il malavitoso Lucky Luciano(1897-1962) si affermò nei loschi contesti e infatti approfittò della situazione politico-economica sviluppatasi nel periodo di governo del presidente americano Roosevelt per ottenere il controllo degli appalti delle principali infrastrutture (Ferrovie, porti etc.)
Un decennio successivo, fu centrale la figura del padrino Don Calogero Vizzini, (1877-1954 =legato a Cosa Nostra) perché coordinò lo sbarco degli Americani in Sicilia e nell’arco di 39 giorni, fino al 17 agosto 1943, si strinse una collaborazione tra gli ufficiali della marina Anglo-americana e i boss malavitosi italiani.
Questi ultimi detenevano il controllo dei docks portuali( banchine dove approdano le navi) e infatti i generali alleati si rivolsero agli italiani in cambio della liberazione dei boss fatti arrestare da Mussolini.
Questa Azione portò notevoli vantaggi sia agli alleati che alle organizzazioni mafiose.
In particolare queste ultime nel dopoguerra ne giovarono particolarmente poiché durante i momenti bellici non aveva subito alcun danno economico e in virtù di ciò questo fenomeno socio-storico, la diffusione delle mafie proliferò notevolmente, traendo vantaggio dallo stato di povertà della popolazione italiana e infatti le grandi famiglie mafiose, hanno “rafforzato” l’abitudine di chiedere pizzi alle famiglie, in particolare ai commercianti e agli imprenditori in difficoltà economiche e la mancata esecuzione degli ordini impartiti, comportava oltraggi che spaziavano dall’incendio dell’esercizio commerciale sino al compiere delitti su persone care alla vittima dello strozzinaggio. Nel paragrafo successivo si va a spiegare specificatamente il comportamento e il pensiero di queste associazioni a delinquere.

 

Cos’è la mafia e come esercita la propria influenza sulla società?
di Scholastique Marie Scarfò

Il termine ”mafia” indica un’organizzazione criminale divisa in più associazioni, che si basano sull’omertà e sulla segretezza, esercitando il controllo su attività economiche illecite e sul sottogoverno diffuso soprattutto e all’origine in Sicilia.
Deriva dal termine dialettale diffuso nel meridione mafia che significa spocchia, arroganza o tracotanza.
Le mafie non sono mai esistite isolate dal contesto: le cose che le accomunano sono importanti come quelle che le differenziano e solo se le si conoscono bene si ha la possibilità di combatterle e contrastarle meglio.
Parlando della presenza della mafia soprattutto nel centro e nel sud Italia, gli antimafiosi sottolineano un dato importante: si tratta del modello di espansione della “Ndrangheta” quando si espande dal suo territorio esporta la propria struttura organizzativa e con essa anche “il metodo mafioso” ed esporta anche quel sistema relazionale attraverso cui è in grado di raggiungere pezzi di imprenditoria, libere professioni, politica e pubblica amministrazione.
Secondo gli studiosi dell’anti la Ndrangheta e Cosa nostra, dal punto di vista organizzativo, hanno delle caratteristiche in comune in particolar modo sotto il profilo degli organi di comando di vertice: Province o Crimine per la prima e Commissione per la seconda.
Molto importanti sono ritenuti i “legami di sangue” e la visione molto sbagliata del sentimento religioso perché molto spesso i malavitosi si appellano a Dio per ottenere ciò che desiderano, quindi si tratta di un rapporto con Dio falso e opportunista, in quanto legato a ragioni pratiche e a non alla vera fede predicata da Cristo.
Le mafie hanno sfruttato molto il concetto di famiglia, del suo contenuto identitario e valoriale sovrapponendo le regole della famiglia e quella della loro organizzazione per creare
un’unione di grande efficacia. Si tratta di una tradizione antica, il nuovo membro doveva giurare fedeltà alla famiglia come accade ancora oggi.
Nella famiglia di sangue si appartiene già, in quella mafiosa si entra, ma è la formula del giuramento che ha il compito di garantire il legame tra il soggetto, il gruppo criminale in cui sta per fare ingresso, e la sua famiglia di origine.

 

 

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: due giudici che hanno mollato un grosso colpo alla mafia, pagandolo con la propria vita.
di Matthew Steven Ascate Reyes

Il 1992 si ricorda come l’anno dell’uccisione di due giudici anti molto importanti per la storia italiana: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino persero la vita a circa due mesi di distanza in due terribili attentati mafiosi: la Strage di Capaci e la Strage di Via d’Amelio.
In questo articolo faremo un piccolo focus sulla vita dei due giudici .

Giovanni Falcone
Giovanni Falcone nasce a Palermo nel 1939 e dopo la laurea vince il concorso in magistratura e nello stesso anno sposa la sua prima moglie rita bonnici , da cui divorzia 14 anni dopo.
Il suo primo incarico è quello di pretore a lentini. Nel 1978 ottiene il lavoro all’ufficio istruzione sotto la guida di Chinnici affiancato da Paolo Borsellino.
Nel 180 gli vengono affidate le indagini contro Rosario Spatola, grazie alle quali scopre il quadro dell’organizzazione criminale Cosa Nostra.

Paolo Borsellino
Paolo Borsellino nasce nel 1940 a Palermo. Si laurea nel 1962, ma non esercita fino al momento in cui non si laurea la sorella, farmacista, gestendo nel frattempo la farmacia paterna.
Nel 1963 partecipa al concorso per entrare in magistratura, diventando così il più giovane magistrato d’Italia. Il suo primo incarico è al tribunale di Enna nella sezione civile. Nel 1967 viene nominato pretore, ed è in questo momento che inizia a conoscere la mafia.

Il 23 dicembre 1968 sposa Agnese Piraino leto. Nel 1975 viene trasferito a Palermo dove entra nell’ufficio istruzioni affari penali sotto la guida di chinnici
Nel febbraio 1980 Borsellino fa arrestare i primi sei mafiosi: tra questi, Giulio Di Carlo e Andrea Di Carlo. Il 4 maggio 1980 Emanuele Basile viene assassinato ed è decisa l’assegnazione di una scorta alla famiglia Borsellino.


IL POOL ANTIMAFIA : SQUADRA DI MAGISTRATI CHE HANNO AGITO CONCRETAMENTE
di Mattew Steven Ascate Reyes

Viene fondato il pool antimafia, una squadra di magistrati contro la criminalità organizzata, formata da Falcone, Borsellino e dai giudici Lello e Guarnotta.
Nasce dall’esigenza di unire l’istituzione composta da giudici che combattono contro la mafia , ma individualmente; nel pool si agisce insieme. L’arresto di Tommaso Buscetta dà una svolta epocale alla lotta contro la , perché decide di diventare collaboratore di Giustizia e descrive in modo dettagliato la struttura della .
Il suo interrogatorio inizia a Roma nel luglio 1984 e aiuta molto nelle indagini contro Cosa Nostra
La fine del pool anti
Nel 1987 Caponnetto decide di ritirarsi per ragioni di salute. Nel dicembre 1986 anche Borsellino chiede e ottiene la nomina a Procuratore della Repubblica a Marsala.
Al posto di Caponnetto viene nominato Antonino Meli, preferito al giudice Falcone.
Questo innesca amare polemiche, e viene interpretata come una possibile rottura dell’azione investigativa. Non solo: la scelta rende Falcone un bersaglio molto più facile per la mafia .
Alla scelta si oppone anche Borsellino, con dubbi e perplessità che gli fanno rischiare un provvedimento disciplinare.
Il 14 settembre Antonino Meli viene nominato capo del pool; Borsellino torna a Marsala, dove riprende a lavorare alacremente insieme a giovani magistrati, alcuni di prima nomina come Diego Cavaliero. Falcone va a Roma come direttore degli affari penali e preme per l’istituzione della Superprocura. Borsellino decide di tornare a Palermo nel ’91 diventando Procuratore aggiunto.
Meli non si dimostra all’altezza in alcune situazioni e i giudici Di Lello e Conte si dimettono per protesta. Nell’autunno del 1988 il pool antimafia viene sciolto.


Per concludere questo Dossier, si potrebbe analizzare il tema da un punto di vista più leggero, ma non superficiale e meno importante; ossia, come si potrebbero sensibilizzare i giovani a tematiche così delicate e attuali?
di Massimiliano Livan

Purtroppo fino a 40/50 anni fa, non si prestava molta attenzione alla divulgazione del fenomeno, a parte comunicare ai tg/ radio/giornali, eventi tragici. Al giorno d’oggi è fondamentale che di se ne parli soprattutto ai giovani e non lo si deve fare attraverso luoghi comuni o frasi fatte, bensì andare a creare una comunicazione semplice e diretta, ma non banale, attraverso la pubblicazione di contenuti (su Instagram)“in pillole” che in qualche modo vadano a trattare una specifica macrotematica con interviste, informazioni essenziali, senza rinunciare alla qualità dei contenuti, alla serietà e alla complessità dell’argomento trattato.
Per quanto riguarda la divulgazione agli adulti, sui social per i “boomers”, come youtube e facebook, è possibile caricare contenuti più sostanziosi e di valore, non per il motivo che i giovani siano inetti e incapaci di comprendere, ma per il semplice e banale motivo che si ha una maggiore comprensione della realtà e delle sue sfumature.
A parte ciò, questo compito deve essere principalmente svolto dai genitori e dalla scuola; in particolare in qualità di istituzione, dovrebbe in qualche modo incentivare i ragazzi ad un’alfabetizzazione sulla , ossia attraverso organizzazione di incontri, visite in particolari luoghi.
Ad esempio nel 2017, nelle principali città italiane, sono stati esposti nelle piazze i resti della Quarto Savona Quindici, vettura in cui hanno perso la vita Falcone e la sua scorta nella deflagrazione del 23 maggio 1992.
Con questa occasione, i cittadini hanno potuto apprezzare ed osservare con i propri occhi il dramma consumatosi qualche decennio fa e pertanto le scuole ne “hanno approfittato” per far loro riconoscere il valore di un evento che ha segnato la storia d’Italia e che con il corso del tempo ad una riduzione del dominio della grazie alle operazioni di cattura svoltesi con la collaborazione tra le forze dell’ordine.
In questo contesto, spicca l’associazione “Libera, numeri e associazioni contro le mafie ”, fondata da Don Luigi Ciotti, che dal 1996 si occupa in maniera decisamente concreta di organizzare mirati incontri e manifestazioni pubbliche, ma soprattutto tutela le vittime di offrendo loro una tutela psicologica e legale. Su concessione dello stato, vengono gestiti e amministrati i beni confiscati che vengono impiegati con finalità sociali quali organizzazioni di attività di volontariato, mirate sempre allo stesso obiettivo, ma anche ad altre tematiche come la tutela dell’ambiente, quindi si può parlare di lotte intersezionali ove varie associazioni no profit collaborano sinergicamente per uno stesso obiettivo.
Nonostante l’incombenza e l’infiltrazione capillare delle associazioni a delinquere, fortunatamente la mafia, come diceva il giudice Falcone, la mafia è un fenomeno umano, che ha un inizio e una fine, quindi senza il rischio di ritorsioni, si può dire che non è eterna.