Attivismo: Virtù Virtuale?

L’attivismo è un’attività finalizzata a produrre un cambiamento sociale o politico ed è spesso intesa anche come sinonimo di protesta o dissenso. Cosa, fra le file delle più giovani leve, ispira la partecipazione?

Le giovani generazioni sono state per anni laboratorio di militanza, esempio di attivismo e innesco per affrontare temi fondamentali nella vita sociale e politica del paese.

Oggi come si pongono davanti al dibattito sul futuro? Che idea di città hanno, alla vigilia di importanti elezioni amministrative?

E se qualcuno si autoesclude, di chi è la responsabilità: è colpa di chi non si esprime o delle attuali classi dirigenti che non ascoltano le istanze di quella generazione e impongono altre priorità?

Ciò che dovremmo capire è che un fenomeno polarizzante e controverso per via delle fake news, come i social media, rappresentano il canale di sensibilizzazione e reclutamento più importante della Gen Z (e fra qualche anno della Gen Alfa).

Da Fridays for Future a Black Lives Matter, le cause per cui si battono gli attivisti di oggi spesso partono dal web e solo poi esplodono offline. La nuova generazione ha riscoperto la lotta per i diritti civili e sociali proprio sulla rete dando vita a movimenti, gruppi e piccole rivoluzioni locali, che stanno già cambiando le cose. Se solo qualche anno fa la potenza del cambiamento si nascondeva dietro un hashtag di Twitter ora passa da un reel di Instagram o esplode su TikTok. Fra gli attivisti di internet c’è chi tramite la rete raggiunge ogni angolo del globo, o coloro che, invece, in rete finisce proprio grazie alle proprie azioni.

Insomma, dalla crisi climatica, fino ai diritti delle minoranze lgbtq+, alla lotta al razzismo e alle attività puramente politiche, l’attivismo dell’ultimo decennio incrocia più generazioni impattando i Millennial e coinvolgendo la Gen Z.

Nel web oggi tutto trova il suo punto di partenza. Non è un caso, infatti, che spesso ci si batta proprio per nuovi diritti digitali, dalla libertà di espressione online alla regolamentazione dell’hate speech. Nel mondo di domani, quindi, le battaglie sociali vedranno un confine fra online e offline sempre più labile.

Miriam Princiotta