Futuro: quanto spaventa i giovani?

“Parlare di futuro alla nostra età, credo si traduca quasi per tutti nelle stesse considerazioni.  “Chi voglio diventare?”, “Quanto le mie scelte sono all’altezza delle aspettative di chi ho intorno?”, “Ma infondo, so davvero chi sono?”.

Ogni strada, se pur percorribile, sembra sempre mancare di qualcosa, e ci si ritrova quindi al punto di partenza. L’adolescenza è un intreccio di emozioni molto difficile da sciogliere. Si fatica tanto per costruirsi un’identità, ma al momento di capire chi davvero si stia diventando, in pochi sono provvisti di una risposta coerente con sé stessi. La verità che ho compreso è che verità non esiste, se non quella che passo dopo passo sarò io a definire.  L’io che sono oggi è diverso dal mio io di  domani più per il percorso che per la meta. Noi giovani vogliamo risposte alle nostre domande qui e subito, ma le troveremo negli errori, nei traguardi, negli sbagli che commetteremo fra 10,20 o 30 anni. La nostra generazione si è sviluppata sulla convinzione che per fare davvero qualcosa di questi tempi, bisogna agire, spostarsi, partire. E allora si, partiamo, impariamo, sbagliamo, per poi tornare da dove siamo partiti, per dare un nome al nostro io tornato dal viaggio. È li che i nostri sogni prendono vita, lì dove non ci è mancato il coraggio di guardarci dentro. Il futuro è la paura dell’incerto che ci spinge alla ricerca di risposte. È il fallimento che ci spaventa, la paura di guardarci un domani per scoprirci delusi di noi stessi e vedere in noi quello che temevamo di diventare, ed è per questo che fallire, tentare, sbagliare ha un senso. Il sottile confine tra presente e futuro è la strada, quella che ci lasciamo alle spalle, quella che stiamo percorrendo, ma soprattutto quella ci aspetta; non bisogna aver paura di percorrerla, perché le risposte sono ad aspettarci lungo il cammino.”

Marco Giacomo Giammaria, Liceo ‘Giulio Cesare’, Roma