Yaya – Il racconto breve inedito di Luca Cerini

In Africa, più precisamente in Gambia, vive un ragazzino di nome Yaya. 

Il suo è un piccolo villaggio in condizioni di degrado. Le poche cose che gli appartengono sono una baracca, dove vive con i suoi genitori, e un piccolo fiume per servirsi dell’acqua.

Yaya frequenta una scuola nel villaggio che frequenta molto volentieri, dove va anche per incontrarsi con il suo miglior compagno, Bembà. Lui studia sognando di diventare un meccanico. Tutte le mattine Bembà passa a prendere Yaya e vanno a scuola insieme.

Una mattina però Bembà avvisa Yaya di un suo ritardo per andare a scuola. Alla notizia, Yaya, molto spaventato, si veste subito e parte. In Africa c’è la dittatura e la polizia ha il compito di picchiare violentemente tutti gli studenti che arrivano tardi, anche per pochi minuti. Quando capita, i poliziotti li legano mani e piedi ad un tavolo e iniziano a colpire forte con un bastone. 

Yaya, oltre ad essere spaventato per cercare di arrivare in orario, lo è anche per il suo amico perché la polizia lo avrebbe sicuramente picchiato. Bembà arriva a scuola tardi ma, subito dopo, decide di scappare per salvarsi dall’attacco della polizia. Sfortunatamente, dopo qualche minuto, la polizia lo trova e inizia a picchiarlo violentemente, fino a farlo morire. 

Yaya alla notizia è disperato, passa una notte fuori casa da un amico e la mattina seguente parte per il Senegal dove rimane per tre mesi, quasi per allontanarsi da quel dolore.

Passato quel tempo si trasferisce in Nigeria e, infine, in Libano. Lì conosce un ragazzo del posto che gli propone di andare in Italia. Il viaggio è  costoso, ma Yaya decide di mettere da parte i soldi necessari lavorando in un panificio. Passati altri mesi, riesce ad arrivare alla cifra necessaria per partire, così si imbarca per un viaggio disperato verso l’Italia su un gommone. 

Il viaggio dura 3 giorni; nel gommone c’erano 80 anime ed in maggioranza donne.

Yaya aveva paura e sentiva molto freddo, viaggiava con un piede nel gommone e l’altro nell’acqua perché non c’era spazio per tutti. Nell’ultimo giorno di viaggio, ha rischiato di morire a causa della stanchezza del conducente e per la mancanza di forze per guidare. Erano tutti nel panico, anche perché continuava ad entrare acqua nel gommone. Terribili erano le grida di disperazione e i lamenti di tutti i migranti che supplicavano il conducente di resistere e di non abbandonare la guida. Dopo qualche ora, passata nella disperazione più totale con la paura di morire, si intravide all’orizzonte un elicottero italiano che li portò in salvo tutti. Un vero salvataggio di massa.

Yaya scese dal gommone molto affamato perché le scorte di cibo che aveva con lui erano finite già il primo giorno di viaggio. I volontari lo portarono nel padiglione per essere sfamato e curato. 

Dopo un anno da questa storia, Yaya continua a studiare per portare avanti  il suo sogno di diventare meccanico. A volte, avverte la nostalgia del suo Paese, dei suoi genitori, ma è talmente forte la sua voglia di cambiare vita  da farlo andare oltre quel senso di malinconia. E’ grato di aver trovato una piccola città del nord che lo ha accolto e amato fin da subito, facendolo sentire un paesano. Gli piacerebbe essere cittadino italiano, lo farebbe sentire più al sicuro dalla tremenda paura di dover rimpatriare, che significherebbe una morte certa.

Yaya è un ragazzo come tanti suoi coetanei, con una vita in salita, ma con tanta ambizione e determinazione per costruirsi un futuro dignitoso.

Yaya, un sognatore ad occhi aperti.