Non chiamatelo maltempo

foto di Francesca Prudenza e Giovanna Borrelli

Nella giornata del 21 ottobre 2021, si è tenuta la conferenza dal titolo “Non chiamatelo maltempo”. Il nostro Istituto “R. Mattioli” ha accolto Angelo Marzella, geologo impegnato nella protezione civile, nel campo delle scienze geologiche e dello studio del territorio.

L’incontro è iniziato con una riflessione sul rapporto tra esistenza umana ed esistenza del nostro pianeta. L’attività dell’uomo può essere definita insignificante in quanto consiste in un ristretto arco temporale: basti pensare che l’era dei dinosauri terminò 200 milioni di anni fa, mentre la comparsa dell’uomo sulla Terra è datata 200.000 anni fa circa. Pertanto, è sconvolgente quanto la presenza dell’uomo sul nostro pianeta ne abbia influito le dinamiche, riuscendo a cambiarle fino a raggiungere le condizioni climatiche ed ambientali attuali. Tutto è avvenuto in un lasso di tempo incredibilmente breve: secondo alcuni studi, entro il 2100 raggiungeremo un aumento di temperatura pari a 4,2 C, un dato decisamente allarmante.

L’INNALZAMENTO DELLE TEMPERATURE

Anche l’Abruzzo, in particolare la catena montuosa del Gran Sasso, può testimoniare gli effetti deleteri dell’innalzamento esponenziale delle temperature. Sono state proiettate delle immagini del ghiacciaio del Calderone, scattate a 100 anni di distanza, quando la cima era ancora ricoperta quasi interamente da neve e ghiaccio. Ad oggi, gran parte dei ghiacci sono spariti e la situazione non è diversa per quanto riguarda il resto del globo. Nel 2015 l’ONU ha tenuto una conferenza a Parigi a proposito di questa tematica con lo scopo di stabilire misure di prevenzione e stipulare un accordo internazionale sul comportamento da seguire per poter abbassare la temperatura di almeno 1,5 C. Se i paesi rispettassero queste norme stabilite in comune assemblea, potrebbe esserci ancora speranza di successo.

UN MOMENTO INTERATTIVO

foto di Francesca Prudenza e Giovanna Borrelli

A questo punto della visita, dopo una breve spiegazione del valore della figura professionale del geologo, Manzella ha chiamato 6 ragazzi tra i presenti per poter rappresentare 3 governi differenti. Ha chiesto loro di provare a pensare a delle soluzioni per poter migliorare un’area urbana situata nel mezzo della natura, danneggiata dalla presenza insidiosa dell’uomo. Le proposte sono state molteplici e tutte particolarmente efficienti, come l’uso di mezzi agricoli alimentati con bio carburante, riconversione delle industrie, coltivazione industrializzata ed infrastrutture verdi volte al funzionamento della mobilità sostenibile, poco nociva e sicuramente più sicura.

Motivo di interesse dei ragazzi è stato apprendere il significato di dissesto idrogeologico, causa principale delle frane del terreno, dovuto a motivi naturali, come la conformazione morfologica del terreno, ed artificiali, come l’azione dell’uomo e la costruzione di strutture su questi terreni. Prima di edificare, è necessaria una profonda conoscenza del territorio limitrofo così da poter assicurare un progetto a norma e soprattutto funzionale nel tempo. La frana del 2010 a Maierato, in Calabria, è un perfetto esempio di errata gestione del terreno e soprattutto dell’emergenza. Evidenti sono stati i problemi di organizzazione e contenimento del fenomeno. Anche Vasto venne segnata da un disastro ambientale che culminò con il cedimento del terreno sottostante le mura del centro storico, a seguito di una ingente nevicata nel 1956.

IL GEOLOGO

Sono eventi come questi che dovrebbero spingerci a conoscere e scoprire la nostra realtà così da essere sempre pronti ad ogni evenienza. Non possiamo conoscere ciò che avverrà, ma possiamo certamente farci trovare preparati, ed è per questo che la prevenzione di fenomeni inaspettati come quelli in precedenza citati è fondamentale.

È proprio questo il ruolo del geologo, educare la popolazione alla prevenzione e alla gestione di emergenze, così da contenere i danni e gestire qualsiasi difficoltà ci porrà la natura nel tempo.

di Nicole Cinquina