Squid game: un’economia disastrosa

La Corea del Sud si sta facendo sempre più conoscere a livello mondiale. Ha iniziato, nel 2012, con “Gangnam Style” di Psy , e continua a farsi strada non solo attraverso la musica, ma anche grazie a film, come “Parasite”, che ha ottenuto 6 candidature e vinto tre Premi Oscar, insieme a tanti altri riconoscimenti, nel 2020,  e serie TV come “Squid Game”, serie televisiva con più visualizzazioni al mondo. È proprio “Squid Game” la “novità” coreana che ha lasciato a bocca aperta milioni di italiani e non solo. È una serie uscita su Netflix il 17 settembre 2021, che tocca svariati argomenti di attualità.

L’ECONOMIA

La storia è incentrata su un gruppo di individui con gravi problemi economici, disposti a qualunque cosa pur di migliorare la propria condizione sociale, tanto da partecipare a giochi che portano alla morte. Infatti, la Corea del Sud è oggi lo stato asiatico con la peggiore disparità di reddito. Il paese soffre di una disoccupazione giovanile altissima, a questo si aggiunge una elevata pressione sociale. Non è un caso che sia uno dei più grandi mercati di criptovalute al mondo. Questo è appunto il messaggio che ci vuole far passare il regista Hwang Dong Hyuk: “Volevo scrivere una storia che fosse un’allegoria o una favola sulla moderna società capitalista, qualcosa che descrivesse una competizione estrema, un po’ come la competizione estrema della vita. Ma volevo che utilizzasse il tipo di personaggio che abbiamo tutti incontrato nella vita reale”.

UNA SERIE REALISTICA

Squid Game, oltre ad essere la storia di un gioco mortale, ha messaggi alquanto profondi. La direttrice artistica, Chae Kyung Sun, afferma che i personaggi venivano letti come persone che erano state abbandonate, ognuna con un bagaglio psico-fisico e metaforico.

Prima dell’inizio del gioco, gli spettatori vedono i partecipanti svegliarsi in file di letti uniformi nel design ma diversa altezza . Anche il materiale è stato concepito con cura. “Pensavo a loro come persone che non avevano un posto dove andare. Quindi, ho usato il materiale che usano per i tunnel. Poiché la società moderna è una competizione costante, per salire la scala, abbiamo pensato di ritrarla nel design del letto”. Piuttosto che intenderli come persone, i concorrenti vengono ritratti come oggetti accatastati sugli scaffali del magazzino.

I GIOCHI

Nella serie ci sono molteplici significati nascosti, ad esempio, le figure geometriche sulle maschere delle guardie: cerchio,  triangolo, quadrato. Nell’alfabeto coreano significano rispettivamente “o”, “j” e “m”, sigla di “ojingeo geim”, ovvero “gioco del calamaro”, titolo della serie. Molti amanti del programma non hanno potuto non notare che i giochi che i concorrenti  dovranno affrontare  vengono mostrati sulle pareti dell’edificio dove si trovano, all’inizio e alla fine dello spettacolo.

Oltre a questi giochi, c’è anche il “ddakji”, ovvero il primo gioco al di fuori dell’edificio, con il quale la storia si apre. Il ddakji è un gioco tradizionale coreano giocato con tessere di carta piegata, il suo scopo è colpire la tessera dell’avversario cercando di farla capovolgere.

In Squid Game le tessere sono di due colori: rosso e blu. Il regista ha rivelato che i colori selezionati sono legati ad una leggenda metropolitana, che parla di uno spirito mascherato che appare nei bagni e offre agli occupanti la scelta della carta igienica rossa o blu. In realtà è un trabocchetto, infatti entrambe le scelte portano ad una morte dolorosa.

Il regista non ha preso ispirazione dalla realtà solo riguardo i giochi scelti, ma anche per la terrificante bambola del primo episodio che annienta un gran numero di giocatori durante l’“Uno,due,Tre, stella”. Infatti la bambola appartiene ad un villaggio nella contea di Jincheon a Chungcheongbok-do, visitabile all’ingresso di un museo per carrozze chiamato Macha Land.

DURO LAVORO

Bisogna riconoscere il duro lavoro di Hwang Dong Hyuk per aver messo su questa storia ricca di significati e per non essersi arreso alle prime difficoltà.  “Abbiamo sentito che la serie era troppo strana e irrealistica – afferma il regista- Siamo stati respinti da tutti i potenziali investitori e attori. Dieci anni dopo, tuttavia, il divario tra ricchi e poveri ha iniziato a diventare ancora maggiore. Anche l’idea di avere successo con il denaro veloce è diventata più idealizzata. La combinazione di entrambi e la sinergia che si è creata tra i due è ciò che ha dato vita a questa produzione”.

di Giovanna Borrelli