Violenza di genere 2.0

Con l’evoluzione del mondo digitale e della società tecnologica si sono sviluppate anche  forme diverse  di violenza con cui le vittime sono perseguitate, non solo nel mondo reale ma anche in quello online.

Tra le forme di violenza online più diffuse sicuramente la più dibattuta è il cyberbullismo, termine con cui, a volte, si fa riferimento ad ogni forma di odio online.

In realtà l’odio online, come quello nella realtà, ha diverse origini, forme e bersagli: uno, purtroppo, ancora molto diffuso è l’odio, anzi la violenza online contro le donne.

Questa forma di violenza si può manifestare come doxxing, che in senso stretto avviene nel momento in cui vengono pubblicati documenti, immagini o dati di una persona senza il suo consenso, ma, in senso più ampio, avviene anche quando vengono pubblicati post o commenti con l’unico intento di denigrare la figura femminile.

In quest’ultimo caso vengono prese di mira donne che appartengono a minoranze sociali, etniche,di diverso orientamento sessuale o disabili. Fra i casi più scandalosi e più “celebri” è la vicenda di Diane Abbot, deputata inglese, insultata e denigrata sui social solo perché di origini giamaicane e solo perché donna.

Non tutte queste violenze, però, sono considerate reati ma hanno un impatto devastante sui diritti e sulla libertà delle donne.

Oltre agli insulti e alle offese, sempre più diffuse sono le molestie online che inizialmente sono costituite da  commenti o immagini offensive, postate per un periodo di tempo, con lo scopo di umiliare e denigrare la vittima. In una seconda fase, queste molestie si traducono in vere e proprie minacce dirette o indirette di violenze fisiche o sessuali e sempre più spesso queste ultime si concretizzano e diventano reali.

Queste violenze, questi abusi non sono nient’altro, nella maggior parte dei casi, che l’estensione delle violenze reali.

Da un sondaggio di Ipsos Mori, commissionato da  Amnesty International, su otto Paesi quasi il 23% delle donne ha subito molestie online.

Il doxxing in più è una molestia che mira alla violazione della privacy con lo scopo di creare panico e allarme. Più del 17% delle donne ha subito una violazione della privacy. Questa forma di violenza trova il suo massimo apice di crudeltà nel revenge porn : frequentamene eseguita da un partner o un ex-partner con lo scopo di angosciare, umiliare o ricattare una donna tramite la condivisione di immagini sessuali private senza consenso. Questo tipo di violenza  mira a distruggere la vita sociale, privata e psicologica di chiunque la subisca.

In molti casi chi c’è dietro a questi abusi è noto alle vittime, come ex partner, ma in molti altri sono abusi commessi da sconosciuti.

Queste violenze mirano sempre di più a limitare la libertà di espressione delle donne, che, temendo qualche ritorsione online, decidono di abbandonare le piattaforme social. Anche così vengono messe a tacere le donne.

Come combattere questo fenomeno? Innanzitutto tramite la denuncia, l’aiuto e il sostegno delle istituzioni e della società civile a quelle donne che trovano il coraggio di denunciare e infine tramite l’arma più forte di tutte: la Cultura.

 

Suraci Francesco Pio 4C

Disegno di Federica Messina 5^ Dno