PROFESSORE PER UN GIORNO…

Sono le otto di un lunedì mattina molto fresco, e come ogni mattina mi reco a scuola dai miei alunni. Dovete sapere che oggi non è un giorno qualunque, perché il lunedì da sempre è il giorno più brutto della settimana non solo per gli alunni ma anche per i professori.

Ogni mattina prima di entrare in classe mi fermo alla macchinetta del caffè dove molto spesso incontro i miei colleghi e scambiamo qualche “chiacchiera”. Dopo aver finito il mio caffè mi reco in classe e aspetto che suoni la campanella di entrata, ma mai nessuno arriva in orario… sempre con qualche minuto di ritardo, ma io “lascio correre”.

Ovviamente i miei alunni arrivano in classe già stanchi come se fossero a scuola da sei ore; i primi dieci minuti non dico niente, mi metto seduto con il libro di storia aperto sulla cattedra e aspetto in silenzio che loro finiscano di parlare di tutto quello che hanno fatto durante il weekend; dopo dieci minuti di pausa iniziale loro sanno che devono stare in silenzio ed ascoltarmi.

Comincio facendo l’appello e dopo inizio a spiegare, perché sarebbe inutile interrogare il lunedì mattina passerei tutto il tempo a “piazzare” due a tutti, sinceramente: chi è che studia durante il weekend? Ad essere sincero non lo facevo nemmeno io quando andavo a scuola.

Quando spiego cerco di coinvolgere il più possibile i miei alunni, facendogli vedere qualche video al computer dell’argomento che sto “trattando” oppure cercando di renderli partecipi alla spiegazione, ponendo  loro delle domande sull’argomento che sto spiegando, certamente c’è sempre qualcuno che non segue la lezione, ma io cerco sempre di coinvolgerlo.

Il mio obiettivo non è avere una classe “perfetta” sarebbe troppo facile, tutti ne sarebbero capaci, il mio vero obiettivo è quello di fare capire e piacere ai miei alunni la materia che sto spiegando, anche a quelli “meno bravi” che di solito poi sono quelli che danno più soddisfazioni.

Ad esempio quando interrogo un ragazzo a cui non piace tanto studiare,  però mi accorgo che nella mia  materia è sempre attento, segue la lezione e prende dei buonissimi voti all’interrogazione, lì si che mi sento “realizzato”, perché vuol dire che ho raggiunto il mio obiettivo, cioè quello di far piacere la mia materia ad un ragazzo di  cui molti professori parlano male, è come se io mi immedesimassi  in lui; anche io da ragazzo quando andavo a scuola non amavo  molto studiare, mi ricordo che studiavo solo Storia. La cosa più difficile da fare per me, ma penso sia così per ogni professore, è quando “arriva” il momento delle interrogazioni,  perché prima di tutto  non sai mai chi devi interrogare, infatti io faccio a sorteggio, poi quando capita l’alunno che è impreparato io lo appunto  sull’agenda senza mettere voto sul registro, ma già sa che la prossima volta che ci sarò io dovrà venire volontario, sennò metterò l’impreparato.

Di solito quando interrogo faccio poche domande ma complesse, perché a me interessa che chi ripete la lezione capisca quello che dice, anche se non si ricorda qualche data, che in Storia sono importantissime, non fa niente ma basta che quando ripete ragioni e si renda conto di quello che dice.

Il mio Lunedì “infernale” può continuare, dopo “l’ostacolo” della prima ora mi sento più sereno e tranquillo e sono pronto ad affrontare “con il mio libro di storia” i miei alunni.

Andrea Nizeti 4AL