Covid-19: pandemia o sindemia?

L’epidemia di Covid-19 è stata considerata, sin da subito, una “pandemia” (epidemia su scala mondiale), ma date le devastanti ed eclettiche conseguenze scaturite da essa, le si può conferire il titolo di “sindemia”,termine che può considerarsi una crasi, una fusione delle parole quali: epidemia, sinergia, pandemia, endemia; un insieme di problemi sociali, civili, politici, economici e salutari causati dalla diffusione di una o più malattie o virus in genere (come nel caso del COVID-19 e delle sue numerose varianti).
Nella sindemia agiscono, oltre al virus in sé ed alle sue  varianti, le condizioni economiche e sociali oltre alle malattie non trasmissibili come i tumori, le patologie cardiovascolari, il diabete.
Tutti questi fattori agenti simultaneamente sono cagioni di un aumento della suscettibilità di ciascun individuo, peggiorandone la  salute.

Trattare il COVID-19 in qualità di sindemia significa non concentrare il sistema preventivo e riparatorio esclusivamente sulla campagna di vaccinazione quindi sull’immunità di gregge, bensì stipulare un programma al fine di combattere la disparità sociali e garantire ad ogni individuo l’accesso alle cure.

Anche  Brusaffero, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, la definisce una sindemia a carattere “glocale” e globale; dunque, il problema deve essere risolto non solo in una città o  in una nazione ma in tutto il mondo ed al più presto. 

Gli effetti più devastanti della sindemia sono quelli che si riversano sui malati cronici per i quali il tasso di mortalità è aumentato notevolmente. L’aumento non è da meno tra le persone che occupano le più basse posizioni sociali, poiché malnutrite, con igiene precaria e malattie portate proprio dall’estrema povertà.

Le  malattie in questione,  infettive   croniche, richiedono una prima linea di difesa efficiente, in grado di mettere in atto interventi preventivi, di riconoscere tempestivamente i casi al fine di evitare  aggravamenti e complicazioni. 

Affinché il piano si concretizzi, vi è la necessità di un’assistenza territoriale attrezzata, con relativi servizi di prevenzione (quest’ultima, negli anni, è venuta progressivamente a mancare).  L’assenza di un filtro territoriale che identifichi i casi ed i relativi contatti, ha causato panico tra i pazienti  e  il collasso degli ospedali.

Gestendo la situazione attuale e compiendo un giusto sistema simultaneo di cure, riusciremo un giorno a sconfiggere la sindemia?

 

di Sara M.G. D’Annunzio